DRAMMA FINCANTIERI: CRISI DELLE CROCIERE E CONCORRENZA COREANA, COSI’ L’ITALIA HA PERSO IL SUO PRIMATO
ORDINI CROLLATI IN TRE ANNI, ORA ANCHE I TEDESCHI VENDONO DI PIU’…I PAESI ASIATICI HANNO PRESO IL SOPRAVVENTO NEL MERCATO DEI MERCANTILI….DAL REX ALL’ANDREA DORIA: QUI SONO STATI COSTRUITI PEZZI DI STORIA DELLA NAVIGAZIONE
Da quanti punti si può prendere la devastante crisi della cantieristica italiana? Nell’arco di un triennio, il mercato delle costruzioni si è assottigliato al punto che quello che Fincantieri costruiva in un anno (dodici navi) ora è quasi il portafoglio ordini mondiale da qui al 2014 (14 navi, 6 per Fincantieri).
Ma è proprio perchè il male è noto da tempo che il piano fa ancor più infuriare lavoratori e istituzioni.
«Ci sentiamo presi in giro, per anni Fincantieri ha detto di voler ampliare il suo cantiere di Sestri, ribaltandolo in mare e ora che il governo ha stanziato 70 milioni di euro annuncia di volerlo chiudere. Se il piano non viene ritirato questa città entrerà in sciopero generale», annuncia il sindaco di Genova Marta Vincenzi.
Il conto più salato lo paga la Liguria, regione che vive di mare, che concentra nei suoi tre porti il sessanta per cento del traffico italiano di container, che ha costruito le ammiraglie della marineria italiana e le grandi navi militari.
La chiusura di Sestri Ponente (777 dipendenti) e il trasferimento forzato di cinquecento degli ottocento dipendenti del cantiere di Riva Trigoso si tradurrebbe nella perdita secca di duemila posti di lavoro, se si estende il dato anche alle aziende dell’indotto.
«Diciamo la verità , il problema della cantieristica italiana è la mancanza di ordini, non il piano industriale Se gli ordini arrivassero, non saremmo pronti a finanziare le navi come finanziamo quelle che fanno in Corea» dice Giovanni Berneschi, presidente della banca Carige.
In effetti, per l’economia ligure la chiusura di Sestri sarebbe un colpo mortale. Nessuno accetta che possa essere cancellata la fabbrica-simbolo di Genova, nata duecento anni fa sulla spiaggia per mano di un maestro d’ascia, sopravvissuta all’Unità d’Italia, a due guerre mondiali, a tutte le crisi economiche.
Qui sono nati il Rex, l’Andrea Doria, la Michelangelo, una via l’altra fino alla Costa Pacifica, 114.500 tonnellate di stazza lorda, la più grande nave mai costruita per un armatore italiano (la Costa).
Due bacini sempre in servizio, il primo in cui si costruisce lo scafo e il secondo che serve per l’allestimento.
In mezzo, cerimonie di varo mutate nel tempo, prima lo scivolamento a mare, poi l’allagamento del bacino.
Tecniche differenti, uguale suggestione.
Ogni varo, una festa, per gli operai e per la città . Perchè un cantiere che costruisce navi è ricchezza e lavoro per tutto il territorio.
Così è stato fino al 2007, perchè Fincantieri aveva affidato a Sestri Ponente il compito di costruire navi da crociera, affiancando i cantieri di Marghera e Monfalcone.
Poi l’inizio della flessione: il portafoglio ordini, nel 2008, è ancora gonfio di navi, ma l’attività comincia a rallentare.
Le navi vengono consegnate e non vengono sostituite da altre con la stessa intensità .
Impossibile, d’altra parte, pensare ad altri tipi di navi.
Da tempo Fincantieri è uscita dal business delle navi mercantili, ormai appannaggio quasi esclusivo dei cantieri asiatici (Corea e Cina hanno insieme il 70% del mercato mondiale), più economici e veloci.
Alle navi da crociera ci si aggrappa così quasi con disperazione, ma gli italiani non sono soli.
Anche tedeschi e francesi si fanno avanti e, forti di condizioni finanziarie e di accesso al credito migliori di quelle italiane, si assicurano i pochi ordini ancora in circolazione.
Dopo vent’anni di leadership mondiale, ad aprile Fincantieri scivola al secondo posto nel mercato delle costruzioni di navi da crociera, superata dai cantieri tedeschi Meyer Wert (sette navi a sei) e insidiata con tre unità dai francesi di Stx Europe (la cui proprietà è però coreana).
A settembre 2010 Repubblica entra in possesso del piano industriale e lo rende noto.
L’azienda, che non può smentirne l’esistenza, garantisce che mai lo applicherà . L
unedì l’incontro con i sindacati: due cantieri chiusi, uno ridotto ai minimi termini, così come indicato nel primo piano.
In compenso sono aumentati gli esuberi, erano 2450 nella versione di settembre, ora sono 2511.
Massimo Minella
(da “La Repubblica“)
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