ECCO COSA STA PREPARANDO BERLUSCONI PER EVITARE I PROCESSI IN CORSO
DOPO LA BOCCIATURA DEL “LODO ALFANO” DA PARTE DELLA SUPREMA CORTE, IL PREMIER IN SEGRETO CORRE AI RIPARI… GHEDINI E ALFANO STANNO PREDISPONENDO UN DISEGNO DI LEGGE CHE RIDURRA’ I TEMPI DI PRESCRIZIONE, DARA’ MAGGIORE POTERE ALLA DIFESA, RENDERA’ PIU’ FACILI LE RICUSAZIONI
Mentre apparentemente Silvio Berlusconi continua a sparare sui giudici che “sovvertono il voto” e modestamente si dichiara “il più grande perseguitato della Storia” (stavolta non si è limitato agli ultimi 150 anni, ma è andato oltre, dopo un approfondimento storico-culturale con Gasparri, forse), dietro le quinte il premier ha messo in moto un altro disegno, per evitare di finire sotto giudizio nei quattro casi giudiziari che lo vedono a tutt’oggi imputato.
Nonostante l’insuccesso che ha creato loro non poche critiche interne allo staff del Cavaliere, sono ancora Ghedini e Alfano gli incaricati a redigere una leggina che spunti le armi della procura di Milano.
Ecco così che si sta in queste ore lavorando a un disegno di legge, tagliato su misura per condurre Berlusconi fuori dai guai giudiziari, di pochi articoli, con una corsia preferenziale sia alla Camera che al Senato, da approvare entro febbraio e quindi di chiudere il processo più pericoloso per il premier, il processo Mills che, con le attuali regole, andrebbe in prescrizione a metà del 2010. Scartata l’ipotesi del decreto per evitare di entrare in rotta di collisione con Napolitano, che ben difficilmente avrebbe compreso le “ragioni di urgenza e necessità ” per cambiare certe regole, si preferisce una strada privilegiata ma soft.
Cosa prevede questa leggina?
In primo luogo, nuovi limiti della prescrizione, vincolandola a scadenze precise e costringendo i giudici ad ancorarla in modo meccanico.
Esempio concreto: nel caso Mills, per i giudici di Milano la prescrizione decorre da febbraio 2000, quando Mills entrò in possesso dei 600.000 dollari ricevuti dal premier.
Secondo Ghedini invece, si doveva far riferimento al 1998, quando quei soldi vennero versati.
Con questa leggina si toglie libertà ai giudici nel fissare i tempi di prescrizione e si applicherà la norma più favorevole all’imputato: nella fattispecie del caso Mills, il procedimento andrà automaticamente in prescrizione.
Altra norma: “L’imputato ha diritto di ottenere l’acquisizione di ogni altro mezzo di prova a suo favore e il giudice, a pena di nullità , lo ammette”.
In pratica i giudici avranno meno margini di libertà per rifiutare le richieste degli imputati durante i processi e questo ne allungherà i tempi a dismisura.
E ancora: le sentenze definitive, come quella per Mills, non potranno essere utilizzate come prova nei nuovi processi.
E poi le toghe si potranno ricusare “anche se esprimono giudizi fuori dall’esercizio della funzione giudiziaria”, tanto da compromettere la loro imparzialità .
Basterà che a un convegno un giudice esprima critiche a una legge e potrà essere ricusato e sbattuto fuori dal processo.
A questo punto i processi del premier sono tutti sistemati, quanto poi la norma interessi agli altri italiani è tutto da vedere, l’importante è far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.
E sinceramente preferiremmo che il ministro della Giustizia si dedicasse ai problemi del funzionamento della giustizia in Italia, piuttosto che a cercare di risolvere quelli personali del capo del governo.
O forse chiediamo troppo?
Fermo restando che se errare è umano, perseverare è diabolico e il centrodestra, con queste norme ad personam, si sta allontanando anni luce dal modo di pensare di larga fascia del proprio elettorato.
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