INCENERITORI: DI MAIO LI ODIA MA I SINDACI M5S LI USANO
STORIE DI ORDINARIA CONTRADDIZIONE
Il primo in assoluto a fregare il popolo sugli “inceneritori” (il modo in cui il M5S chiama i termovalorizzatori quando non sono sui territori che amministra) fu Federico Pizzarotti: si fece eleggere mentre Beppe Grillo prometteva che per fare l’inceneritore a Parma si doveva passare sul suo cadavere ed è ancora vivo e vegeto insieme all’inceneritore.
Certo, nel frattempo è uscito dal MoVimento 5 Stelle ma che il metodo di governo M5S (TAP, ILVA, condoni edilizi, prossimamente TAV) sia quello inaugurato dall’attuale sindaco di Parma è indubbio.
Sergio Rizzo sul Corriere della Sera oggi ricorda che non c’è solo lui in lista:
Il sindaco grillino di Livorno Filippo Nogarin ha garantito che l’inceneritore livornese sarà spento nel 2022: intanto però ha funzionato durante tutto il suo mandato. Cinque anni. Del resto, se l’era trovato già acceso.
Come è successo a Chiara Appendino, sindaca di un Comune, Torino, dove c’è il terzo inceneritore d’Italia per dimensioni.
Il quinto sta invece a San Vittore del Lazio ed è di proprietà dell’Acea, la municipalizzata del Comune di Roma guidato da Virginia Raggi.
I tre capoluoghi controllati dai grillini hanno dunque inceneritori pienamente operativi. E Di Maio non può ignorarlo.
Comprensibile: fa parte delle contraddizioni tipiche fra propaganda e realtà . Però non si può non sottolineare.
A Roma tra l’altro, proprio a causa del sottodimensionamento oltre che per il flop della differenziata che è stata cancellata in alcuni quartieri, si vive un’emergenza monnezza quotidiana mentre si paga una delle tariffe rifiuti più alte d’Italia e si continuano a mandare i materiali di scarto negli altri paesi o nelle altre regioni per bruciarli, ovviamente a pagamento.
Con aggravio di spesa sulle tasche dei cittadini. Quelli che il M5S dice di voler tutelare, avete presente?
(da “NextQuotidiano“)
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