IL PDL ALLE REGIONALI PRESENTA ESTERNI: SEGNO DI POCA STIMA PER UNA CLASSE DIRIGENTE DI NOMINATI
E’ ORA DI DIRE CHE IL PDL E’ INCAPACE DI SELEZIONARE UNA CLASSE DIRIGENTE ADEGUATA… A CHE SERVE UN PARTITO, SE POI SI DEVONO SCEGLIERE ESTERNI? … SICILIA NEL CAOS, PUGLIA CON IL CASO FITTO, ROMA CON UNA SINDACALISTA, CAMPANIA IN ALTO MARE…E IL NORD REGALATO A BOSSI
La cronaca di questi ultimi giorni ha portato in casa Pdl novità sostanzialmente negative, dando sempre più l’immagine di una struttura verticistica, dove i voti li porta e li perde il premier, con poco coinvolgimento delle strutture locali.
Se da un lato questo può rappresentare un’ancora di salvezza in determinate fasi, è evidente che ciò può costiture un handicap in quasi tutti gli altri momenti.
La Sicilia, emblema della vittoria del Pdl in un recente passato, ha visto il Pdl addirittura sfasciarsi, vittima dei contrasti tra gli uomini di Schifani e Alfano da un lato e quelli di Miccichè, buona parte di An e Lombardo dall’altra, arrivando ora a una crisi dichiarata alla Regione.
In Puglia il partito è quasi contento che il ministro Fitto sia stato rinviato a giudizio “solo” per corruzione, peculato e abuso d’ufficio, grazie al proscioglimento almeno per i reati di concussione e associazione a delinquere.
Ma stilare quasi un comunicato di vittoria, di fronte al rinvio a giudizio per sei reati, ci sembra una strana anomalia per chi dovrebbe gestire le elezioni pugliesi.
Siamo arrivati al punto che in Puglia verrà presentato alle regionali il giudice D’Ambruoso, quasi per voler far capire che nel Pdl esistono anche i magistrati e non solo gli inquisiti.
D’Ambruoso è esperto di terrorismo, ma non ha mai amministrato nemmeno il condominio, possibile che tutta la classe dirigente locale sia impresentabile? A Napoli girano più nomi e candidature che i numeri consigliati per il lotto, dopo avere per mesi rovinato l’immagine del partito con la candidatura del chiacchierato Cosentino.
Anche qua ora si parla, tra gli altri, di un altro giudice, Arcibaldo Miller, di Bertolaso, del presidente del Napoli De Laureantis, di un tecnico di area di sinistra, come l’ing. Cosenza.
A leggere i nomi emerge che sono tutti esterni, ce ne fosse uno che provenisse dalle strutture territoriali del partito.
E la grande delegittimazione di tutta la classe dirigente del Pdl è ancor più evidente nel Lazio, dove la candidatura regionale è indirizzata o verso Renata Polverini ( sindacalista Ugl) o verso Luisa Todini, imprenditrice ed ex eurodeputata di Forza Italia negli anni ’90.
Espressioni entrambe della società civile, non certo della classe dirigente di partito.
Il Pdl fa eleggere in queste regioni decine di parlamentari, alcuni vanno anche al governo, ma si vede che nessuno è in grado di governare la Calabria o il Lazio, e occorre pescare altrove.
Tutto questo dopo 15 anni dalla nascita del’alleanza di centrodestra fondata su un comitato elettorale e non su un radicamento territoriale, su due leader senza gruppi dirigenti alle spalle.
Non è un elemento da liquidare con superficialità , questo che solleviamo, si vedono poi le conseguenze anche al nord, dove il Pdl si sbraca davanti alle richieste della Lega che almeno ha il vantaggio di mettere la faccia dei suoi esponenti di rilievo, non le comparse teatrali.
Il Pdl è un partito che serve a pochi, poco strutturato, sicuramente verticistico e non certo un luogo dove si dibattano le linee politiche.
In periferia ognuno fa quello che gli pare e la linea politica uno se la fa in casa sperando sempre nell’effetto mediatico del premier.
Per ottenere poi una scarsa considerazione al momento delle scelte imposte dall’alto.
Domanda: avete mai sentito parlare di primarie nel Pdl? I nomi calano sempre dall’altro e spesso pure da fuori territorio.
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