I FRATELLI DE REGE DELLA POLITICA ITALIANA
SALVINI E DI MAIO, QUANDO LA POLITICA E’ FATTA SOLO DI PAROLE
Come ha scritto sul Corriere della Sera Angelo Panebianco, la politica non è fatta solo di azioni, ma anche di parole. Il guaio del nuovo corso che si è aperto dopo le elezioni del 4 marzo è che le parole producono più danni delle azioni (in verità molto poche).
I fratelli De Rege della politica italiana, i due vice presidenti del Consiglio che hanno preso in ostaggio il premier, di parole a sproposito ne stanno dicendo tante. E rendono ogni giorno attuale quanto Albert Einstein soleva dire.
A conoscenza del grande scienziato solo due cose non avevano limiti, lo spazio e la stupidità umana: mentre sull’illimitatezza del primo aveva dei dubbi, per la seconda solo delle certezze.
Cominciamo dal maggiore della celebre coppia.
Matteo Salvini ha preso carta e penna e ha inviato al quotidiano di via Solferino una lettera di risposta a un editoriale di Antonio Polito, nel quale l’autore si chiedeva se il Governo avesse una cabina di regia. Il ministro rivendica i suoi meriti nella lotta all’immigrazione clandestina e nella chiusura dei porti anche alle navi militari italiane o europee inquadrate nella operazione Frontex, come se questo fosse il solo e principale compito del sedicente governo del cambiamento e il metro di misura per valutarne l’iniziativa.
Senza voler giudicare la scelta politica (che non condivido nè rispetto) mi domando se sia il caso che un ministro affronti un problema tanto difficile e delicato trattando dei ‘poveracci’ che rischiano la vita nel Canale di Sicilia come degli scrocconi, che mistificano una condizione di disperazione (l’ultima trovata del ministro riguarda il fatto che i migranti tornano a trascorrere le ferie in patria) e consideri le Ong alla stregua di organizzazioni criminali alleate con i mercanti di carne umana, allo scopo di lucrare sulle risorse stanziate per l’accoglienza.
Questo è un modo, vile e disonesto, di disinformare l’opinione pubblica e di rassicurarla a non mettersi dei problemi di coscienza se qualcuno ci lascia la pelle, visto che, in verità , sono pochissimi quelli che hanno veramente bisogno, mentre la grande maggioranza degli invasori sbarca nella Penisola a cercare la ”pacchia” e a rubare, per quattro soldi, il lavoro agli italiani.
E ovviamente a delinquere. Ma ciò che offende ancora di più è la prassi di intimidire quanti criticano questa linea di condotta. Chi scrive non ha simpatia per Roberto Saviano, ma trova intollerabile che un ministro vada in televisione a minacciare di toglierli la scorta: una decisione che non è di sua competenza come si è affrettato a riconoscere a chi glielo faceva notare.
Ma possono apparati pubblici alle sue dipendenze ignorare le intenzioni di un ministro per di più vendicativo?
Lo stesso comportamento Salvini lo ha tenuto con Tito Boeri, reo di aver espresso opinioni diverse dalle sue sul tema dell’apporto dei lavoratori stranieri alla demografia e all’economia del Paese.
Per il ”poliziotto d’Italia” non conta che sul fronte demografico, lo scenario EPC-WGA (Commissione della politica economica della Ue) ipotizzi, rispetto alla precedente previsione (Europop 2013), una sensibile contrazione del flusso netto di immigrati ed indichi questo trend come un motivo di riduzione dell’offerta di lavoro, per di più in grado di porre seri problemi all’equilibrio dei conti pensionistici.
Siamo tornati al principio dell’eius regio, cuius religio: nell’Italia giallo-verde, in tema di immigrazione, vige il pensiero unico, perchè è stato votato dalla maggioranza degli italiani. Boeri è dunque avvertito: i giustizieri passeranno anche da via Ciro il Grande.
Per sua fortuna, il minore dei fratelli De Rege ha bisogno del professore bocconiano e lo difende; almeno fino ad ora, prima dell’accusa di concorso esterno in tabella intrufolata: del resto dove potrebbe trovare Luigi Di Maio una copertura tanto autorevole per il misfatto compiuto a danno dei vitalizi degli ex deputati e di quello da compiere sulle c.d. pensioni d’oro?
Anche su questi argomenti evito di dire la mia. Mi sembra, tuttavia, doveroso denunciare il linciaggio a cui sono sottoposti coloro che subiranno i tagli, alla stregua dei peggiori delinquenti e dei profittatori di regime. Ai c.d. pensionati d’oro (la caratura la decide Di Maio) è stato dato l’epiteto inaccettabile di ”parassiti”.
Ma quel che è ancor più inaccettabile è la campagna di dileggio e discredito che si sta preparano contro coloro che faranno ricorso.
Vedremo comparire delle liste di proscrizione pubblicate dai quotidiani e diffuse dai talk show, allo scopo di presentare come degli egoisti, se non dei veri e propri vermi, coloro che intendono avvalersi di un diritto riconosciuto dall’articolo 24 della Costituzione a ogni cittadino.
Ormai non spetta più ai giudici stabilire ciò che è conforme alla legge, ma al ”popolo” e a chi pretende di rappresentarne le istanze.
Persino ai giudici delle leggi, se chiamati a pronunciarsi, sarà imputato di decidere in base ad un conflitto di interessi che li porterà a difendere il proprio trattamento.
Buon ultima è arrivata la ”manina” che ha infilato una tabella ”non allineata” nel decreto Dignità , nella quale viene certificato, con la chiarezza dei numeri, che la controriforma dei contratti a termine potrebbe togliere di mezzo 80mila posti di lavoro in un decennio (con allegato corollario di minor gettito fiscale e contributivo).
Un ministro che si permette di minacciare di spoil system e di repulisti il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato è un irresponsabile.
Soprattutto se lo fa per liquidare un bravo civil servant come Daniele Franco e sostituirlo con una persona più accomodante quando ci sarà da mettere le ”bollinature” (la procedura di cui Di Maio non conosceva l’esistenza) sotto le norme di spesa.
A tal proposito il governo ha il diritto di scegliersi i dirigenti apicali nei gangli essenziali dell’amministrazione pubblica, nei tempi e nei modi previsti dalle leggi vigenti.
Ciò vale, alla scadenza del mandato, anche per il presidente dell’Inps. Ma non ha il diritto di accusare di fellonia degli amministratori e dei funzionari pubblici che eseguono il loro compito con onestà e professionalità .
Tuttavia, l’aspetto ancora più stomachevole riguarda i commenti che, sulla rete, accolgono prese di posizione critiche come le mie.
Nessuno si prende la briga di replicare nel merito, portando argomenti diversi e contrari. Si raccolgono solo offese, insulti e minacce. Soltanto attacchi alla persona.
Io non voglio dare definizioni esagerate a questo clima di odio che circola liberamente e si autoalimenta. Ma un’idea me la sono fatta.
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole. Anzi di antico.
(da “Huffingtonpost”)
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