INTERVISTA A CHIARA APPENDINO: “I SOVRANISTI FANNO LA GUERRA AI POVERI, QUI E’ IN GIOCO LA TENUTA SOCIALE”
“UNA FOLLIA PENSARE DI ABOLIRE ILREDDITO DI CITTADINANZA”
«In un Paese civile si dovrebbe pensare a come progredire. Temo che in questa legislatura la sfida sarà evitare in ogni modo che il Paese scivoli all’indietro. Costituzione, lavoro, diritti, ambiente: i fronti minacciati sono molti, a giudicare anche dai primi segnali che arrivano dal centrodestra. Noi saremo intransigenti, ci batteremo, fuori e dentro il Parlamento, con chi vorrà essere al nostro fianco».
Chiara Appendino, l’ex sindaca eletta deputata per il Movimento 5 Stelle, è in piazza Castello, a Torino, alla manifestazione indetta da «Non una di meno» in difesa del diritto all’aborto. E da lì lascia intendere quel che sarà questa legislatura dal suo punto di vista: battaglie in aula e nella piazze.
Il primo segnale lanciato da Fratelli d’Italia è il voto in Liguria sull’aborto. Che segnale è?
«La conferma di quel che si sapeva. Per tutta la campagna elettorale hanno giocato sulle parole, confondendo nell’immaginario dei cittadini la legge 194 con il diritto a non abortire. Che c’è, a differenza di quello ad abortire che in molte Regioni non è garantito. La verità è che il loro obiettivo è promuovere un sistema nel quale si provi a convincere chi ha già deciso di abortire a cambiare idea. Ed è un segnale molto pericoloso contro cui sono sicura molti cittadini si mobiliteranno».
L’altro segnale forte che arriva dalla destra riguarda il reddito di cittadinanza: da abolire.
«Viviamo un momento di crisi, i prossimi mesi saranno anche peggiori e andranno a colpire un Paese che non si era ancora rialzato dalla pandemia. I numeri dell’Inps segnalano che aumentano gli italiani che ricevono il reddito di cittadinanza perché non hanno un lavoro o il loro stipendio è troppo basso. È inaccettabile e indegno che, in un contesto simile, qualcuno abbia in testa di fare la guerra ai poveri smantellando le forme di protezione. Qui è in gioco la tenuta sociale del Paese».
È preoccupata di quel che potrebbe accadere se il reddito venisse abolito?
«Certo che lo sono. Chi governa il Paese in questo momento dovrebbe porsi il problema di come rafforzare le tutele verso i più deboli anziché progettare di eliminarle. La pandemia avrebbe dovuto insegnare quanto in un momento d’emergenza sia decisivo attivare reti di protezione in grado di salvare migliaia di famiglie dalla povertà assoluta. Quel modello è stato virtuoso».
Fratelli d’Italia propone di mantenere i sussidi solo per chi è inabile al lavoro.
«E chi ha uno stipendio troppo basso, chi è sottopagato? Lo lasciamo finire in mezzo a una strada? E chi si occuperà poi di queste persone? I Comuni saranno lasciati a mani nude a gestire una situazione esplosiva. Su questo daremo battaglia in tutte le sedi».
Anche fuori dal Parlamento?
«Io auspico e credo che – se i principi cardine di questo Paese, dalla Costituzione ai diritti alla tutela dei più deboli, dovessero finire sotto attacco – nella società si scatenerà una reazione, una battaglia popolare e culturale».
E in Parlamento?
«Spero lo stesso: una reazione trasversale».
Ritiene quindi possibile un’opposizione comune al centrodestra?
«Se dovessi rispondere in base alla reazione di Enrico Letta alla sconfitta direi di no: continua a evocare l’agenda Draghi e incolpare noi di ogni male. Con questo gruppo dirigente del Pd non vedo i presupposti per un percorso insieme. Ma se in Parlamento ci troveremo sulla stessa linea nell’opporci a determinati provvedimenti sarà naturale fare una battaglia comune».
C’è chi ritiene che il vostro vero obiettivo sia continuare a erodere consensi al Pd da sinistra più che combattere la destra.
«Noi seguiremo con coerenze e intransigenza la nostra agenda: salari, diritti, lotta al precariato, giovani, ambiente. Se queste battaglie saranno condivise da altre forze le faremo insieme. Ma una strada comune si imbocca con le azioni, non a parole. E nei fatti è il Pd ad aver rinnegato la rotta tracciata con il governo Conte 2. E se ora, dopo il voto, c’è chi propone di ricucire con Calenda, mi sembra evidente che margini non ce ne sono. Non perché Calenda sia antipatico, ma perché le sue posizioni sono incompatibili con un’agenda progressista come la nostra».
(da La Stampa)
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