MONTE DEI PASCHI: COSA RISCHIANO CLIENTI E AZIONISTI
RISPARMIATORI PREOCCUPATI PER I CROLLI DI BORSA…ECCO LE RISPOSTE AI DUBBI PIU’ DIFFUSI
Mps rischia di fallire?
No. Secondo alcuni analisti, la vicenda derivati sta pesando soprattutto sull’immagine della banca. Dal punto di vista contabile la situazione sarà tamponata dalla sottoscrizione dei 3,9 miliardi di Monti bond.
Ma la banca sta affrontando il momento più difficile della sia storia recente: dopo un 2011 con 4,7 miliardi di rosso, il bilancio 2012 potrebbe chiudersi con altri due miliardi di perdite alimentate dalle operazioni in derivati.
L’operazione Santorini, messa in piedi assieme a Deutsche Bank, nel 2009 ha generato perdite per 224,4 milioni.
Alexandria, invece, ha provocato una perdita di 220 milioni.
Ancora ignoto l’impatto di altre operazioni in derivati (come Nota Italia. Anche 130/150 milioni di costi del personale che non sarebbero stati contabilizzati nel bilancio 2011, l’ultimo firmato da Giuseppe Mussari. Costi già spesati e inseriti nella relazione intermedia di gestione, assicurano dalla banca, su cui però si è acceso il faro della Consob.
I clienti della banca rischiano?
No perchè la banca non rischia di fallire. E anche in caso di dissesto, interverrebbe il fondo interbancario di tutela dei depositi, un consorzio, che garantisce i depositi bancari fino a 100.000 euro per depositante.
E gli azionisti?
Sicuramente chi possiede titoli Mps deve fare i conti con il tracollo delle azioni a Piazza Affari.
Dopo aver chiuso la seduta del 22 gennaio in calo del 5,7%, il titolo del Monte ieri ha perso l’8,4%. Per adesso però il bilancio degli ultimi sei mesi di quotazioni resta comunque positiva: +61,5 per cento.
Impietoso, invece, è il confronto se si vuole tornare più indietro nel tempo. A maggio 2007 il titolo superava quota 3,5 euro: oggi vale 14 volte meno.
Per i piccoli investitori che hanno acquistato titoli Mps il consiglio degli esperti è stare fermi, non farsi prendere dal panico nè vendere i titoli.
Cosa sono i Monti-bond?
I Monti bond sono i nuovi titolo obbligazionari che il consiglio di amministrazione di Mps ha autorizzato all’emissione.
In sostanza, la banca emette i titoli che però verranno sottoscritti dallo Stato.
Il controvalore complessivo è di 3,9 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi verranno utilizzati per il riscatto e l’integrale sostituzione dei Tremonti bond già chiesti dal gruppo senese al governo precedente.
L’importo deliberato dal cda è superiore di 500 milioni rispetto ai 3,4 miliardi inizialmente previsti. Un incremento, spiega Mps, motivato “dai possibili impatti patrimoniali derivanti dagli esiti dell’analisi in corso di talune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti”. Ovvero, Nota Italia e Alexandria.
Perchè Bankitalia non è intervenuta sul caso Alexandria?
La Banca d’Italia “in data 15 ottobre 2012”, ha chiesto spiegazioni di “un contratto rinvenuto il 10 ottobre 2012 e sottoscritto già il 31 luglio 2009 tra Mps e Nomura, relativo alla ristrutturazione del titolo Alexandria. Ulteriori richieste di chiarimento sono state avanzate da Palazzo Koch con una lettera del 20 novembre.
Il presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef, Elio Lannutti, chiede però perchè nè Bankitalia nè la Consob abbiano “mosso rilievi” rispetto a tali “rischiose operazioni” che “hanno minato la stabilità ” di Mps invitando anche le due autorità di vigilanza a chiarire l’esatta genesi dei derivati.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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