ECCO COME LAVORERA’ ERRANI: NIENTE PASSI FALSI E TRASFERIMENTO IN LOCO
“NON PARLERO’ MOLTO, DOVRANNO PARLARE I FATTI”… “NON SARO’ UOMO DI PARTE, QUA COME UOMO DELLE ISTITUZIONI”
Trasferimento in loco nei prossimi giorni, lavoro sul campo per fare una stima dei danni e delle cose da fare, lavoro sulla composizione della squadra che lo accompagnerà nella sfida che ha accettato di portare avanti.
Vasco Errani si gioca tutto nel ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma tra Lazio e Marche.
Ed è per questo che, nel giorno della nomina da parte del governo Renzi, l’ex governatore dell’Emilia Romagna sta bene attento ai passi falsi.
E’ lui la carta del premier Matteo Renzi per giocare una partita che vuole arrivare fino in fondo. A cominciare dalla trasparenza nella gestione delle risorse che è anche condizione per ottenere flessibilità dall’Unione Europea.
Dopo mesi di voci e smentite su un possibile ingresso di Errani nel governo Renzi, è finalmente arrivato il gran giorno.
Il premier lo ha spiegato ieri anche ad Angela Merkel: la scelta è caduta su Errani perchè “ha fatto bene” nella ricostruzione dopo il terremoto in Emilia Romagna 4 anni fa.
“E’ uno che si è tirato su le maniche e ha tenuto botta, come dicono in quella regione”, dice Renzi. Quando il sisma di magnitudo 5,9 colpì l’Emilia Romagna nel 2012, distruggendo intere aree produttive, Errani fu nominato Commissario delegato per l’attuazione degli interventi sui territori emiliani e lanciò lo slogan ‘Teniamo botta’.
Il risultato fu il ‘Modello Emilia’ per la ricostruzione basato su una cabina di regia che coinvolgeva sindaci e rappresentanze territoriali, sulla priorità alla ricostruzione dei centri storici evitando le New Town per collocare i terremotati in moduli provvisori, grande attenzione alla legalità .
Ma il passato è passato ed Errani evita paragoni.
“Non c’è un modello, sarebbe stolto pensare al modello Emilia o Friuli. Prenderemo le esperienze che vengono dai terremoti precedenti, vedremo i limiti e gli aspetti positivi e baseremo tutto sul modello territoriale”, dice in conferenza stampa a Palazzo Chigi, prima di recarsi ad Amatrice per il primo sopralluogo con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti.
Domani invece sarà a Montereale e via via in tutti i paesi interessati alla ricostruzione.
“Non parlerò molto, dovranno parlare i fatti”, dice Errani che non si sbilancia in stime nemmeno ufficiose dei danni.
I prossimi giorni serviranno anche per comporre la squadra che lo accompagnerà nell’impresa. “Non assumerò mai una decisione da solo. Cercherò di essere il più presente possibile in quel territorio, lì ci sarà il commissario e la struttura sarà leggera e opererà in piena collaborazione con le regioni. Avremo una grande accuratezza nella spesa e nella trasparenza delle decisioni”.
Indagato per falso ideologico e poi assolto lo scorso giugno, per fatti legati alla ricostruzione in Emilia Romagna, Errani inizia oggi la sua nuova ‘vita’ istituzionale al fianco di un premier e segretario del Pd di tutt’altra estrazione politica.
Lui, uomo del Pci nella rossa Emilia. L’altro, giovane ex Dc ora votato a superare destra e sinistra.
Eppure l’incontro ravvicinato tra i due, così diversi, doveva avvenire: era solo questione di tempo, dicono in entrambi gli entourage.
Errani era colui che garantiva la comunicazione tra Renzi e Bersani, quando quest’ultimo era ancora segretario del Pd e il primo era ancora un sindaco pieno di ambizioni nazionali.
Ora l’ingresso ufficiale nella stessa squadra per quella che per Renzi è ‘la sfida delle sfide’, la ricostruzione.
Roba che dona pace anche nel Pd, se può servire. E servirà , in vista del referendum costituzionale.
Non ditelo a Errani, però. Anche qui l’ex governatore vede passi falsi e schiva.
“Non avrei mai accettato, e penso di averlo dimostrato su campo in questi mesi, un incarico in chiave di dialettica tra maggioranza e minoranza nel Pd — dice – Non c’entra niente. Io adesso non sono un uomo del Pd ma un uomo delle istituzioni e faccio solo questo. Non l’avrei mai accettato un incarico del genere e nemmeno il presidente del Consiglio, nè nessun altro, hanno pensato una cosa del genere. Prendo atto della dialettica politica, ma a me interessa rispondere a quelle comunità e non mi farò coinvolgere nelle polemiche”.
Via al lavoro, consapevole di essere il jolly sul quale anche Renzi scommette tutte le sue carte: proprio nel giorno in cui i temibili avversari politici del M5s celebrano il giorno più nero della giunta Raggi che perde pezzi a pochi mesi dalle elezioni.
La scommessa ormai è di entrambi: riuscire per dare un’ultima chance alle istituzioni e alla politica dei partiti tradizionali.
(da “Huffingtonpost”)
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