IL VIROLOGO CRISANTI: “IO AVREI ASPETTATO PRIMA DI FAR RIPARTIRE I VIAGGI TRA LE REGIONI”
DUBBI SULLA LOMBARDIA: “NON SAPPIAMO A QUANDO SI RIFERISCANO I TAMPONI CHE COMUNICANO OGNI GIORNO”
“Diciamo che è stata una decisione precipitosa. Io avrei aspettato prima di fare ripartire i viaggi interregionali, in particolare dalla Lombardia dove ancora non c’è chiarezza sui dati”.
Lo dice al Messaggero il professor Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e virologo, che da giorni sta ripetendo che “non siamo usciti dall’epidemia, anche se i dati sono migliorati”.
Crisanti frena le fughe in avanti (“non riaprirei le discoteche”); ora ha dubbi sulla bontà della scelta del governo di concedere i viaggi interregionali senza distinzioni, anche in quelle zone che ogni giorno registrano 200-300 nuovi casi positivi.
“Partiamo da un presupposto – premette – il rischio zero non esiste, un virologo risponderebbe che anche un solo caso positivo è troppo perchè potenzialmente può diffondere il contagio. Ma in questa vicenda il problema con cui abbiamo a che fare in Lombardia è un altro: non sappiamo a quando si riferiscano quei tamponi positivi che comunicano ogni giorno, quando sono stati materialmente fatti o richiesti. Da quello che risulta, si va anche parecchio indietro nel tempo. In questo modo è molto difficile azzardare delle valutazioni”.
Alla quasi-vigilia della riapertura dei confini regionali prevista per il 3 giugno, la sorvegliata speciale per i dati del contagio resta da più parti la Lombardia. Ne sono una dimostrazione le dichiarazioni di vari sindaci e presidenti di regione, prevalentemente al Sud — è il caso di Vincenzo De Luca, per esempio — per cui la riapertura dell’area più colpita è prematura.
E questo si spiega in parte con il fatto che più del cinquanta percento dei contagi in Italia sono concentrati nella regione lombarda. L’altra spiegazione riguarda le incertezze e i dubbi sull’affidabilità dei numeri forniti quotidianamente dalla Regione.
Non sono mancate le polemiche su nei scorsi giorni, a partire dalla ricostruzione pesantissima fatta della Fondazione Gimbe di Nino Cartabellotta alla regione Lombardia di combinare «magheggi sui numeri» (la regione ha annunciato la querela). Oggi a insinuare altri dubbi è Andrea Crisanti, “l’uomo dei tamponi” del Veneto, virologo e direttore del laboratorio dell’Azienda ospedaliera di Padova.
Secondo Crisanti infatti «[…] non sappiamo a quando si riferiscano quei tamponi positivi che comunicano ogni giorno, quando sono stati materialmente fatti o richiesti. Da quello che risulta si va anche parecchio indietro nel tempo».
Il problema è duplice perchè se da una parte i tamponi eseguiti diversi giorni fa non possono darci un’idea precisa dell’attuale numero di contagi, non possono neppure aiutarci a capire se l’alleggerimento delle misure restrittive ha funzionato o se ha portato a una nuova ondata di contagi che procede inosservata.
«Sono tamponi riferiti a infezioni avvenute anche parecchie settimane fa — insiste Crisanti.- In questo modo non è proprio possibile prendere una decisione che calcoli tutti i rischi, in modo corretto. Non sappiamo se in Lombardia vi sia l’effetto delle riaperture del 18 maggio, quanto abbia influito la fine del lockdown», dice il direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova.
/(da agenzie)
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