IN ITALIA CI SONO 1,1 MILIONI DI UNDER 35 CONSIDERATI AD ALTO RISCHIO DI DIPENDENZA DAI SOCIAL
SEMPRE PIU’ GIOVANI AMMETTONO CHE VORREBBERO LIMITARE IL TEMPO TRASCORSO SUI PROPRI TELEFONINI, MA NON RIESCONO A FARLO
Tornare a guardarsi negli occhi, senza più comunicare solo attraverso uno schermo digitale. È questo il sogno della piccola comunità francese di Seine-Port. La maggior parte del comune, che conta 2000 abitanti, vorrebbe che negli spazi pubblici del piccolo borgo venisse vietato l’uso degli smartphone.
Una scelta che non è stata presa autonomamente dalle autorità cittadine ma è frutto della volontà popolare: è stato infatti indetto un referendum sulla materia e su 277 partecipanti alla consultazione, il 54% ha votato a favore. Alla luce dell’esito del voto, il sindaco ha già fatto sapere che inviterà gli esercizi commerciali locali ad apporre in vetrina un adesivo con il divieto di utilizzo dei telefoni cellulari. Inoltre, gli esercenti sono invitati a non servire i clienti che sono al telefono all’interno dei loro negozi. «L’obiettivo principale di questa misura è combattere la dipendenza. Al giorno d’oggi non riusciamo a staccare gli occhi dagli schermi», spiega il sindaco.
Sono circa 1,1 milioni gli italiani con meno di 35 anni ad alto rischio di dipendenza dai social media. È quanto emerge da una ricerca realizzata dall’istituto Demoskopika. Più a rischio di tutti i giovanissimi della fascia 18-23 (oltre 430 mila, il 38% del totale), seguiti dai 390 mila di età compresa tra 24 e 29 anni (34,5%) e dai 308 mila della fascia 30-35 (27,5%). Tra i social più utilizzati Instagram (76,9%), Youtube (73,1%) e TikTok (67.3%), mentre il 90,4% dei ragazzi afferma di usare Whatsapp tutti i giorni per scambiarsi messaggi. In Sicilia, Campania, Umbria e Lazio i bacini di utenza maggiormente vulnerabili.
Dal bisogno ossessivo di consultare i device per controllare le notifiche e gli aggiornamenti all’incapacità di smettere di usarli anche dopo ripetuti tentativi, fino a uno stato diffuso di ansia e irritabilità dovuti al loro mancato utilizzo. Secondo un report realizzato dall’associazione “Social Warning”, oltre la metà dei 20mila studenti italiani di età compresa tra 11 e 18 anni coinvolti nella ricerca vorrebbe limitare il tempo trascorso sui propri device, ma non ha ancora adottato misure concrete per farlo.Per affrontare questa crisi, potrebbe essere utile secondo Rio «avviare una capillare campagna di comunicazione della Presidenza del Consiglio», campagna finalizzata a promuovere, specialmente tra i ragazzi, una «cultura digitale più consapevole» che li metta in guardia sui potenziali rischi legati a un uso eccessivo delle piattaforme.
§Non sarebbe la prima volta che la politica entra a gamba tesa sui social. Già lo scorso mese il sindaco di New York, Eric Adams, aveva definito le piattaforme «una tossina ambientale», precisando che non starà a guardare mentre «Big Tech monetizza sulla privacy dei nostri figli, mettendo a rischio la loro salute mentale» e giurando di trattare i social come un «pericolo per la salute pubblica» alla stregua di «tabacco e pistole […] In attesa delle prime direttive, l’ufficio del sindaco ha già divulgato alcune raccomandazioni: niente social prima dei 14 anni e controlli più severi in famiglia.
Dalla stessa ricerca emerge però come quegli stessi ragazzi, abbandonati al web dall’assenza di controlli genitoriali e da un vuoto normativo non più trascurabile, abbiano deciso di rimboccarsi le maniche e prendere in mano la situazione. Il 73% non condivide informazioni sensibili, il 61% verifica tutte le richieste di amicizia, il 58% utilizza strumenti come il blocco degli utenti o la rimozione dei follower. Oltre la metà dei teenager per proteggersi dai rischi dei social oggi rende il proprio account privato, mentre il 39% sceglie di attivare uno o più filtri sui contenuti.
(da agenzie)
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