IN CASO DI CONDANNA SONO TUTTI D’ACCORDO: SARA’ L’AMNISTIA A SALVARE ZIO SILVIO
L’APERTURA DEL MINISTRO MAURO DI SCELTA CIVICA A FAVORE DI UN PROVVEDIMENTO DI AMNISTIA PER UNA “STAGIONE DI RICONCILIZIONE”
L’ex berlusconiano Mario Mauro, ministro per la Difesa, dovrebbe avere mestiere con carri armati e aerei caccia, ma si è schierato sul fronte giustizia, a poche ore dal verdetto del processo Ruby che inquieta il Cavaliere, già preoccupato per la condanna Mediaset a 4 anni: “Contrariamente a molti — dice al Corriere — io penso che per fare la riforma della giustizia ci voglia un provvedimento di amnistia”.
Il ministro è angosciato per le carceri, che ospitano 65.866 detenuti e la capienza si ferma a 46.995?
Mauro va oltre, s’intrufola in un panegirico che potrebbe segnare l’estate di governo e Parlamento: “Una stagione di riconciliazione comincia rimuovendo tutte le cause che fanno pensare alla politica come a una dimensione di scontro, senza esclusioni di colpi”.
Chissà se il montiano si riferiva al Cavaliere, che teme le pene accessorie incluse nelle sentenze, cioè l’interdizione ai pubblici uffici e si sovrappone a una questione serissima: le carceri in condizioni incivili.
La soluzione la prevede l’articolo 151 del Codice Penale: “L’amnistia estingue il reato e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie”.
Le Camere non hanno mai ospitato una maggioranza così larga e ampia, e la votazione, che richiede i due terzi, non è impossibile.
Non fu nemmeno sette anni fa, nonostante il precario esecutivo di Romano Prodi, per l’indulto firmato Clemente Mastella.
Mauro ha riproposto, però col taglio politico, la possente apertura del ministro Cancellieri: “La via maestra potrebbe essere l’amnistia, ma decide il Parlamento”, ha detto qualche giorno fa.
Per la disumana situazione nei penitenziari italiani, che l’Europa non smette mai di rimprovera a palazzo Chigi, proprio il ministro per la Giustizia vuole intervenire con un decreto.
E poi tocca al Parlamento, per l’amnistia, e quelli sensibili al Cavaliere non si fanno pregare: “Un atto di clemenza è necessario, noi siamo disponibili, non saprei dire se il pensiero ‘riconciliazione’ di Mauro era per il nostro presidente…”, dice Saverio Nitto Palma, ex ministro, ora senatore Pdl e presidente in commissione Giustizia.
Il Partito democratico, seppur impera assieme ai berlusconiani, si divide su questo argomento scivoloso, che potrebbe servire un regalo a Berlusconi.
Il democratico di estrazione prodiana Sandro Gozi, che ha presentato una proposta di legge per indulto-amnistia a Montecitorio, quasi una fotocopia di quella al Senato trasversale Pdl-Pd, resta disponibile: “Parlare di amnistia non deve essere vietato dalla presenza dei problemi giudiziari di Berlusconi. Quindi, se l’ipotesi avanzata dal ministro Mauro serve per andare oltre, per affrontare la riforma della giustizia a prescindere dalle vicende di Berlusconi, la condivido”.
Che c’entri o meno Berlusconi è quasi inevitabile, c’entra.
Al governo la fanno passare per “riconciliazione”.
E così Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, non cambia opinione: “Noi siamo sensibile al tema carceri, per questo vogliamo che ci siano pene alternative per evitare il sovraffollamento. Ma non va concessa l’amnistia, come capitò per l’indulto, per rinviare il problema di qualche anno. Il nostro sistema ha bisogno di una riforma strutturale, non di scorciatoie che potrebbero avere un’utilità politica”.
La giovane renziana Lia Quartapelle si aggancia a Zanda: “Ci sono dei progetti di legge in discussione, anche in fase avanzata in Commissione. à‰ inutile andare con la testa altrove”.
Anche il Movimento Cinque Stelle, che già aveva individuato nel testo Cancellieri un aiutino per il Cavaliere, cioè i settantenni in libertà se la pena non supera i 4 anni, annusa il pericolo: “Ci sono tante strade percorribili per dare umanità ai detenuti, per noi non è valida quella — spiega il capogruppo a Montecitorio, Riccardo Nuti — che può agevolare l’impunibilità di Berlusconi”.
I centristi di Scelta Civica, che ripongono in Mauro le ultime speranze di visibilità mediatica e politica, non si fanno troppe domande.
E il magistrato e deputato Stefano Dambruoso al desiderio di “riconciliazione” di Mauro affianca la “stabilità ”.
Giù la maschera, tendiamo una mano, anzi il braccio verso Berlusconi: “All’interno di Scelta civica Mario Mauro è uno dei rappresentanti con più esperienza politica e in chiave politica l’amnistia può essere una concausa per raggiungere quella stabilità a cui Mauro fa riferimento”.
Gianfranco Rotondi è un democristiano, ora votato al Cavaliere, che interpreta bene i segnali. E se promuove Mauro, non lo fa per cortesia: “Rompe un tabù. Questo paese è paralizzato da vent’anni da una guerra fra poteri”.
Il governo potrà sempre dire che delibera il Parlamento.
Quel Parlamento che unisce Pdl e Pd.
E pazienza se qualche democratico dovrà provare ancora disgusto.
Carlo Trecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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