ENTRO L’ESTATE LA CONVENTION DELLA COALIZIONE MONTIANA PER IL PARTITO UNICO: VIA I SINGOLI PARTITI E SOGGETTO UNITARIO
CASINI ANTICIPA GIA’AI SUOI: “DOPO IL VOTO SI CAMBIA, MOLLEREMO LO SCUDOCROCIATO”… ANCHE FINI D’ACCORDO… MONTI AVVERTE: “CHE NON SIA UN PARTITO TRADIZIONALE”… “SE SI SUPERA IL 15% SARA’ UN BUON RISULTATO”
I gruppi unici in Parlamento, poi di corsa verso il partito unitario montiano da tenere a battesimo con una convention che si svolgerà prima dell’estate.
I centristi procedono a tappe forzate verso il varo di un soggetto unitario.
Un primo segnale si è avuto ieri a Montecitorio, quando Pier Ferdinando Casini ha messo in guardia i capilista Udc: «Non innamoratevi del simbolo, si va verso il partito di Monti».
Il progetto piace agli uomini di Montezemolo e convince Gianfranco Fini.
Al premier l’operazione non dispiace ma ha già chiarito: «Non voglio un partito». Per rassicurarlo gli sponsor di questo percorso hanno ipotizzato con il Professore la nascita di un “movimento”, diverso dai partiti tradizionali.
Che l’idea sia quella di bruciare le tappe lo dimostra il brutale ragionamento consegnato ieri da Casini ai ras locali dell’Udc. Non ancora un addio all’amato scudo crociato, ma qualcosa di simile: «Basta nostalgie, dopo il voto si cambia. Il partito di Monti è una possibilità concreta con la quale dobbiamo fare i conti».
A confermare la prospettiva unitaria, d’altra parte, basterebbe l’atto costitutivo dell’associazione “Monti per l’Italia”, sottoscritto da Udc, Fli e Scelta civica a inizio gennaio.
Nel testo c’è un passaggio — approvato da Monti, Fini e Casini — nel quale si indica esplicitamente l’approdo finale: «…l’obiettivo è di evolvere verso un soggetto politico».
Nell’associazione confluiranno anche i rimborsi elettorali, che saranno poi distribuiti ai tre soggetti fondatori con percentuali già stabilite.
A Scelta civica spetterà il 50% del totale.
Le resistenze però restano, ad esempio fra i dirigenti meridionali dell’Udc.
Sono gli stessi dubbi dell’uomo-macchina Lorenzo Cesa, che poche settimane fa si oppose alla strategia di Casini fino a sbottare: «Così faccio la fine di Follini…».
Ma il tempo stringe e le urne incombono. Il voto servirà anche a stabilire il peso dei soci fondatori nella trattativa post elettorale per il movimento montiano.
Casini l’ha chiarito senza giri di parole: «Dobbiamo essere leali, ma raccogliere il massimo consenso per non essere troppo deboli a urne chiuse».
Insomma, sforzo comune per il listone del Senato, competizione esasperata con gli alleati alla Camera.
I montiani doc intanto continuano a pressare il premier, convinti della necessità di inaugurare il cantiere centrista prima dell’estate.
Con la speranza che le urne premino gli sforzi dell’ultimo anno, perchè senza un bottino elettorale consistente, il “partito di Monti” verrebbe spazzato via.
L’asticella l’ha fissata sempre ieri Casini, davanti alla stampa estera: «Un risultato positivo sarebbe vincere.
Soddisfacente arrivare al 20% insoddisfacente sotto il 15».
In ogni caso, ha giurato, l’Udc non si ridurrà a stampella del Pd: «Non saremo le crocerossine di Bersani».
Tommaso Ciriaco
(da “il Corriere della Sera“)
Leave a Reply