IN UCRAINA C’È LA GUERRA E IN ITALIA IL GOVERNO RISCHIA DI CADERE SUI BALNEARI. NON CI RESTA CHE PIANGERE
LA FURIA DI DRAGHI CONTRO FORZA ITALIA E LEGA: CONSIGLIO DEI MINISTRI PER ISOLARE SALVINI… LA LEGA SI SPACCA. I MINISTRI DEL CARROCCIO NON SEGUONO IL LORO SEGRETARIO E DICONO SI’ ALLA QUESTIONE DI FIDUCIA
La convocazione arriva improvvisa: «Consiglio dei ministri straordinario alle 18». Sulla chat dei ministri nessuno ne sa niente, «cosa vorrà dirci Draghi?». Uno dei pochi che avrebbe potuto rispondere alla domanda è Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera: il premier è pronto a minacciare la crisi se non si risolve la questione dei balneari.
Finita la seduta a Montecitorio Draghi avvicina Barelli, i due si conoscono per aver condotto la complicata trattativa sul catasto, finita con un accordo che stavolta sembra lontano. La mattinata tutto sommato è andata più liscia del previsto, ma il presidente del Consiglio ha un altro cruccio che riversa all’interlocutore: «Sono molto preoccupato per il ddl Concorrenza, sono trascorsi mesi e non si è risolto niente».
La conversazione comincia in Aula, ma si forma un capannello e allora Barelli e Draghi si isolano e continuano a parlare, prima nelle stanze del governo dietro al Transatlantico e poi nell’ascensore che porta al piano sotterraneo che conduce a Palazzo Chigi.
Il dirigente berlusconiano, sebbene non segua direttamente il dossier dei balneari (l’imbuto si è creato al Senato) tenta di rassicurare il premier: «Le soluzioni si sono sempre trovate e si troveranno anche stavolta, serve buona volontà, ma è importante che ce la mettano tutti». Sottinteso, anche il governo. Parole che Draghi ascolta con attenzione, ma che non bastano a rassicurarlo, tanto che dopo qualche ora arriva la convocazione del Consiglio dei ministri.
Che fosse una giornata complicata tra governo e maggioranza, specie con i partiti del centrodestra, lo si poteva immaginare già di prima mattina. Alle 8 a Palazzo Chigi va in scena un incontro, tra i relatori del ddl Concorrenza (Paolo Ripamonti e Stefano Collina), gli esponenti del governo (i ministri Massimo Garavaglia, Federico D’Incà, la sottosegretaria Caterina Bini e il viceministro Gilberto Pichetto) e il sotto segretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.
La proposta leghista di spostare le gare per le spiagge al 31 dicembre e di aumentare gli indennizzi per i concessionari uscenti viene respinta: «Sarebbe una spesa enorme per lo Stato», dice Garofoli.
Lo stallo è certificato e le posizioni si radicalizzano. Il governo chiede che la commissione industria del Senato cominci a votare le parti meno controverse del ddl concorrenza, lasciando per ultima la questione dei balneari in attesa di un accordo. Una proposta respinta dal centrodestra.
La tensione sale quando Anna Maria Bernini e Massimiliano Romeo, i capigruppo di Forza Italia e Lega in Senato, diffondono una nota: «Sul tema delle concessioni balneari sono necessari ulteriori approfondimenti per arrivare a un testo condivisibile e quindi condiviso».
Uno stop che irrita il presidente del Consiglio che a quel punto convoca i ministri, in forma urgente. Ai colleghi Garavaglia racconta che nel corso della mattinata aveva avvisato Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega (il suo partito), «Draghi si è stufato», chiedendo di abbassare la tensione. Un consiglio che rimane inascoltato.
Il treno ormai è in corsa e il premier non ha intenzione di fermarlo. Anzi, sceglie di drammatizzare. Quando si trova i ministri davanti, saluta, apre la seduta e si limita a leggere freddamente un testo, il cui senso è: si trovi un accordo in commissione industria, oppure il governo metterà la fiducia sul testo base del 3 dicembre, che gran parte della Lega e delle associazioni di categoria ritiene inaccettabile.
Draghi indica anche una scadenza precisa: 31 maggio. Ci sono dieci giorni per trovare un accordo, poi se le cose dovessero andar male, un minuto dopo il premier sarebbe pronto a salire al Colle.
Lo stesso ministro del Turismo interviene per fotografare la situazione. Il ricorso alla fiducia va approvato dai membri del governo e nessuno fa obiezioni, nemmeno il capodelegazione Giancarlo Giorgetti si mette di traverso.
Si apre così un nuovo fronte nel Carroccio che poi è sempre lo stesso: da una parte i ministri e dall’altra Matteo Salvini. Il segretario pur evitando gli ultimatum utilizzati nel corso della trattativa sul catasto, quando arrivò a minacciare apertamente la crisi, non può cedere sui balneari, non solo per la pressione delle associazioni (che la Lega ha rappresentato da sempre), ma anche per la costante minaccia rappresentata da Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia, infatti, è pronta a utilizzare l’argomento in una campagna elettorale nella quale ha messo la Lega nel mirino. Salvini avrebbe quindi bisogno di una sponda da Palazzo Chigi, ma stavolta rimane isolato. Nemmeno i suoi ministri lo seguono.
Una situazione non diversa da quella vissuta da Forza Italia. Da una parte Maurizio Gasparri e Anna Maria Bernini danno battaglia al Senato, dall’altra, Maria Stella Gelmini dice: «Bene aver ascoltato le categorie, bene aver accolto diverse proposte dei balneari, ma ora bisogna correre per rispettare gli impegni del Pnrr».
Oggi si apre a Napoli la convention di Forza Italia, l’aria da resa dei conti interna rischia di far passare in secondo piano quello che doveva essere l’evento: il ritorno di Silvio Berlusconi sotto al Vesuvio.
(da agenzie)
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