D’ALEMA E BERSANI CONTRO RENZI SU TASSE, DISCIPLINA DI PARTITO E VERDINI
“NON SI INSULTA LA MINORANZA, LE CRITICHE VANNO APPREZZATE”
Bersani e D’Alema a tenaglia su Renzi. È un attacco congiunto quello dei due esponenti della sinistra Pd al segretario del partito e presidente del Consiglio.
Parla prima l’ex segretario Pd Bersani, ospite di Omnibus su La7, che mette in discussione sia la disciplina di partito sulle riforme costituzionali, sia l’idea, apparsa sulla stampa, di un ingresso dei verdiniani nella maggioranza.
Mentre D’Alema bacchetta l’attuale premier sull’intenzione di abbassare le tasse, e in particolare di abolire dell’Imu, per i redditi più alti.
“Con me (Renzi, ndr) può fare quel che vuole ma quegli altri, come Speranza o Cuperlo, non deve trattarli come ‘musi lunghi’ perchè quelle sono persone che cercano di tenere nel Pd gente a disagio. Persone così – avverte Bersani, ospite di Omnibus su La7 – non si insultano. Anzi, li si apprezza”.
Siccome, argomenta ancora, “il Pd è l’unica carta che il Paese ha, non mi piacciono queste continue battute. Renzi – scandisce Bersani – deve rispettare chi la pensa diversamente, gente che cerca di tenere nel Pd chi nutre un disagio”.
Sulle riforme costituzionali, Bersani dice che “c’è la Costituzione che parla chiaro e quindi non c’è alcuna ‘disciplina’ da invocare”.
L’ex segretario Pd torna a ribadire che “c’è una cosa che non va tra riforma e legge elettorale: tutto è costruito per una persona, che oggi è Renzi e domani non so chi potrà essere temo peggio di Renzi. Questo non va bene e se un gruppo di senatori propone correzioni non credo possibile invocare la disciplina. Su questi temi – rivendica – bisogna convincersi e camnbiare un pò. Se poi si cerca Verdini, allora – avverte – si crea un problema di portata maggiore. E mi fermo lì”.
E a proposito delle possibili convergenze con i forzisti leali al Nazareno, Bersani liquida tagliente l’ipotesi: “Ho letto l’intervista di un senatore, D’Anna, che i giornalisti definiscono cosentiniano. Ecco, diceva cose tipo ‘facciamo il partito riformista con il Pd e buttiamo fuori al sinsitra’. Ora, mi aspettavo che dopo due nanosecondi arrivasse dal Nazareno una replica sobria tipo ‘ha parlato un ubriaco’, invece… E’ io – aggiunge – aspetto un cosentiniano che mi dice che devo andare fuori? Ma un intruso sono io che lo butto fuori”.
Proseguendo sul filo delle considerazioni puntute riservate dal segretario alla minoranza Dem nel corso della Assemblea nazionale della scorsa settimana, Bersani puntualizza che “io ricordo quando vincevamo, da Treviso a Catania, altro che quando si perdeva. La mia preoccupazione è che un pezzo di militanti e di elettori non è convinto e quindi c’è l’esigenza di rappresentare un disagio sul lato sinistro del partito”.
A proposito di democrazia interna, Bersani si rivolge direttamente al suo successore: “Matteo, ti ricordi sì di quando un segretario del Pd fece cambiare lo Statuto per far concorrere uno che lo voleva rottamare? Perchè lo fece? Per il Pd, perchè capiva – incalza – che poteva succedere qualche rottura e che il disagio invece va rappresentato”.
Ecco allora che “anche io feci le primarie, con Franceschini e Marino, e il giorno dopo l’uno diventò capogruopo e l’altro nel lo tenni nel gruppo dirigente del partito perchè un segretario – è l’ulteriore stoccata – deve tenere la sintesi: non è una concessione ma un dovere, un’esigenza”.
D’Alema invece parlato ad Agorà Estate su Raitre di “obiettivo giusto” riferendosi agli annunci di Renzi sulla riduzione delle tasse: “Ridurre le tasse è un obiettivo giusto, noi lo facemmo. I dati dell’Istat dimostrano che durante il mio governo furono ridotte dell’1,8%. Quindi, non è una novità in assoluto che la sinistra possa ridurre le tasse. Ora si tratta di vedere quali sono le priorità “.
Così Massimo D’Alema, in un’intervista ad Agorà Estate su Raitre.
“La priorità – prosegue l’ex premier – è ridurre la tassazione che grava sulle famiglie più povere e i lavoratori, perchè il sistema fiscale deve corrispondere, secondo la Costituzione, a un principio di equità sociale e di proporzionalità al reddito. Quindi, non si parte levando le tasse ai più ricchi ma ai più poveri”.
“Se si pensasse di ridurre le tasse aumentando il debito pubblico sarebbe una misura discutibile – aggiunge D’Alema – perchè sostanzialmente è come se ci dividessimo i soldi dei nostri figli. Immagino, però, che il governo non voglia pensare a una cosa di questo genere. Renzi ha annunciato tutto nel corso dei prossimi 3 anni, si tratta di una manovra di 50 miliardi e di capire da dove cominciare”.
(da “Huffingtonpost”)
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