INCHIESTA LEGA, UN TROJAN NEL CELLULARE DEI COMMERCIALISTI
LA PROCURA DI MILANO HA INSERITO UN SOFTWARE SPIA NEL TELEFONINO DEL REVISORE DELLA LEGA MICHELE SCILLIERI… INTERCETTATO OGNI INCONTRO, ANCHE NELLA SEDE DI VIA BELLERIO
«Ne faremo altre mille la prossima volta andrà bene, invece di 50 ne prendi 70». È quanto dichiara il commercialista Scillieri, in un’intercettazione del 19 maggio 2020 finita agli atti dell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission (per cui giovedì sono state arrestate 4 persone, tra cui lo stesso Scillieri, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Fabio Barbarossa).
Nell’ordinanza del gip si legge che «Di Rubba e Scillieri a proposito della conclusione infelice dell’affare relativo alla fondazione e ai terreni (da intendersi il complesso immobiliare) concordano circa la necessità di superare il malcontento serpeggiante tra i sodali in conseguenza dei guadagni rivelatisi minori del previsto».
Il gruppo «del quale si sono potute ben saggiare le potenzialità operative, beneficia degli incarichi di rilievo tuttora ricoperti da alcuni componenti negli organigrammi di numerose società ed enti, tra i quali anche soggetti di diritto privato a partecipazione pubblica», aggiunge Fanales.
L’intera operazione dell’acquisto della sede di Lombardia Film commissione avrebbe avuto fin dall’inizio una «natura sostanzialmente appropriativa, concretizzando di fatto l’impossessamento degli 800mila euro stanziati dalla Regione Lombardia, da parte dell’allora presidente Di Rubba (carica che ha rivestito fino al 2018 ed alla quale era stata designato dalla Regione Lombardia su indicazione della Lega, ndr) e dai suoi sodali», come si legge in uno dei passaggi principali dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Milano Giulio Fanales.
L’operazione immobiliare risulterebbe priva di una reale giustificazione economica perchè sarebbe stato solo «lo schermo giuridico dietro il quale occultare l’unico intendimento perseguito, ossia la distrazione del fondo erogato dall’Ente pubblico a favore dell’allora presidente Di Rubba e dei suoi complici», aggiunge il gip nelle 60 pagine dell’ordinanza.
Un affare, che, secondo la prospettazione dell’accusa, aveva anche l’obiettivo di sottrarre «l’immobile alle legittime e consistenti pretese creditorie avanzate dall’Erario dello stato sui beni della Paloschi srl», aggiunge il giudice.
La Paloschi, infatti, si trovava in pessime condizioni finanziarie quando cedette il capannone di Cormano all’Andromeda srl amministrata da Luca Sostegni, il prestanome di Scillieri arrestato a metà luglio mentre tentava di estorcere 30mila euro ai tre commercialisti molto vicini alla Lega di Matteo Salvini minacciandoli di rivelare cosa facevano nei loro studi professionali, quelli di Manzoni e Di Rubba nei pressi di Bergamo sono stati anche perquisiti dalla Procura di Genova namatricell’inchiesta che dà la caccia ai 49 milioni di euro di fondi elettorali della Lega che sono spariti nel nulla. Per anni Sostegni ha fatto da testa di legno per Scillieri e a volte anche per gli altri commercialisti indagati. Intercettato, infatti, minacciava che avrebbe rivelato gli affari poco chiari che c’erano dietro anche altre operazioni simili.
Nella sostanza, una società che rischia il fallimento e che deve molti soldi allo stato, nel caso della Paloschi più di mezzo milione di euro per tasse non pagate, e che ha come unico cespite di valore un immobile, lo cede ad un’altra società , in questo caso la Andromeda, in modo da evitare che possa essere aggredito dal fisco.
Così, quando l’erario arriva non trova nulla se non, solitamente, una impresa in liquidazione. Da qui la contestazione di evasione fiscale mossa dai pm milanesi Eugenio Fusco e Stefano Civardi.
L’immobile intanto veleggia di società in società e alla fine viene veduto. In questo caso, l’acquirente è stato Lombardia film commission che l’ha pagato, secondo le indagini della Guardia di finanza di Milano, al doppio del suo valore reale con soldi dello Stato finiti poi nelle tasche degli indagati, il che costa loro l’accusa di peculato.
Ad ammettere che si tratta di un affare progettato, costruito e concluso tra i tre commercialisti sono gli stessi Di Rubba e Scillieri.
Un’intercettazione eseguita dalla Guardia di finanza di Milano grazie a un trojan inoculato nel suo cellulare, registra Scillieri che dice: «Quando all’inizio abbiamo fatto tutti i conti, nessuno ci perdeva. Quindi la proprietaria (la Paloschi srl, ndr) prendeva la sua parte; quello lì (da intendersi Sostegni, precisa il gip) prendeva la sua parte; io (Scillieri tramite Barbarossa, ancora il giudice) prendevo la mia parte e voi (da intendersi Di Rubba e Manzoni, ancora annotazione del gip) prendevate».
Sostegni, interrogato dai pm Fusco e Civardi ad agosto in nel carcere di San Vittore, ha confermato che i commercialisti si incontravano per discutere l’operazione, anche nella sede storica della Lega nord in via Bellerio a Milano.
Lui non partecipava, ma veniva poi aggiornato da Scillieri su cosa era stato deciso. Ad un solo incontro avrebbe dovuto essere, quello che si sarebbe dovuto tenere nella sede del Carroccio nella seconda metà del 2016, ma non è in grado di dire esattamente quando.
Il Gip scrive che Sostegni, arrivato in via Bellerio, vide «uscire dall’edificio lo Scillieri in compagnia di Manzoni e Di Rubba. Scillieri lo informava della preferenza espressa da Di Rubba e Manzoni per un luogo meno rischioso perchè più apparato».
Per evitare, quindi, di essere notati da qualcuno nella sede del Carroccio, i tre si trasferiscono «all’interno di una tavola calda nelle vicinanze».
Una dichiarazione che, con tutti gli altri elementi raccolti nell’inchiesta, «conferma la prova dell’accordo collusivo, siglato fin dall’orine dagli indagati (Di Rubba, Manzoni e Scillieri), volto a minare dalle fondamenta» la procedura.
(da agenzie)
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