INDOVINA CHI VIENE A MERENDA: IL DIRETTORE DELLA REDAZIONE GENOVESE DE “IL GIORNALE”, INVITATO ALLA CENA DELLA PD PINOTTI, CRITICA FLI MA SI ATTACCA AL TRAM…EZZINO
NEANCHE IL PD GENOVESE DIFENDE IL PINOTTI PARTY, CI PENSA IL BERLUSCONES LUSSANA, GRAN STRATEGA POLITICO (INFATTI A GENOVA IL PDL HA SEMPRE PERSO) ED ESPERTO GASTRONOMO
Peccato che l’edizione genovese de “Il Giornale”, che comprende qualche paginetta locale, oltre a quelle nazionali, la leggano in pochi.
Se qualche politologo o esperto in comunicazione la analizzasse per almeno una settimana (di più sinceramente non avremmo il coraggio di chiedergli, come sacrificio rituale) potrebbe facilmente comprendere come mai Genova, a differenza di Bologna o di altre città dell’Emilia, della Toscana “rossa”o del Piemonte, vede il centrodestra in minoranza da decenni.
Il fatto stesso che il quotidiano diretto dal sig. Santanchè venda a Genova, nell’edizione del lunedì, giorno in cui è privo della cronaca locale, le stesse copie degli altri giorni, testimonia che i non certo numerosi lettori lo acquistano indipendentemente dalla sue pagine locali.
Che ci siano o meno, sarebbe la stessa cosa probabilmente. Il che non depone a favore della sua efficacia.
E qua sbagliano: perchè leggere soprattutto gli editoriali del caporedattore locale, Massimiliano Lussana, è estremamente interessante ed educativo, guai se non ci illuminasse ogni giorno con la sua visione strategica su come deve essere la destra genovese: perbene, berlusconiana e gastronomica.
Ovviamente da quando Fini è passato all’opposizione, la lista dei buoni è diminuita, mentre è aumentata quella dei politici da attaccare.
Ma Lussana è notoriamente uomo di mondo, ama avere buoni rapporti con (quasi) tutti e soprattutto con la sinistra locale, si compiace delle congratulazioni e dei riconoscimenti che gli vengono dai notabili del Pd.
Ogni tanto fa finta di litigare salvo poi riconciliarsi a tavola.
E’ cosi che volano via antipatie, contrasti e magari anche querele.
E a Lussana non poteva sfuggire la vicenda “No Pinotti, no party” e prendere due tramezzini con una fava: essere invitato dalla Pinotti al party e usufruire pertanto del servizio di lusso e bastonare i finiani che contestano la senatrice Pd per una festa sopra le righe, in un periodo di grave crisi occupazionale ed economica, in cui tante famiglie non arrivano a fine mese.
Scrive Lussana: “chi ha aderito in buona fede a Fli non poteva mai pensare che la sua forza moderata fosse arruolata per distribuire volantini contro un compleanno privato, pagato con soldi privati. Roba che nemmeno ai tempi delle contestazioni sessantottine sarebbe accaduta”.
Oddio che scandalo, madame…
Abituato a giustificare una destra che rincorre da venti anni i soliti beceri temi dei rom e degli immigrati, ad enfatizzare minuzie e quisquilie, a costui giunge forse difficile comprendere che un personaggio politico ha una veste pubblica quando vuole dare al suo compleanno una immagine mediatica?
Si informi Lussana sul motivo per cui è stata data pubblicità alla festa, con relativa lista di invitati e cornice di lusso.
Se Lussana ha ritenuto di ricamarci sopra solo ora, il motivo è un altro: si è reso conto che l’iniziativa ha avuto un impatto molto forte nell’opinione pubblica cittadina (e lo testimoniano le centinaia di persone che hanno espresso solidarietà a Fli).
Lussana evita così di dire due cose che la sua sensibilità giornalistica ha certamente captato: le critiche feroci che sono salite dalla base Pd , spiazzata di fronte all’immagine pubblica di una casta di sinistra che affitta location di lusso e da una destra sociale che contrappone precarie, disoccupate, emerginate, ragazze madri.
La seconda cosa è che la base Pdl sta con Fli in questa battaglia: si informi Lussana su quanti e qualificati esponenti del Pdl (e di partiti di sinistra) hanno sostenuto questa “beffa futurista”, congratulandosi in privato con gli organizzatori.
Ecco allora il motivo del patetico tentativo de Il Giornale di difendere la Pd Pinotti: “è stata una serata gradevole, molto sobria, senza eccessi e soprattutto lontanissima da sprechi e lussi. Certo, una magnum di spumante c’era ( una sola per 300 invitati? n.d.r.). Certo, la torta ai frutti di bosco era grande. Certo, le focacce al formaggio non sono mancate. Certo, prosciutti, formaggi e sfiziosità abbondavano” scrive Lussana.
Si dimentica magari di scrivere quanti fossero realmente gli invitati, quanti gli uomini della sicurezza privata ingaggiati, come fosse esclusiva la location….
Ma si spinge a garantire: “tranne che Roberta sia stata malignamente truffata dai signori del catering, che abbia speso trentamila euro per la festa è assolutamente impossibile”.
Poi pero ci ripensa :.”anche se ne avesse speso trecentomila o tre milioni di euro, non sarebbe questo il punto. Il punto centrale è che trovo sacrosanto scandalizzarsi per lo spreco di soldi pubblici, non per come uno usa i suoi, di soldi”
Infatti, Lussana, ognuno i suoi soldi li spende come crede.
Ma con che coerenza va poi in Tv a dire di voler rappresentare le precarie, le disoccupate, le famiglie in difficoltà ?
Come fa a dichiarare che qualsiasi famiglia con due stipendi avrebbe potuto permettersi una festa del genere?
Forse lei, che ha un stipendio da 15.000 euro al mese, con un marito direttore generale della Asl, non certo quelle di impiegati, operai e pensionati.
Chi si candida a sindaco deve avere una veste pubblica adeguata: se una
voleva che la sua festa rimanesse privata, perchè ha invitato i direttori dei quotidiani genovesi?
Perchè la cosa rimanesse riservata?
Ma ci faccia il piacere, direbbe Totò.
Alla festa della Pinotti la senatrice ha potuto scegliere tra 14 diversi tipi di divise da far indossare nell’occasione al personale di sala.
Che abbia chiesto il parere tecnico a qualche giornalista che di camerieri e di servizi se ne intende?
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