BALLOTTAGGIO CON RIFIUTI: COSA PROMETTONO I DUE CANDIDATI A SINDACO DI NAPOLI PER RISOLVERE L’EMERGENZA RIFIUTI
DE MAGISTRIS RITIENE CHE NON VI SIA BISOGNO DI UN INCENERITORE… LETTIERI VUOLE INVECE SPEDIRE L’IMMONDIZIA IN EUROPA
Che farà il sindaco di Napoli con l’immondizia che ciclicamente la città sembra non essere in grado di smaltire?
Prima di rispondere a questa domanda, i due sfidanti per la poltrona di
primo cittadino del capoluogo campano, sarebbe meglio farne un’altra.
Vale a dire: quali sono i poteri del sindaco di Napoli in questa materia?
Quali sono le leve che può o non può muovere dalla sede comunale di Palazzo San Giacomo?
Dire, come è stato affermato, che il progetto di De Magistris “è uguale a quello di Pecoraro Scanio”, fa un torto a entrambi poichè oltre a mettere sullo stesso piano il (candidato) sindaco di una città e un ministro dell’Ambiente in carica, dice una cosa che non sta in piedi.
Il sindaco di Napoli, alle condizioni date, non ha competenze sull’impiantistica per la chiusura di un ciclo più o meno virtuoso dei rifiuti: questo la legge lo affida alle Province e alle Regioni.
Cosa possono fare allora i sindaci?
Essenzialmente quattro cose: la raccolta (differenziata), la tassa sui rifiuti (che possono rimodulare) e, attraverso la società che gestisce la raccolta (per Napoli l’Asìa) inserirsi nella parte del ciclo che riguarda lo stoccaggio a terra (con piazzole ecologiche e varie) e un’impiantistica di basso impatto.
Vediamo allora cosa offrono i programmi dei due candidati.
Partiamo da quello di De Magistris, che così lo articola.
Napoli produce 1400 tonnellate di spazzatura ogni giorno: poco meno di un terzo, 350 tonnellate circa del totale, è costituito dalla cosiddetta “frazione umida” (per lo più scarti di cibo, materiale organico).
Questo, dice il candidato sindaco del centrosinistra, in una prima fase sarà raccolto “porta a porta” sull’intero territorio comunale e inviato negli impianti di compostaggio fuori regione.
Altre 100 tonnellate di vetro e 150 di carta e cartone arriveranno dalla raccolta in strada.
Le 800 tonnellate rimanenti, costituite da frazione secca differenziata, potranno trovare una diversa destinazione nei consorzi che si occupano del riciclo (come il Conai e il Comieco).
Il rimanente si avvierà agli impianti esistenti in Campania: vale a dire agli Stir (un tempo Cdr, che compiono sul rifiuti un ulteriore recupero di materiale da riciclo) e quindi all’inceneritore di Acerra, che sui depliant del governo sarebbe in grado di bruciare 2000 tonnellate di rifiuti al giorno.
Se questi sono i numeri, afferma De Magistris, non c’è bisogno di costruire un secondo impianto di incenerimento della spazzatura.
A Napoli ne è previsto uno, nella zona Est della città , con una capacità di bruciare 1200-1400 tonnellate di rifiuti al giorno.
Il candidato del centrosinistra chiederà alla Regione di revocarne il bando per la costruzione. S
ull’impiantistica De Magistris pensa alla costruzione di tre impianti di compostaggio e alla creazione di un impianto di recupero sul modello di quello di Vedelago, piccolo comune trevigiano arrivato a un riciclo del 99% attraverso una selezione spinta della frazione secca (per maggiori informazione c’è il sito www.centrorici  clo.com  ).
A quel punto, potenziata anche la raccolta differenziata per i commercianti, De Magistris annuncia la modifica della tassa sui rifiuti, che verrebbe rimodulata non sui metri quadri della casa ma sull’effettivo conferimento di rifiuti.
Lo stesso De Magistris ritiene di poter portare la differenziata a Napoli al 66% in pochi mesi.
Cifra ambiziosa: oggi è ferma al 17,7%.
Diversa la ricetta di Lettieri.
Anche lui muove dalla raccolta differenziata estesa a tutti i quartieri: entro dieci mesi – spiega – Napoli arriverà al 50%.
Anche questa appare una cifra considerevole ma non è nè più nè meno quella che impone la legge (per la precisione l’ordinanza della presidenza del consiglio 3639/2008), pena il commissariamento del Comune.
Anche il centrodestra prevede la costruzione di un impianto per il compostaggio, onde evitare di spedire i rifiuti umidi fuori regione con grave danno per le casse comunali.
Lettieri ritiene di mettere a regime questi due meccanismi entro dieci mesi.
In questo arco di tempo, però, cosa si fa?
La soluzione individuata è duplice: costruire nuovi siti di “trasferenza” e spedire i rifiuti in un misterioso paese straniero di cui non ha voluto rivelare, creando uno strano corto circuito: da una parte, infatti, afferma di non potersi esporre per non far sorgere problemi nel paese ospitante.
Dall’altro ritiene che il paese, dentro i confini Ue, è ben contento di ricevere l’immondizia di Napoli.
Delle due, si direbbe, l’una.
Su una cosa poi, Lettieri è stato chiaro: vuole l’inceneritore a Napoli Est.
Afferma infine che fino a quando persisterà l’emergenza rifiuti troverà il modo di non far pagare la tassa sui rifiuti ai suoi concittadini.
Appare evidente che due delle promesse elettorali del centrodestra (i treni verso il misterioso paese Ue e la cancellazione della tassa sui rifiuti) abbiano un considerevole costo.
Chi lo paga? Una legge obiettivo speciale richiesta al governo.
Eduardo Di Blasi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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