IL CAVALIERE SPINGE FUORI GLI EX AN E PREPARA L’ANNUNCIO
LO SCHEMA: TORNARE ALLA COSA AZZURRA…I SONDAGGI RISERVATI DANNO GIA’ IN PARTENZA UN 7% AL NUOVO PARTITO (UN ALTRO 7% RIMARREBBE PER ORA AL PDL)
Ad imperare è il caos, e la paura che la corsa di Silvio Berlusconi verso la rifondazione di Forza Italia sia quella che trascina tutti, lui compreso, verso il baratro. Il Pdl in queste ore è un partito dove nessuno sa cosa accadrà , ma scommette che la rivoluzione avverrà nel breve volgere di due-tre giorni.
Nonostante la frenata – almeno a livello verbale – del Cavaliere durante La telefonata a Canale 5 con Maurizio Belpietro, pochi seriamente ritengono che l’ex premier faccia marcia indietro.
Ormai – è opinione comune – la sua convinzione che serva una nuova creatura che superi il Pdl, o lo affianchi o lo derubrichi a refugium peccatorum , è così granitica che non c’è modo di fargli cambiare idea: si deve tornare al nome Forza Italia, ripete, ma rinnovandone il progetto con facce e contenuti inediti e di presa su un elettorato sempre più sconcertato.
E così, è ancora molto probabile che Berlusconi annunci già in questa settimana, dopodomani secondo i boatos, il lancio di Forza Italia, probabilmente da Milano da dove per ora non si è mosso, visto che ad Arcore continua a incontrare moltissimi esponenti del partito per sondare le loro intenzioni, ma anche per concordare eventuali mosse alternative.
Perchè è vero che la sua idea preferita resta quella di costruire un movimento leggero, con pochi fedelissimi, i migliori volti del Pdl e tantissimi esponenti della società civile, ma è altrettanto vero che un’operazione di questo genere ha enormi contraccolpi e difficoltà .
Due le principali: il ruolo di Alfano e dei vertici ex forzisti del Pdl e quello degli ex An.
Con Alfano il Cavaliere continua a parlare, anche attraverso i pontieri Letta e Ghedini che stanno tentando una quasi impossibile mediazione perchè non si consumi alcuno strappo. Berlusconi vorrebbe avere il suo delfino nella nuova Forza Italia, ma è disponibile anche a lasciargli il Pdl rinnovato purchè tutto avvenga in un quadro di unità .
Il segretario invece – ieri almeno lo ha ripetuto a tutti quelli che glielo hanno chiesto – non è disponibile ad entrare alla spicciolata in un progetto egemonizzato da Berlusconi e dal gruppo di fedelissimi come Bondi, Santanchè, Biancofiore, ma neanche può restare pacificamente capo del Pdl dal quale vengono pescati i migliori elementi e rimanere zitto e buono a sostenere la candidatura di Berlusconi alla premiership
Se Berlusconi rompe, è quello che ripete in via dell’Umiltà , le strade si dividono: magari avremo un partito piccolo, ma agile e indipendente, e capace di fare alleanze al centro.
Certo, alcuni temono che la posizione granitica mostrata fin qui possa vacillare nelle prossime ore, perchè «il richiamo della foresta, per uno come lui, sarà fortissimo», perchè alcuni volti a lui vicini potrebbero lasciarlo per andare nella creatura di Berlusconi (Gelmini, Verdini, forse Fitto).
Così si ragiona di piano B.
Se gli ex An fondassero, come Berlusconi vuole, un partito a sè stante – che vada da La Russa a Meloni, da Alemanno a Gasparri -, il problema sarebbe pressochè risolto: Alfano, liberato dal vincolo, potrebbe trasmigrare in Forza Italia e poi siglare l’alleanza con la destra.
Questo pensa Berlusconi e di questo ha parlato con lo stesso La Russa, convocato ad Arcore.
E l’ex coordinatore, all’uscita, dice di essersi «stancato di fare il capro espiatorio: se il problema siamo noi ex An, posso già dire che nelle prossime ore leveremo alibi e pretesti a tutti.
Le beghe tra ex forzisti se le risolvano tra loro…». È l’okay a un nuovo partito? «Non lo so, ci sono tanti modi per togliere alibi. Vedremo…» dice sibillino La Russa, perchè è noto che allo stato maggiore, da Alemanno a Gasparri, per non parlare di Matteoli, l’idea di tornare «ai vecchi schemi» come dice il capogruppo al Senato non piace neanche un po’.
E così si prosegue tra incertezze e paure.
Anche perchè i sondaggi non sembrano finora offrire dati incoraggianti: quelli dell’Ipr danno un 7% all’eventuale Forza Italia e lo stesso a un Pdl alfaniano, ovvero sommati la stessa percentuale che il Pdl da solo ha oggi.
E comunque, nessun sondaggio può calcolare l’effetto disgregazione che potrebbe innescare una mossa sbagliata.
Anche per questo, per evitare eventuali fughe di pezzi di partito al centro (la componente ciellina, dicono, potrebbe essere tentata in questo senso), Berlusconi starebbe premendo in ogni modo sui suoi senatori per evitare che si arrivi a un accordo sulla legge elettorale che cancelli il Porcellum.
Unico sistema, questo, che costringerebbe tutti i pezzi dell’eventuale diaspora pidiellina a fare comunque i conti con lui.
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera”)
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