IL PDL NON VA IN PIAZZA PER IL PREMIER: A MILANO CRESCE LA RIVOLTA DELLA BASE DEL PDL CONTRO BERLUSCONI
LA RUSSA E GELMINI HANNO DOVUTO RINUNCIARE AI BANCHETTI E AL VOLANTINAGGIO A SOSTEGNO DEL PREMIER PER MANCANZA DI MILITANTI…LA BASE CHIEDE LE DIMISSIONI DELLA MINETTI, DELLA RONZULLI, DELLA ROSSI E DI PURICELLI…”LA MINETTI CI HA FATTO PERDERE 300.000 VOTI”: FORTE IMBARAZZO NEI CIELLINI
Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini hanno dovuto ripiegare: niente banchetti nè volantinaggio in giro per Milano: i consiglieri di zona del Pdl si sono ribellati.
Più che una fronda interna si tratta della base lombarda del partito: Sara Giudice, figlia del socialista Vincenzo, il “noto estremista fascista” (come si definisce), Roberto Jonghi Lavarini e Fabrizio Henning, hanno lanciato una rivolta contro “i nani e le ballerine eletti nelle istituzioni”, raccogliendo oltre duemila adesioni e chiedendo le dimissioni dei consiglieri regionali lombardi Nicole Minetti e Giorgio Puricelli, della deputata Maria Rosaria Rossi e dell’europarlamentare Licia Ronzulli.
Tutti coinvolti nello scandalo dei festini ad Arcore e “con incarichi istituzionali e nomine”.
Giudice sintetizza la posizione degli oltre duemila firmatari. “Vogliamo essere i rottamatori del centrodestra, esigiamo pulizia nel partito; i vertici del Pdl accolgano la nostra richiesta e impongano a Minetti di dimettersi. Altrimenti dovremo recepire il messaggio: se i giovani che il partito vuole sono quelli come lei allora sono io che non mi riconosco più nel partito”.
Giudice già un anno fa aveva denunciato lo scandalo della candidatura di Minetti nel listino blindato di Roberto Formigoni.
“Se avevamo dei dubbi oggi quei dubbi sono divenuti certezze assolute”, spiega Jonghi Lavarini. “Le intercettazioni della Minetti non lasciano spazio a interpretazioni, è evidente il motivo per cui è stata messa in lista. Così come Ronzulli o a Roma sulla Rossi, tutti avevano perplessità sulle candidature che uscivano dal cilindro di Berlusconi. Ronzulli addirittura una volta si presentò pretendendo di diventare coordinatore regionale del partito al posto della Gelmini, una vergogna”.
Dopo la pubblicazione delle intercettazioni risulta evidente quale sia il motivo dell’ascesa politica “di alcuni di loro”, prosegue Lavarini.
“Il problema è che se per la Minetti un pompino vale 300 euro, per noi la Minetti vale 300 mila voti in meno che regaliamo alla Lega”.
Ci sono, aggiunge, “posizioni indifendibili, se n’è accorto persino Lupi.
Lo ha riconosciuto anche Romano La Russa, in camera caritatis, così fan tutti; forse la Santanchè finge di non vedere la realtà , mentre Formigoni si è chiuso nel silenzio”.
Niente banchetti nè volantini a Milano, dunque: “Si deve fare pulizia, basta così”.
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