DOPO IL RITIRO DI ALBERTINI CRESCONO LE AZIONI DI LUPI, MA CROLLANO QUELLE DI SALVINI
DOPO QUELLA DI RASIA DAL POLO, UN’ALTRA CANDIDATURA DELLA LEGA FINISCE NEL NULLA E ALBERTINI LANCIA LA PROVOCAZIONE: “AVREI CHIESTO A SALA DI FARMI DA VICE”
Gabriele Albertini rinuncia al ruolo di sfidante di Beppe Sala alle prossime elezioni milanesi. Da tempo era nota nei palazzi della politica la sua insofferenza nei confronti di quella frammentazione nel campo del centrodestra che aveva portato Matteo Salvini a proporne il nome, trovando però reazioni freddine in Fratelli d’Italia e Forza Italia.
È pur vero che sul versante-Meloni si era dato un formale via libera al ritorno dell’ex Sindaco, ma considerandolo “in quota Lega”: posizione antipatica perché avrebbe consentito di intestare a Salvini non solo i costi della campagna elettorale, ma anche il prezzo politico di una sconfitta che i sondaggi davano per probabile.
Silvio Berlusconi, una volta dimesso dal San Raffaele, ha invece telefonato varie volte ad Albertini, che – si mormora – avrebbe però considerato fuori tempo massimo il sostegno del leader del partito del quale ha fatto parte.
Un leader che, come noto, ha invece puntato le sue fiches su Maurizio Lupi, che a questo punto parrebbe la soluzione più logica. Il condizionale resta d’obbligo, visti gli incredibili saliscendi di questo processo di scelta, che sembra uscito dalla penna di Samuel Beckett.
Albertini, con l’eleganza che lo contraddistingue, motiva la sua rinuncia con l’età avanzata e la necessità di preservare la moglie dissenziente da quello che lui stesso aveva definito a suo tempo “sequestro di consenziente”.
Tutto vero, lo aveva detto anche mesi fa, ma senza nemmeno ricorrere ad eccessiva dietrologia si percepisce tra le righe l’insoddisfazione per un sostegno non unanime da parte della coalizione.
Impossibile non rilevare la sconfitta politica di Salvini, che dopo aver bruciato Roberto Rasia Dal Polo ha finito col perdere per strada anche Albertini, sul quale solo poche ore fa pronunciava parole tranchant: a fronte della sua disponibilità, il leader della Lega non accettava discussioni.
La disponibilità c’è stata, ma anche questo piano è fallito, dato politico che certamente rimescola le carte nel centrodestra. Dopo la scommessa sul giovane emergente, anche quella “sull’usato sicuro” si è rivelata un buco nell’acqua.
Allo stesso modo, crea tensione il passaggio della lettera nel quale Albertini dice che, in caso di vittoria, avrebbe chiesto a Sala di fargli da vice, eventualmente anche portando in Giunta anche alcuni esponenti del centrosinistra. Motivando l’idea con i tempi difficili, in pratica suggerisce una versione milanese del governo di unità nazionale, che non è un passaggio banale.
Probabilmente il messaggio va letto in senso speculare, ovvero con un invito a Sala, in netto vantaggio nei sondaggi, ad aprire la sua maggioranza ad esponenti dialoganti del centrodestra.
Da un po’ circola il nome di Carlo Masseroli, assessore con Letizia Moratti e in buoni rapporti anche con il Sindaco progressista. Lo stesso Lupi, un moderato che ha già partecipato come ministro a governi di “grosse koalition” presieduti da Enrico Letta e Matteo Renzi, sembra un profilo idoneo per il progetto. Posto, ovviamente, che Sala lo condivida. Difficilmente lo condividerà Salvini, come lo stesso Albertini scrive nella lettera
A proposito di nomi, l’ex Sindaco ringrazia anche “Libero” e Vittorio Feltri, che oltre ad invocare il ritorno in campo dell’ex Sindaco in un recente post su Twitter aveva profetizzato “Albertini farà a pezzi Sala alle prossime elezioni”.
Nel suo editoriale a commento del ritiro, è costretto a cambiare nettamente i toni, a partire dal titolo: “La tua rinuncia è il funerale di Milano”.
(da TPI)
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