GLI EFFETTI COLLATERALI DEGLI ACCORDI CON GHEDDAFI: I RIFIUGIATI NELLE CARCERI FINANZIATE DALL’ITALIA
MOLTI CENTRI DI DETENZIONE SONO SORTI CON RISORSE DISTOLTE DAL BILANCIO ITALIANO A SEGUITO DELL’ASSURDO ACCORDO CON LA LIBIA
In Libia ci sono poco meno di 30 strutture, tra prigioni comuni e centri di detenzione, destinati ai migranti che tentano la traversata dal paese d’origine per arrivare in Europa.
Uomini e donne costretti a seguire rotte prestabilite e controllate da trafficanti e affaristi che sulla loro pelle si arricchiscono.
Sfruttamento, condizioni inumane, viaggi drammatici, detenzioni e deportazioni coatte che sono l’ossatura della cerniera libica all’immigrazione verso il nostro Paese.
Un pezzo nascosto di quegli accordi firmati tra governi e istituzioni per frenare delle persone semplicemente costrette alla fuga da guerre, torture e morte, verso l’unico futuro possibile: l’Europa.
Viaggi senza ritorno.
Viaggi che una volta intrapresi non prevedono possibilità di ritorno e che costringono migliaia di rifugiati a restare anche anni sospesi nell’inferno libico. Un meccanismo di tratta di esseri umani consolidato e ben rodato nella Libia del Colonnello Gheddafi e che il cambiamento non ha scalfito.
La nascita di nuovi attori nella tratta rende anzi più drammatica la situazione per i migranti imprigionati, che devono misurarsi con un moltiplicarsi di intermediatori senza scrupoli, che stanno ricostruendo meccanismi di connivenza e corruzione con le forze militari libiche.
Come questo meccanismo si stia ricostruendo non è ancora dato sapere in maniera compiuta, di certo i migranti hanno ancor meno speranza di potere uscire da questi luoghi infernali.
Fondazione IntegrA/Azione intende verificare e far conoscere i gironi dell’inferno che i migranti vivono sulla loro pelle ogni giorno, anche come conseguenza degli accordi siglati il 3 aprile scorso tra Italia e Libia.
Cellulari nascosti nelle celle sovraffollate.
Le persone che abbiamo contattato direttamente in prigione si trovano nel carcere di Ganfuda, a circa dieci chilometri dalla città di Benghazi.
Il carcere a pieno regime “ospita” 500 detenuti.
Carceri finanziati con risorse italiane.
Molti centri di detenzione sono finanziati con i soldi italiani, come previsto nella legge Finanziaria 2005 a seguito degli accordi con Gheddafi, tramite uno stanziamento speciale di fondi (Articolo 1 – comma 544 – della legge 30 dicembre 2004 n. 311 recante disposizioni in materia di
“Finanziamento programma di cooperazione AENEAS in materia di flussi migratori”).
Di questa ricerca Fondazione IntegrA/Azione pubblica un primo estratto, per far sapere cosa succede in Libia, per ricordare quanto alto sia il prezzo umano degli accordi siglati con la Libia, nella speranza di un Paese che torni a puntare sull’accoglienza e l’integrazione segnando, finalmente, un segno atteso di discontinuità con il precedente governo Berlusconi e con le logiche della Lega Nord.
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