FALLISCE UN’AZIENDA OGNI ORA
LE INSOLVENZE QUEST’ANNO AUMENTERANNO DEL 31%… VANNO VERSO LA CHIUSURA 30 IMPRESE AL GIORNO… MANIFATTURA E COSTRUZIONI IN DIFFICOLTA’ PER RISPETTARE I PAGAMENTI
Unioncamere, l’associazione delle Camere di Commercio, ha calcolato di recente che il numero dei fallimenti in Italia è salito da 21 a 30 al giorno.
Il dato, proiettato sull’intero anno, vuol dire che ben 10.950 aziende chiuderanno i battenti: mentre la crisi penetra in profondità nell’economia reale, la moria di aziende aumenta.
Nel suo primo rapporto trimestrale sul 2009, Euler Hermes prevede un aumento di fallimenti quest’anno pari al 31% in più rispetto all’anno precedente.
Primo operatore mondiale dell’assicurazione dei crediti, facente capo al gruppo Allianz, Euler Hermes prevede che in Italia alla fine del 2009 avremo 11.500 fallimenti, come dire che ogni ora 1,3 aziende fanno crac, ovvero 13 ogni 10 ore.
Nei numeri come nelle previsioni allarmanti c’è sicuramente il retaggio di eredità del passato, acuite però dalla situazione economica attuale.
A soffrire sono soprattutto i subfornitori, a cui cominciano a scarseggiare le commesse rilevanti, quelle che permettevano di reggere un minimo di programmazione.
Le grandi imprese, infatti, si riorganizzano, cercano di arrangiarsi in proprio e tutta la catena di fornitura è costretta ad adeguarsi.
Occorre poi considerare un altro aspetto: l’andamento delle difficoltà di pagamento, intesa come incapacità a rispettare le scadenze contrattuali ( rate di mutuo, rid, ricevute bancarie).
Secondo Euler Hermes “la manifattura e le costruzioni hanno peggiorato notevolmente la capacità di rispettare i termini di pagamento negli ultimi due anni e ci attende un autunno non certo allegro”. Nel settore tessile, dove operano 58.000 aziende e in cui trovano occupazione 513.000 addetti, con un fatturato di 54,2 miliardi di euro, si prevede una ripresa solo nella primavera 2.010.
Auto, componentistica auto e costruzioni sono i tre settori in maggiore difficoltà , sia a livello globale che nazionale.
Ma sicuramente la Fiat se la cava un po’ meglio dell’universo delle aziende dell’indotto.
La debolezza nel settore automobilistico è destinata a continuare, mentre qualche bagliore di luce si intravede nel comparto farmaceutico, grazie all’aumento del volume di produzione.
In generale le imprese commerciali di maggiori dimensioni confidano in una ripresa più a breve, mentre gli esercizi fino a 20 dipendenti non vedono ancora prospettive di miglioramento.
E l’emorragia dei fallimenti è destinata a non avere fine.
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