IL 2024 PREOCCUPA LA METÀ DEGLI ITALIANI: TRA IL CAROVITA, L’AUMENTO DEI PREZZI DELLE BOLLETTE E DEGLI ALIMENTI, L’INFLAZIONE, LE TASSE SEMPRE PIÙ ALTE, LA DIFFICOLTÀ AD ACCEDERE ALLE CURE SANITARIE, IL CAMBIAMENTO CLIMATICO SARA’ UN ANNO DI PASSIONE
TRA CHI VOTA PER I PARTITI DI MAGGIORANZA, UNA CERTA DIFFIDENZA VERSO IL FUTURO TRASPARE TRA CHI VOTA LEGA (48,2% OTTIMISTI CONTRO IL 45% DI PESSIMISTI)
Alla fine di dicembre dello scorso anno avevamo lasciato un Paese in attesa. Con l’elezione del nuovo governo un italiano su 3 in un mix di ottimismo (15,9%), rassegnazione (17,6%) e paura (16,2%). Oggi, a poco meno di un anno di distanza con una nuova guerra in Medio Oriente e altri fronti di nuove instabilità geopolitiche, il sentimento dell’attesa rimane ancora vivo per un italiano su 4 (25,3%), crescono ottimismo e fiducia (17,8%) ma aumentano anche rabbia (10,3%) e paura (17%). […] solo il 36,5% degli intervistati oggi afferma di guardare il 2024 con fiducia, contro il 37,3% di gennaio.
Sono i più giovani a dichiarare un sentimento contraddistinto dalla positività, mentre gli over 65 guardano al 2024 con una certa diffidenza l’attesa prevale soprattutto per chi ha un’età compresa tra i 30 e i 60 anni. Sono le generazioni che si affacciano alla vita nella costruzione di una nuova famiglia, di un nuovo percorso lavorativo, o che devono mantenere o migliorare la stabilità conquistata e che hanno figli da indirizzare nel mondo supportandoli nel percorso che li porterà all’autosufficienza.
Ci troviamo di fronte a quello che è sempre stato definito “ceto medio” e che oggi sta tentennando nella complessità di identificarsi tra coloro che potranno dire di appartenere ad una classe medio-alta o nel vedersi impoverire e indietreggiare nel loro percorso verso una classe sociale medio-medio-bassa. E come non avere paura? Chi ha un reddito più alto sfida il nuovo anno a testa alta con una certa fede (36,6%); mentre i meno fortunati sono rassegnati (23,6%) alla paura (22,8%) e alla rabbia (13,4%) leggendo con grande pessimismo il futuro (57,7%).
L’ottimismo verso il nuovo anno appartiene, oltre che ai più giovani (48,2%), principalmente a chi possiede beni e mezzi di sussistenza in maniera maggiore rispetto a quanto possa occorrere per vivere.
L’Italia sta vivendo situazioni complesse. Il carovita, l’aumento dei prezzi delle bollette e degli alimenti, l’inflazione, le tasse sempre più alte, la difficoltà ad accedere alle cure sanitarie, i temi legati all’immigrazione, il cambiamento climatico e la mancata prevenzione del territorio sono le principali emergenze su cui l’opinione pubblica spinge per avere delle risposte.
Leggendo i risultati emerge chiara la propensione degli elettori dei partiti di governo ad essere più fiduciosi nel futuro rispetto ai sostenitori delle formazioni delle opposizioni.
Tuttavia si legge una certa diffidenza per chi dichiara il voto per la Lega di Salvini (48,2% ottimisti contro il 45% di pessimisti) e per gli elettori di Azione (41,3% ottimisti e 39, 2% pessimisti). Nel complesso è come se, rispetto ad un anno fa, non si avvertisse un vero cambiamento, ma più che altro un grande rimescolamento delle carte.
Si avverte l’assenza di una chiara e netta direzione politica. Questa percezione è comune sia nell’alleanza di governo, dove tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono annacquati gli obiettivi della campagna elettorale; sia tra le file del Partito Democratico, dove la nuova direzione sotto la guida di Elly Schlein non sembra aver trovato ancora la sua quadra. Anche per i 5 Stelle di Giuseppe Conte si profila la necessità di presentare una linea più chiara prendendo una decisione definitiva tra i diversi ruoli di Di Battista e Beppe Grillo, che a tempi alterni minano la stabilità del movimento.
Alessandra Ghisleri
(da “La Stampa”)
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