IL MANIFESTO ANTISOVRANISTA DI PAPA FRANCESCO
CORRUZIONE E RAZZISMO “VERGOGNA DELLA POLITICA”
Un messaggio breve, quattro cartelle. Ma molto dense. In 7 punti. Con un titolo che dice già tutto: “La buona politica è al servizio della pace”.
Il tradizionale discorso del Papa per la Giornata del 1 gennaio – ricorrenza istituita da Paolo VI e celebrata per la prima volta nel 1968 – cala nel concreto della vita dei popoli e delle nazioni, perchè parla di politica, di politici e di scelte politiche.
Con un occhio anche alle prossime scadenze elettorali, che per gli europei saranno quelle del prossimo maggio, con il rinnovo dell’Europarlamento di Strasburgo.
Quasi un “Manifesto antisovranista”, un documento “antidivisivo”, che fa appello alla speranza del bene comune e all’immagine della “casa” e che nel libretto preparato dalla Libreria Editrice Vaticana è illustrato dalla figura della Giustizia, con in mano una spada e una bilancia.
Il messaggio costituirà certamente uno strumento di riflessione anche per i laici cattolici italiani, chiamati di recente dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, a uscire dall’irrilevanza pubblica in cui sono precipitati.
“Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica – si legge nel Messaggio di Francesco – costituisce un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto. Ne siamo certi: la buona politica è al servizio della pace; essa rispetta e promuove i diritti umani fondamentali, che sono ugualmente doveri reciproci, affinchè tra le generazioni presenti e quelle future si tessa un legame di fiducia e di riconoscenza”.
Ma della politica Francesco esamina, nel punto 4, anche i “vizi”: dalla corruzione alla xenofobia.
“Accanto alle virtù, purtroppo, anche nella politica non mancano i vizi, dovuti sia ad inettitudine personale, sia a storture nell’ambiente e nelle istituzioni. È chiaro a tutti che i vizi della vita politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano. Questi vizi, che indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione — nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone —, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della ragion di Stato, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio”.
Al punto 5 Bergoglio aggiunge: “In particolare, viviamo in questi tempi in un clima di sfiducia che si radica nella paura dell’altro o dell’estraneo, nell’ansia di perdere i propri vantaggi, e si manifesta purtroppo anche a livello politico, attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno”. E ancora, il Papa stigmatizza chi addossa ai più vulnerabili, ai migranti l’origine di tutti i mali.
Qualcuno griderà all’ingerenza politica di Francesco. Ma il Papa è molto attento a richiamare il magistero dei suoi predecessori: Giovanni XXIII, Paolo VI e Benedetto XVI (a cui è dedicato l’intero capitolo 3), insieme alle parole del cardinale vietnamita Nguyen Van Thuan che trascorse ben 13 anni in prigione nel suo Paese, di cui 9 in isolamento, e fu definito da Giovanni Paolo II testimone eroico della sua fede, di cui Francesco enuncia nel suo Messaggio le otto “Beatitudini del politico”.
Nessuno insomma potrà etichettare il documento per la giornata della Pace come “comunista”, o divisivo.
“Offrire la pace è al cuore della missione dei discepoli di Cristo” spiega il Papa.” Inviando in missione i suoi discepoli, Gesù dice loro: In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi” (Lc 10,5-6).
Ed è questo l’augurio di Francesco all’inizio del nuovo anno: “Pace a questa casa!”. “E questa offerta – continua – è rivolta a tutti coloro, uomini e donne, che sperano nella pace in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana.
La “casa” di cui parla Gesù – continua – è ogni famiglia, ogni comunità , ogni Paese, ogni continente, nella loro singolarità e nella loro storia; è prima di tutto ogni persona, senza distinzioni nè discriminazioni. È anche la nostra “casa comune”: il pianeta in cui Dio ci ha posto ad abitare e del quale siamo chiamati a prenderci cura con sollecitudine”.
La pace, secondo Francesco, è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Pèguy; è come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza. Lo sappiamo: la ricerca del potere ad ogni costo porta ad abusi e ingiustizie. La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione.
“Se uno vuol essere il primo — dice Gesù — sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9,35). Come sottolineava Papa San Paolo VI: “Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli — locale, regionale, nazionale e mondiale — significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città , della nazione, dell’umanità “.
In effetti, la funzione e la responsabilità politica costituiscono una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità .
Papa Benedetto XVI ricordava – continua il Messaggio – che “ogni cristiano è chiamato a questa carità , nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella polis. […] Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla Terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità , contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana”.
È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità , il rispetto reciproco, la sincerità , l’onestà , la fedeltà .
Il Messaggio continua con uno sguardo rivolto ai giovani, al futuro. “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perchè condannati a restare ai margini della società , senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro. Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti. Diventa una fiducia dinamica, che vuol dire “io mi fido di te e credo con te” nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. La politica è per la pace se si esprime, dunque, nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona.
“Cosa c’è di più bello di una mano tesa? Essa è stata voluta da Dio per donare e ricevere. Dio non ha voluto che essa uccida (cfr Gen 4,1ss) o che faccia soffrire, ma che curi e aiuti a vivere. Accanto al cuore e all’intelligenza, la mano può diventare, anch’essa, uno strumento di dialogo”.
Per Papa Francesco, ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune. “La vita politica autentica, che si fonda sul diritto e su un dialogo leale tra i soggetti, si rinnova con la convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione racchiudono in sè una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali”.
A cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, “mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità . È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate. Il nostro pensiero va, inoltre, in modo particolare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinchè le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità “.
(da agenzie)
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