GIANPAOLO PANSA: “ONORE A BERTOLASO, VITTIMA DEL FUOCO AMICO DI SALVINI”
“IL LEADER DELLA LEGA E’ UN MEGALOMANE CHE VUOLE SOLO FUCILARE ALLA SCHIENA BERLUSCONI PER PRENDERE IL SUO POSTO”…”DI ROMA NON GLIENE FREGA NULLA, NEL SUO CINISMO MANDA AL MASSACRO LA MELONI CHE E’ INADEGUATA A FARE IL SINDACO DELLA CAPITALE”
Nella vita di tutti arriva sempre il momento di mostrare di quale pasta sei fatto.
Per i partiti politici, l’ora della verità scocca nelle campagne elettorali. Lì emergono tutte le rughe, i vizi, le vigliaccate, persino la stupida ferocia tenuta nascosta.
In fondo anche questo è uno dei vantaggi della democrazia. Quello di far vedere a occhio nudo il bello e il brutto dei segreti che copre.
Il 5 giugno si voterà per decidere chi dovrà governare alcune grandi città , prima fra tutte Roma.
Ma cosa accade nella Capitale che il Califfato nero si propone di conquistare? Succede che qualcuno dei partiti in gara ha deciso di cogliere l’occasione per anticipare l’arrivo delle milizie islamiste. E fargli trovare già fatto il lavoro.
Dove stanno questi partiti? Soprattutto nel territorio del centrodestra, l’area più sfasciata della politica italiana.
Un tempo aveva un sovrano assoluto, Silvio Berlusconi. È stato il Cavaliere, tra il 1993 e il 1994, nel pieno della crisi di Tangentopoli, a portare i moderati a Palazzo Chigi. E farceli restare per un ventennio, sia pure alternandosi con i due governi ulivisti di Romano Prodi.
L’arma vincente si chiamò Forza Italia. All’inizio una fortezza inespugnabile, poi via via sempre più fragile. Oggi il partito del Cav esiste ancora, ma è soltanto il fantasma di se stesso. Era riuscito a superare una quantità di prove, dimostrando una capacità di resistenza che pochi gli accreditavano.
Per comprendere davvero quel che succede attorno alla lotta elettorale per la conquista di Roma, bisogna tener presente una verità che di solito viene taciuta.
A Salvini non importa nulla di far sventolare la propria bandiera sul Campidoglio. Della Capitale non potrebbe fregargliene di meno. Anzi da perfetto leghista la vorrebbe gettata nel guardaroba dei cani, vale a dire nella spazzatura.
Il suo obiettivo è un altro: fucilare Berlusconi alla schiena e prendere il suo posto alla testa di un nuovo centrodestra italiano, nemico dell’Europa e dell’euro, indipendentista, poi separatista.
Temo che la signora Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia non siano del tutto consapevoli della strategia di Salvini. Me ne sono reso conto venerdì sera, quando Enrico Mentana, in una puntata avvincente del suo Bersaglio mobile su La7, ha interrogato la signora, candidata a fare il sindaco della Capitale. E’ emerso chiaramente che non è assolutamente in grado di dedicarsi all’impresa di rifondare Roma.
A contare su quel versante è soltanto Salvini. Quel che pensi di Berlusconi, il capo della Lega lo ha spiegato a Salvatore Dama.
Lui ritiene il Cavaliere un vecchio rimbambito, «che ha perso la bussola». E immagina un centrodestra guidata da se stesso. Il leader dei leghisti non mette limiti alle proprie ambizioni. È un cinico pronto a tutto. Anche a mandare al massacro la signora Meloni. Una brava quarantenne urlatrice, ma destinata alla sconfitta.
Salvini sa bene che la signora Meloni non sarà mai il sindaco di Roma. Ma neppure questo gli interessa. Sembra in preda a un attacco di megalomania.
È in questo scenario da Cena delle Beffe che va inserito quanto sta accadendo a Bertolaso.
Tutti conosciamo i meriti di chi ha rifondato e guidato la Protezione civile italiana. Sappiamo pure delle inchieste giudiziarie che lo affliggono.
Tutto si può dire di Bertolaso, tranne che non abbia le qualità giuste per diventare il sindaco di Roma.E tuttavia lui non riuscirà mai a farcela. Ha troppi avversari e altrettanti alleati dei quali fa bene a non fidarsi. Ma vogliamo rendergli l’onore delle armi. E dire almeno una parola in sua difesa.
Sapendo che diventerà l’uomo nero da abbattere.
Non da Roberto Giachetti, il candidato del Partito democratico, forse destinato a vincere. E nemmeno dalla leggiadra avvocata Virginia Raggi. La candidata dei Cinque Stelle, che alle domande di Mentana ha risposto con la diligenza della brava studentessa che sa tutto dei sette re di Roma, ma poco delle buche, delle fogne, dei rifiuti e dei topi che stanno distruggendo la Capitale.
Posso concludere confessando che m’importa poco di chi conquisterà il Campidoglio? Al tempo della Prima Repubblica, un leader politico del calibro di Giuseppe Saragat, forse sulla scia di un motto pronunciato da un gigante come Charles De Gaulle a proposito dei francesi, disse: «Governare gli italiani non è difficile: è inutile».
Roma non cambierà mai. Insieme a tanta gente onesta, volonterosa e pronta a sacrificarsi per questa città , ospita un numero terribile di barbari nati lì.
Sono anche loro romani, ma non hanno rispetto per il territorio che li ospita.
Se fossi al posto di Bertolaso, ritornerei a fare il medico in Africa.
Se fossi al posto di Alfio Marchini, il candidato civico che vorrei vincesse, prima di affrontare una campagna elettorale all’ultimo sangue ci penserei cento volte.
E andrei a fare il giro del mondo in bicicletta.
Gianpaolo Pansa
(da “Libero”)
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