IL MIRACOLO MATERA, DOVE ARRIVANO GIOVANI E STRANIERI A FARE IMPRESA
LA CAPITALE DELLA CULTURA 2019: NON VOGLIAMO DIVENTARE UNA CARTOLINA
E poi c’è Matera. Eccezione delle eccezioni. Capitale europea della cultura nel 2019. Dove tornano giovani andati a studiare al Nord o all’estero.
Dove arrivano gli stranieri a fare impresa. E dove a fronte di 60 mila abitanti l’anno scorso (dunque anche prima del successo della candidatura, sancito il 17 ottobre), i turisti sono stati 153mila persone per 244mila pernottamenti.
Raddoppiati in cinque anni eppure, anzichè esultare, a Matera si stanno preoccupando perchè i turisti stanno diventando troppi e crescono a ritmi troppo sostenuti (+16,5% in un anno), con il rischio di diventare «città cartolina».
Mordi e fuggi, perdendo l’anima.
Matera è un miracolo che non nasce all’improvviso. È il frutto di pensieri lunghi.
Dei giovani come l’urbanista Pietro Laureano che quarant’anni fa immaginarono di far entrare i Sassi nel circuito dei beni Unesco, primo sito del Sud.
E dei giovani come la sociologa Ilaria D’Auria, che nel 2009 immaginarono la candidatura a capitale europea, telefonarono a un professore italiano che insegna in Gran Bretagna e si fecero spiegare come si fa.
Ecco uno dei tratti peculiari (e originali, nel panorama italiano e non solo meridionale) del caso Matera: i tempi lunghi.
Il secondo è la capacità di attrarre capitali e persone da fuori.
I più conosciuti come l’attore Mel Gibson, che nei Sassi alla fine del 2002 girò il film sulla Passione di Cristo, o il milanese Daniele Kihlgren, che ha impiantato un albergo diffuso con tassi di riempimento costantemente sopra l’80%.
E i meno noti, ma non meno significativi: l’inglese che produce gioielli tra i Sassi con materiali di riciclo del territorio; l’architetto irlandese che restaura case nei centri storici lucani; la traduttrice americana che organizza il festival di letteratura rosa più importante d’Europa.
Terzo elemento: il turismo a Matera è destagionalizzato (una chimera in gran parte d’Italia), tanto che gli albergatori hanno chiesto di anticipare di due settimane il festival organizzato con Radio3, «perchè a fine settembre siamo già pieni».
Il fatto è che a Matera – altra eccezione – la parola turista non piace.
Nel dossier 2019 risuonano altre espressioni. Come «cittadino temporaneo», perchè l’obiettivo è trasformare chi arriva per un weekend in una persona che vive a Matera per un tempo più lungo, ci ritorna, si radica in quello che Vittorio Sgarbi definisce «un luogo assoluto».
Un’altra espressione chiave è «abitante culturale», riferito a una persona che non aspetta lo Stato ma si occupa personalmente del patrimonio culturale cittadino sentendosene proprietario e responsabile.
Per questo la vulcanica soprintendente Marta Ragozzino (una che due minuti prima dell’inaugurazione di una mostra trovi fuori sotto il sole a spostare le transenne, non dentro a stringere le mani alle autorità ) ha deciso di affidare ai materani le opere del museo di Palazzo Lanfranchi, consentendo di portarsele a case, per diventare «ambasciatori» della cultura nel quartiere.
«Tutto questo esisteva già , noi l’abbiamo trasformato in una narrazione – dice Paolo Verri, capo della struttura organizzativa – guardare tra vent’anni è l’unico modo per arrivare in tempo, se pensiamo a recuperare il tempo perduto non ce la faremo mai».
Quindi non solo b&b, festival, pub.
Tra due mesi arriveranno i primi venti allievi della scuola di restauro, per fare «export di competenze culturali» e partecipare nel tempo a progetti anche all’estero.
E una delle idee più forti del dossier di candidatura attiene al capitolo «open data e open democracy» con investimenti sugli studenti tra 8 e 12 anni, nella regione con il più basso tasso di lettura d’Europa.
Poi, certo, senza treni nazionali e aeroporti Matera resta lontana. Nei giorni scorsi la Regione Puglia ha stanziato 20 milioni per eliminare i cinque passaggi a livello che portano il viaggio delle ferrovie locali Bari-Matera a 75 minuti.
Chissà se fino al 2019 questa «grande opera» sarà completata e consentirà di viaggiare da Bari a Matera in treno in tre quarti d’ora (meno che in auto).
Ma in ogni caso quella che si presenterà all’Europa come capitale della cultura sarà una città tutt’altro che disconnessa.
Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa”)
Leave a Reply