INELEGGIBILITA’, ULTIMO ROVELLO DEMOCRATICO: NELLA GIUNTA DELLE ELEZIONI OTTO SENATORI PD SARANNO DETERMINANTI
DIPENDE DA CHE PARTE SI SCHIERERANNO, AMMESSO CHE I CINQUESTELLE NON CAMBINO IDEA
Nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di Palazzo Madama ci sono otto senatori democratici.
Dipenderà da loro la sorte di Silvio Berlusconi, perchè dovranno decidere sia sulla sua ineleggibilità , che dichiararlo decaduto in caso di condanna definitiva.
Possono votare con il Pdl (salvandolo) o con i 5 stelle (facendolo fuori).
Di certo per ora si muovono con i piedi di piombo.
Il Caimano conosce l’importanza di quell’organo al punto da aver bloccato l’elezione del presidente premendo sull’elezione di un leghista anzichè di un membro di un’altra delle due opposizioni, Sel o M5S.
“La Lega non mi risulta che stia all’opposizione, a cui spetta la poltrona di quell’organo di garanzia — dice Felice Casson, magistrato, primo degli otto membri Pd della Giunta — si sono astenuti sulla fiducia e hanno addirittura votato a favore di Palma in Commissione Giustizia, non la definirei di fatto opposizione”.
Ma sull’ineleggibilità di Berlusconi come voterete?
“La Giunta è un organo paragiurisdizionale perciò non ci sono vincoli di partito da rispettare. Ognuno studierà le carte e farà la propria valutazione”.
Prudente anche la senatrice Denis Lo Moro, ex magistrato di estrazione diessina, che nella precedente legislatura da deputata ha presentato un progetto di legge per dichiarare ineleggibile anche chi ha una condanna in primo grado.
“Politicamente il mio pensiero è chiaro — dice Lo Moro — ma in questo frangente non bisogna avere idee pregiudiziali. Io sono un tecnico e non posso avventurarmi in valutazioni etiche. Devo leggere le carte e decidere serenamente”.
Claudio Moscardelli, ex Margherita, già consigliere in Regione Lazio, preferisce agire secondo una linea comune: “Non dobbiamo farci influenzare dai sentimenti personali ma discutere insieme e decidere a maggioranza”.
Poi c’è Giorgio Pagliari, anche lui ex Popolare, che insieme al capogruppo Luigi Zanda ha sottoscritto l’appello di Micromega.
“Politicamente ho espresso in quel modo il mio pensiero — dice Pagliari — ma da avvocato Cassazionista, prima di prendere qualsiasi decisione devo valutare tutto”.
Stessa provenienza politica e stesso pensiero quello dell’avvocato Giuseppe Cucca: “Io sono abituato a parlare carte alla mano, chi è chiamato in quel ruolo perde il suo profilo politico”.
Nella Giunta c’è anche l’ex presidente della provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, politicamente più indipendente ma altrettanto prudente: “Appena la Giunta verrà insediata studierò le carte e mi comporterò di conseguenza” .
Meglio un presidente leghista o di Sel?
“Chiunque sarà dovrà assolutamente interpretare rigidamente le norme vigenti”.
La renziana Isabella De Monte, classe 1971, alla prima legislatura in Parlamento, conferma la volontà di attendere. “Ho visto molta sobrietà nei miei colleghi in questi giorni e vorrei proseguire su questa linea, le larghe intese le abbiamo fatte per affrontare la crisi e non possiamo cambiare idea ogni dieci giorni”.
La più arrabbiata è la senatrice Rosanna Filippin, lettiana di ferro, accusata per questo dalla Lega di aver “tradito” i suoi votando Palma in Commissione Giustizia.
“Non mi faccio fermare da nessuno — dice — nemmeno da chi cerca di incastrarmi. Che bisogno c’è di fare un giochino simile? Vogliono dimostrare che il Pd è diviso? Lo abbiamo fatto vedere in mondovisione. Non mi piace l’approccio e di conseguenza mi comporterò”.
Insomma, un presidente del Carroccio è escluso che lo voti.
E su Berlusconi? “Mi preparerò con onestà e deciderò con trasparenza. Senza fare sconti a nessuno”.
La decisione spetta a loro. A pungolarli i “dissidenti” Civati e Puppato che domani all’assemblea del partito presenteranno un documento dove l’ineleggilibilità di Berlusconi è scontata: per loro “è fuori”.
Caterina Perniconi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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