GRECIA VINCONO I CONSERVATORI: “I GRECI HANNO SCELTO L’EUROPA”
SAMARAS, IL LEADER DI NEA DIMOKRATIA: “GOVERNO AL PIU’ PRESTO, RISPETTEREMO GLI IMPEGNI”… BATTUTA LA SINISTRA RADICALE DI SYRIZA
“Oggi i greci hanno scelto di restare legati all’Europa. Questa è una vittoria per tutta l’Europa”. Così il leader di Nea Dimokratia, Antonis Samaras, ha commentato la vittoria nelle elezioni legislative davanti a giornalisti di mezzo mondo radunati nel centro stampa di Atene.
Il leader dei conservatori “pro euro” ha aggiunto che Nea Dimokratia ha intenzione di formare “prima possibile” un governo.
“Sono sollevato – ha detto Samaras – per la Grecia e per l’Europa. Appena possibile formare un governo”. “Chiedo a tutti i partiti che hanno lo stesso obiettivo, tenere la Grecia in Europa, di unirsi per formare un governo solido – ha aggiunto Samaras -. Rispetteremo le nostre firme e gli impegni presi dalla Grecia e lavoreremo per far uscire il Paese dalla crisi. Non si mette in alcun dubbio l’appartenenza della Grecia all’Europa”.
Quando è stato scrutinato oltre il 50% dei seggi, Nea Dimokratia è oltre il 30,35%, mentre Syriza è poco oltre il 26%, terzo il Pasok con il 12,65%.
A seguire i Greci Indipendenti 7,45 %, Alba Dorata 6,95%, Sinistra democratica 6,05%, partito comunista Kke 4,46%.
Vincendo le elezioni, i conservatori ottengono i 50 seggi del premio di maggioranza.
Al momento, Nea Dimokratia avrebbe 130 seggi, Syriza 70 e il Pasok 34. Conservatori e socialisti, insieme, avrebbero dunque la maggioranza dei seggi sui 300 disponibili in Parlamento.
Superato dalla sinistra radicale di Syriza e punito dagli elettori, il Pasok di Evangelos Venizelos diventa comunque decisivo per assicurare una maggioranza in Parlamento.
Il leader dei socialisti ha annunciato di essere favorevole a un governo di coalizione insieme a Nea Dimokratia, spingendosi anche oltre, alla proposta di un governo di “corresponsabilità ” sostenuto da quattro partiti: Pasok, Nea Dimokratia, Syriza e il piccolo Dimar, la sinistra democratica.
Ma Syriza, che avrebbe voluto ridiscutere da zero le misure fissate dalla Trojika, pur ammettendo la sconfitta, non entrerà nel governo guidato da Nea Dimokratia.
Lo ha affermato il leader Alexis Tsipras che ha chiamato al telefono Samaras per congratularsi subito dopo i primi risultati del voto, come ha reso noto il suo portavoce, Panos Skourletis.
“Il risultato elettorale odierno è un successo per noi perchè abbiamo avuto contro forze interne ed esterne alla Grecia, quindi ne siamo orgogliosi – il commento di Tsipras -. Syriza è un partito che si batte contro il memorandum. Comunque, parlando al tefono con Antonis Samaras, gli ho detto che in base ai risultati odierni egli è libero di formare il governo che riterrà più opportuno per il Paese. Noi saremo presenti come opposizione. E siamo anche sicuri che la validità e la giustizia delle nostre posizioni sarà confermata dai futuri sviluppi. Lunedì ad ogni modo tutto cambierà e per la Grecia sarà un nuovo giorno”.
Dora Bakoyannis, dirigente di Nea Dimokratia, ex ministro degli esteri ed ex sindaco di Atene, ha rivendicato dopo le prime proiezioni la vittoria del suo partito.
Lo hanno riferito radio di Atene. “Siamo il primo partito – ha detto la Bakoyannis – è venuta l’ora di formare un governo di unione nazionale per uscire dalla crisi”.
Dall’esito di questo voto dipendeva non solo il futuro del Paese ma anche le prossime mosse dell’Eurozona. I greci erano chiamati a scegliere tra “il rispetto degli impegni” , come ha detto ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel, o la rinegoziazione dei termini del prestito di salvataggio che ha comportato l’imposizione di severe misure d’austerità .
Le elezioni sono state convocate dopo il fallimento del voto del 6 maggio, che non ha garantito a nessun partito una maggioranza sufficiente per formare il governo.
In quell’occasione l’astensione era stata altissima: non aveva votato 40% degli aventi diritto.
In base ai dati del ministero dell’Interno di Atene, nella tornata odierna ha votato il 60,34% degli aventi diritto, quindi ancora alto l’astensionismo.
Gli aventi diritto sono quasi 10 milioni, su una popolazione di circa 11 milioni
(da “La Repubblica“)
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