DUE MILIONI DELL’ANTIMAFIA AGLI EREDI DI UN BOSS
IL RISARCIMENTO DELLO STATO PER “ERRORE”
Un indennizzo antimafia da 2 milioni era stato versato dal ministero dell’Interno a un esponente di spicco della mafia di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, che in un ribaltamento della realtà era riuscito a presentarsi come vittima di Cosa nostra. Emerge dall’indagine dei carabinieri che ha portato al sequestro di un patrimonio da 38 milioni di euro riconoducibile al capomafia latitante Matteo Messina Denaro e a suoi fedelissimi.
Dagli accertamenti bancari a carico del nucleo familiare di Cataldo La Rosa, arrestato tempo fa per associazione mafiosa, è spuntato un risarcimento destinato alle vittime della mafia: 2 milioni di euro erogati dal ministero dell’Interno e indebitamente incassati dagli eredi di Salvatore Stallone, cognato di La Rosa ucciso a Campobello di Mazara negli anni ’80.
Secondo gli inquirenti, Stallone era in realtà inserito nel contesto mafioso trapanese ed era stato eliminato nel corso di una guerra tra i clan.
In base ai risultati delle indagini, il ministero degli Interni, ha proceduto alla revoca del beneficio economico che era stato concesso e ha disposto il recupero delle somme.
L’intervento è stato eseguito nelle province di Trapani, Varese, Trieste e Milano, colpendo il patrimonio riconducibile ai presunti mafiosi Filippo Greco, Simone Mangiaracina e Vito Signorello e degli imprenditori Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi, arrestati il 12 dicembre del 2011 per associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni.
Le indagini avrebbero permesso di documentare assetti e attività criminali della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, storicamente tra le più attive del mandamento di Castelvetrano (Trapani), e la conflittualità tra i gruppi di Leonardo Bonafede e Francesco Luppino.
Quest’ultimo, forte del sostegno di Matteo Messina Denaro, avrebbe cercato di ampliare il proprio potere all’interno della organizzazione criminale, con l’obiettivo di contendere al Bonafede la leadership della ‘famiglia’.
Le divisioni non hanno impedito ai due clan di gestire unitariamente le strategie criminali e lo sfruttamento delle principali attività economiche del territorio.
Complessivamente da carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani sono stati sequestrati 2 strutture industriali, 4 società attive nel settore olivicolo, 181 immobili, tra cui ville, appartamenti, magazzini e terreni agricoli, 20 autovetture, nonchè 43 rapporti bancari e 5 polizze assicurative.
(da “Huffington Post”)
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