E NELLA STUFA FINISCE LA REGIONE LIGURIA: QUANDO IL SONNO DELLA POLITICA GENERA NUOVI MOSTRI
IL CASO DEL CONSIGLIERE REGIONALE LEGHISTA CHE VORREBBE BRUCIARE IL FIGLIO GAY
Chiamato a interpretare il pensiero politico di Giovanni De Paoli, il presidente della Liguria Giovanni Toti ha risposto come Tertulliano di fronte al mistero della fede: credo quia absurdum , credo perchè è assurdo.
Ecco il responso del governatore-apologeta: De Paoli, consigliere regionale leghista, non ha detto «se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno», ma «se avessi un figlio gay non lo brucerei nel forno».
Benchè questa seconda versione sia strampalata e sottintenda qualcosa di non detto su cui gli esegeti di De Paoli si dovranno interrogare (che avrà voluto dire? «Non lo brucerei, ma lo picchierei solo un pochino», o «lo caccerei di casa», o «lo farei curare»?), Toti gli crede «perchè è una persona perbene e un rappresentante delle istituzioni».
E il consiglio regionale della Liguria chiude il caso.
In venti giorni nessuno è riuscito a dare un senso compiuto ai barbarismi gutturali del consigliere regionale De Paoli .
Cinque testimoni sono sicuri di aver sentito la frase da orco, ma li hanno fatti passare per bugiardi, agit-prop delle famiglie arcobaleno, incapaci di precisare se il profeta di Valletti abbia parlato di forno, di caldaia o di stufa. Sottile diatriba.
Vi ha preso parte il presidente del consiglio regionale, Francesco Bruzzone, con una ruvida analisi del termine “stà®va”, stufa in genovese, pacifico arredo nelle case del nostro entroterra, buono per cuocere castagne e riscaldare, non certo per cremare i bambini.
Risultato: De Paoli non chiede scusa perchè dice di averlo già fatto, la Lega lo protegge, Toti fa il Tertulliano, la minoranza protesta a vuoto.
La Liguria, come dice lo statista della val di Vara, ha ben altri problemi, ed è vero.
Ma mi chiedo come possa risolverli, questi problemi, quando il consiglio regionale non riesce nemmeno a chiudere con dignità un incidente banale come questo, che torna a infangare la Regione in attesa del processo per le spese pazze.
Mi chiedo come si possa credere a un “rappresentante delle istituzioni” che si esprime così: «Nell’ordine naturale delle cose, scientificamente, tra uomo e donna c’è una diversità , ovviamente, c’è un polo positivo e uno negativo… per cui meno con meno si respinge, più con più… cioè» (trascrizione a verbale).
Mi chiedo che cosa abbia impedito a Toti di pronunciare almeno un monito sulla condotta che i “rappresentanti delle istituzioni” devono tenere in pubblico e ad esprimere un legittimo dubbio sul comportamento del consigliere.
Contano così tanto i 408 voti di De Paoli nel condizionamento leghista sulla giunta di centrodestra?
Alla fine è lui, il Grande Equivocato, a pretendere le scuse per una «campagna strumentale» che lo ha messo di mezzo perchè è «una persona semplice, che può essere fraintesa».
E c’è da scommettere che il suo discorso della stufa farà proseliti nei sottoboschi del rancore, dove elettori delusi sono pronti a seguire chiunque dia voce alle loro peggiori frustrazioni.
Il sonno della politica ha generato un altro piccolo mostro.
Alessandro Cassinis
(da “il Secolo XIX”)
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