GLI AFFARI DELL’AZIENDA DI URSO (FDI) CHE PROSPERAVA SOLO CON L’IRAN
LA POLEMICA SULLA PRESIDENZA DEL COPASIR CHE STA FACENDO LITIGARE FDI E LEGA
Dietro lo stallo del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, organo bicamerale tra i più importanti per il funzionamento della nostra democrazia, si intravedono due faccende di non poco conto.
Una è di natura politica, tutta interna al centrodestra, e che contrappone Fratelli d’Italia (a cui spetta la presidenza in quanto unico partito di opposizione) e la Lega di Matteo Salvini (che ha il presidente uscente) per la scelta del nuovo vertice.
La seconda, invece, attiene a motivi di opportunità e di rapporti diplomatici, e da giorni mette in allarme i nostri servizi di intelligence: riguarda il senatore Adolfo Urso, esponente di Fdi, attuale vice presidente del Copasir e candidato a ricoprire la carica di presidente dopo le dimissioni dei componenti leghisti.
Urso però è anche un imprenditore che, per anni, è stato in affari con l’Iran. Non esattamente un Paese neutro e neutrale.
La storia ruota attorno alla Italy World Service srl, una società di consulenza in cui Urso ha avuto ruoli operativi e la rappresentanza legale, prima di cedere le quote al figlio nel luglio 2017.
La Iws “opera – si legge nei documenti depositati alla Camera di commercio – nel settore della consulenza e assistenza a professionisti e imprese”, in particolare “nella internazionalizzazione delle loro attività”.
Urso ha sempre sostenuto che il core business della società fosse diffuso, avendo nel portafoglio clienti aziende italiane che operano nei paesi del Golfo, ma anche in Turchia, Sudafrica e Albania.
Analizzando i bilanci, però, si scopre qualcosa di diverso. La Iws nel 2016 fattura 425mila euro, nel 2017 350mila, nel 2018 147mila e nel 2019 crolla a 57mila, quando le perdite sono addirittura superiori al fatturato.
Cosa accade? Due cose, a leggere i verbali di assemblea.
La prima. Nel luglio 2017 Urso, che ha appena compiuto sessant’anni, decide di candidarsi al Senato quindi lascia il timone della Iws al figlio, pur mantenendo una quota di minoranza nel pacchetto azionario.
La seconda: a marzo del 2018 viene chiusa la sede di Teheran dove erano impiegate una dipendente e una collaboratrice. Dunque: senza Urso e senza Iran, gli incassi si riducono quasi a zero. Com’è possibile?
Per la Lega – che in queste settimane ha colpito duro sul punto, ritenendo Urso non adatto ad assumere la guida del Copasir – la parabola societaria della Iws è la prova dei solidissimi legami di “Urso imprenditore” con la Repubblica islamica dell’Iran.
Dove, fanno notare fonti dell’intelligence, “effettivamente è impossibile lavorare senza l’appoggio del governo di Hassan Rouhani”.
Rohuani che lo stesso Urso aveva elogiato nel 2017 in un’intervista al Tempo, durante la campagna presidenziale iraniana. “Con Israele sotto attacco – dice Salvini – la Lega non darà mai il suo consenso a qualcuno che è amico del regime iraniano”.
In realtà, la posizione di Salvini è pretestuosa.
Il leader della Lega sta cercando di utilizzare politicamente una circostanza assai complessa. Il Copasir è, nell’ordinamento giuridico italiano, uno degli organi più osservati dai Paesi alleati vista la delicatezza dei dossier che tratta.
Il caso Urso sta creando, in queste ore, non pochi imbarazzi: è un fatto che un membro del Copasir abbia quote di una società che offriva e offre consulenze ad aziende italiane in nazioni sensibili. “Un problema che esiste”, fanno notare dall’interno dello stesso Comitato parlamentare, “e che esisteva anche quando Urso era vice presidente”.
Il senatore di Fratelli d’Italia più volte ha offerto la sua versione alle persone a lui vicine. In sintesi, sostiene che il calo del fatturato della Iws è figlio non della chiusura della sede iraniana, ma del suo avvenuto disinteresse verso quella società. Che l’Iran era solo parte del business. E che lui ha sempre avuto ottimi rapporti anche con Israele. Rivendica che la presidenza del Copasir spetta quindi a lui, e che non esistano motivi ostativi.
Lo stallo, però, va avanti. Anche perché il caso Copasir è entrato in un discorso politico più ampio, anch’esso interno al centrodestra, che riguarda la scelta dei candidati sindaci nelle grandi città e la nomina dei nuovi componenti del Consiglio di amministrazione della Rai.
Come se il controllo della sicurezza del Paese – in un momento così delicato, come dimostrano i dossier sul tavolo (il caso del Metropol, l’affaire Mancini-Renzi, il 5G) – fosse da trattare al pari del Gioco dell’Oca.
(da La Repubblica)
Leave a Reply