IL POPOLO DELLE CASETTE BIFAMILAIRI TORNEREBBE A PAGARE L’IMU
IMU, LA FARSA CONTINUA: ORA SPUNTA LA STANGATA SUI VILLINI O IL FAR PAGARE OLTRE I 600 EURO DI TASSAZIONE
L’operazione di “rimodulazione” dell’Imu sta imboccando l’ultima curva.
La tempistica è stata dettata dal ministro dell’Economia Saccomanni: prima delle vacanze.
Le modalità sancite dal discorso di Letta in Parlamento: “riforma” dell’attuale tassazione sulla casa.
I tecnici sono al lavoro per trovare una soluzione e, ad oggi, il campo delle ipotesi di intervento si è ristretto a due.
La prima è quella più tradizionale, di cui si discute da settimane e che sarebbe in grado di esentare dal pagamento l’85 per cento di coloro che possiedono la prima casa.
Si tratterebbe di elevare, figli esclusi, la franchigia di ulteriori 400 euro che si aggiungono agli attuali 200 di base portando il totale delle detrazioni a 600 euro.
In questo modo il livello di coloro che non pagano l’Imu sulla prima casa si alzerebbe e la tassa rimarrebbe a carico solo di coloro che possiedono abitazioni con una rendita catastale molto alta.
Tuttavia con questo meccanismo, a scarsa selettività , non si riuscirebbe a colpire immobili di basso valore catastale, spesso situati nei centri storici, ma con un alto valore di mercato e abitati dalle fasce più abbienti.
A meno che non si leghi l’entità della detrazione al reddito Isee come emergerebbe dagli orientamenti della Commissione Finanze del Senato.
Questa operazione viene comunque valutata in un costo approssimativo di 3,3 miliardi
Nelle ultime ore tuttavia si sarebbe concretizzata una nuova ipotesi tecnica. L’obiettivo sarebbe sempre quello far pagare l’Imu a chi sta meglio ed esentare le fasce più basse.
Il parametro sarebbe tuttavia quello della classe catastale di appartenenza dell’abitazione: verrebbe tracciata una linea di demarcazione tra esenti e pagatori, come del resto è stato fatto per il rinvio dell’acconto di giugno quando le classi catastali di lusso (A/8, A/9 e A/1, circa 44.792 abitazioni principali) hanno continuato a pagare mentre tutte le altre tipologie hanno beneficiato del rinvio.
A differenza di allora il nuovo provvedimento prevederebbe lo spostamento, dalla classe degli esenti a quella dei pagatori, della cruciale categoria A/7, quella dei villini, che sarebbe di fatto equiparata ad una abitazione di lusso.
Non si tratta di una cosa di poco conto: i villini, cioè le casette a schiera e le bifamiliari, che popolano la tranquilla provincia italiana, sono 1 milione e 333 mila pari al 6,5 per cento del totale e in grado di fornire 800 milioni di gettito secondo le stime della Uil servizio politiche territoriali.
Presumibilmente abitate dalla piccola borghesia.
Il popolo dei villini si troverebbe così colpito di nuovo dall’Imu prima casa: dal punto di vista del numero degli esenti, l’operazione avrebbe sicuramente un impatto positivo in grado di sgravare la maggioranza dei possessori di prima casa (circa il 90 per cento)
Tuttavia anche in questo caso il parametro della classe catastale di appartenenza non garantirebbe la selettività in base alla situazione patrimoniale del contribuente.
Molti villini vengono infatti ancora accatastati in classi come la A/2 e non cadrebbero così nelle maglie della nuova Imu.
Inoltre resterebbe sempre aperto il problema di far pagare agli attici di Piazza di Spagna e Via Montenapoleone, oggi ancora spesso inseriti in classi popolari, in base ad una adeguata rendita catastale.
Tutto ciò a meno che non si inserisca all’ultimo momento la variabile-Fassino.
Il nuovo presidente dell’Anci ha sul suo tavolo il dossier-Imu, con i Comuni in cronica mancanza di liquidità .
Costretto ad agire rapidamente, il governo potrebbe decidere di mettere una croce sopra l’Imu e di stabilire che la tassa sulla casa si paghi non più in base alle rendite catastali ma in base ai metri quadrati e ai componenti del nucleo familiare.
Saranno così i singoli Comuni, sotto i propri gonfaloni, a gestire le maggiori imposte che gravano sulla prima casa.
(da “La Repubblica”)
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