DEF, LE NUOVE STIME: DAL 2021 DEBITO IN CALO E RIMBALZO DEL PIL TRA IL 4 E IL 6 PER CENTO
IN AUTUNNO SI PUNTA A UN INTERVENTO DA 25-30 MILIARDI, LA META’ GARANTITO DAL RECOVERY
Riduzione del debito, deficit contenuto intorno al 5-6 per cento del Pil, rimbalzo del Pil intorno al 4-6 per cento. Sono queste le prime cifre del 2021, ancora sotto stretta valutazione, che il Tesoro si avvia a presentare nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza attesa per il 27 settembre.
Il debito di quest’anno, fissato dal Def di aprile scorso in pieno Covid a quota 155,7 dovrebbe crescere in modo contenuto, nonostante la crisi, a quota 158-159 per cento del Pil.
Mentre la caduta del prodotto interno lordo di quest’anno dovrebbe fermarsi intorno all’ 8-9 per cento (rispetto al -8 previsto nella primavera scorsa). Una sostanziale tenuta resa possibile anche dall’ingente quantità di risorse, pari a circa 100 miliardi erogate all’economia con i tre decreti anti-Covid.
L’operazione Nadef, che fissa le linee guida per la presentazione della legge di Bilancio, quest’anno è segnata dall’accesso alle risorse per il Recovery Fund europeo cui dovrà essere legata a doppio filo. Come lo saranno anche i controlli da parte della Commissione previsti per i prossimi anni che considereranno insieme budget e avanzamenti dei progetti.
Le prime indicazioni sono di mettere in campo una “manovra”, ma sarebbe meglio dire un intervento a favore dell’economia, di 25-30 miliardi. Di questi circa 10-15 miliardi sarebbero “caricati” sul Recovery fund: soprattutto investimenti del ministero dei Trasporti e dello Sviluppo, partite di spesa da finanziare o già previste (sostituendo la copertura attuale con i fondi europei).
Operazione che si potrà fare solo su una serie di misure compatibili con la dottrina della Commissione che impone le “condizioni” di digitale e green. Secondo quanto si apprende al Recovery potranno essere attribuite Industria 4.0 (3 miliardi); superbonus ecologico al 110 per cento (2 miliardi), decontribuzione per il Sud (5 miliardi). Il tutto, insieme ad altre partite minori, per 10 miliardi cui andranno aggiunti i 5 miliardi che serviranno per un primo taglio delle aliquote Irpef che aprirà la strada alla riforma fiscale insieme alla semplificazione. I restanti 15 miliardi serviranno per spese incomprimibili e misure sociali non rinviabili: pensioni (Ape sociale), Università , scuola, cultura.
Il quadro del prossimo anno non si presenterebbe, almeno per ora, con grandi differenze rispetto alle cifre (che allora non furono definite “programmatiche” ma attribuite semplicemente a “nuove politiche”).
Il debito fu indicato al 152,7 per cento del Pil e dovrebbe comunque scendere dai livelli del 158-159 per cento del Pil rivisto per quest’anno, mentre il deficit (fissato allora al 5,7 per cento del Pil) non dovrebbe superare il 6 per cento.
A contribuire a moderare la crescita dei conti pubblici potrebbero essere determinanti i 44,7 miliardi (per 2021 e 2022) a fondo perduto (i cosiddetti “grant”) che transiteranno direttamente nella tesoreria dello Stato senza gonfiare il debito pubblico (come invece farà la parte dei cosiddetti “loan”).
(da agenzie)
Leave a Reply