INTERVISTA A RICCARDO FUCILE, COSCIENZA CRITICA DELLA “DESTRA SOCIALE” E POLITICO FUORI DAGLI SCHEMI
A DESTRA QUALCOSA SI MUOVE: IL DIRETTORE DI “DESTRA DI POPOLO” CHE AMA “RIPRENDERE” SPAZI LASCIATI ALLA SINISTRA E CHE SUL WEB PIACE AI ROTTAMATORI
E’ stato animatore di molteplici iniziative politiche, culturali e ambientaliste negli anni ’80/’90, coscienza sociale della destra, intellettuale e militante “rautiano” con gran seguito giovanile, fino a diventare giovanissimo capogruppo del Msi in Provincia ai tempi di Almirante.
Intervistare un rappresentante storico della destra genovese è come ripercorrerne la storia controversa nella sua evoluzione politica fino ai giorni nostri.
Riccardo Fucile però è personaggio che sfugge ai classici schemi della politica: non è nostalgico, è anticonformista, è molto diretto e in sintonia coi tempi.
Otto anni fa ha avuto l’idea di creare il blog “destra di popolo” e lo ha portato a diventare uno dei siti di area di destra più seguiti a livello nazionale.
A che età ha cominciato a fare politica?
Avevo poco meno di 16 anni, la svolta avvenne il 18 aprile 1970, quando andai al comizio di Almirante in piazza Verdi. Fu il giorno in cui un gruppo di militanti di Lotta Continua attaccarono alle spalle il palco lanciando bottiglie di Coca Cola piene di sabbia. Una colpì a morte Ugo Venturini, un operaio di 32 anni che aveva solo il torto di essere missino. Fu il primo di una lunga serie in Italia, ma gli assassini non vennero mai arrestati.
Cosa provò la sua generazione allora?
Se vuole sapere se abbiamo mai perdonato le rispondo di no.
Cominciò a fare politica a scuola?
Sì, eravamo solo tre di destra, quelli di sinistra erano di più. Qualcuno di loro scelse in seguito una strada sbagliata: un paio finirono nelle Brigate Rosse, scontando anche diversi anni di carcere.
Fare politica a destra in una città come Genova non deve essere stato facile
Non avevamo tempo per pensarci, si faceva quello che dettava la coscienza e il cuore.
La sua militanza la portò nel tempo a diventare un punto di riferimento della componente di Pino Rauti, come mai scelse di schierarsi con lui e non con Almirante?
Rauti ha rappresentato l’anima sociale del Msi, il rinnovamento, l’attenzione ai tempi che mutavano, l’esigenza del confronto: in quell’area c’erano cervelli pensanti, non burocrati. Pino aveva un grande fascino, sapeva infiammare e al tempo stesso ragionare. E aveva una strategia di conquista della società civile attraverso una rete di strutture che approfondivano tematiche che la destra ufficiale era impreparata ad affrontare: dalla tutela ambientale alla musica alternativa, dai primi Campi Hobbit ai problemi femminili, dai cineforum ai centri librari. Era un laboratorio di idee a fronte di una destra ferma al passato.
Lei è stato uno dei più giovani consiglieri provinciali che abbiano varcato la soglia di palazzo Spinola: c’era ancora il vecchio Pci, immagino che non ebbe una gran bella accoglienza
Ricordo che alla prima seduta contestai l’eleggibilità di alcuni consiglieri per motivi formali, feci un casino tale che il giorno dopo tutti i giornali ne parlavano. Mi guardavano come un marziano, ma furono costretti sulla difensiva.
Qualche aneddoto?
In occasione delle prosecuzioni serali era prevista una frugale cena in una sala attigua. Mi avevano avvisato che era prassi che la tavolata più grande fosse riservata al gruppo più numeroso, quello del Pci. Il posto del missino era in un angolo decentrato. Feci in modo di arrivare prima e mi sedetti come se niente fosse al tavolone centrale: mano a mano che arrivavano quelli del Pci si interrogavano con lo sguardo, non sapevano che fare.
E come finì?
Che furono costretti a sedersi e cenare con il “fascista”, ma in fondo tra loro c’erano molte brave persone.
Lei è sempre stato molto stimato anche dagli avversari: come lo spiega?
Forse perchè sono una persona coerente, ragiono con il mio cervello e non con quello della segreteria del partito e non sono omologabile.
Mai avuto contrasti con la segreteria provinciale?
I contrasti politici sono naturali, non certo quelli personali. Ho sempre avuto attenzione alla tutela ambientale, una volta l’allora deputato mi convocò per chiedermi un atteggiamento diverso in consiglio provinciale. Gli risposi che non avrei mutato atteggiamento e lui non insistette oltre. C’era più libertà nel Msi che oggi ai tempi della democrazia diretta di Grillo….
Lei creò allora anche una associazione ecologica, organizzò il primo concerto genovese di musica di destra e poi anche un centro libraio: era una destra viva e presente?
Eravamo un gruppo umano molto coeso, quella che un tempo si chiamava “comunità “: da quella sede a livello stradale e sempre a rischio attentato è passata la gioventù di destra genovese e non solo. Molti hanno fatto anche carriera nella vita: una esperienza umana che lascia il segno e tanti bei ricordi.
E per la prima volta a Genova in sede istituzionale portò la cultura di destra…
Organizzammo diverse rassegne dell’editoria di destra nel palazzo della Provincia con centinaia di visitatori: dopo tanti anni di emarginazione il popolo di destra poteva esprimere l’orgoglio delle proprie radici culturali.
Lei ha sempre avuto un buon rapporto con la stampa: ci racconta la storia della vostra visita alla sede del Pci di Bolzaneto?
Accadde che per errore di una segretaria, la sezione del Pci mandò l’invito a un dibattito presso la loro sede anche alla federazione del Msi. Decidemmo di andarci con una piccola delegazione di quattro persone, allora ero consigliere provinciale. Avvisai il caporedattore del “Secolo XIX”: non era mai successo che un missino varcasse la porta di una sezione comunista. La scena fu esilarante: quando i responsabili se ne accorsero cercarono di spiegarci che l’invito era frutto di un equivoco, ma noi rispondemmo che eravamo disponibili a discutere il tema della serata. A quel punto arrivò il cronista e non fu fatto entrare, peggiorando la situazione: non potevano neanche cacciarci perchè sarebbero passati per stalinisti. Nel frattempo i poveri iscritti alla sezione furono anch’essi bloccati fuori dalla porta in quanto in sede “c’erano i fascisti”. Restammo una mezzora a discutere del tema con qualche dirigente, poi salutammo e uscimmo. Il giorno dopo il Secolo fece un pezzo molto simpatico: temo che il segretario della sezione sia saltato dalla carica il giorno stesso…
Lei non aderì alla svolta di Fiuggi
La mia formazione culturale non si conciliava con quella scelta e ritenni coerente fare un passo indietro. Io avevo aderito a un progetto diverso e ritengo che la dignità personale sia più importante di scelte opportunistiche e contingenti.
Un lungo periodo di allontanamento e poi il ritorno con un blog, destra di popolo, e subito diventa un punto di riferimento…
Otto anni fa decisi che dovevo ancora qualcosa al mio mondo e iniziai questa avventura senza grosse aspettative: un blog con un taglio diverso, aggressivo, informativo, indipendente, con posizioni di rottura con un certo conformismo che a destra aveva messo radici. Denunciammo scandali locali, inciuci di destra e di sinistra: abbiamo avuto vasta eco sui media locali e molte inimicizie, ma fa parte del gioco.
Poi l’ambito locale è diventato stretto?
Decisi che valeva la pena cambiare ancora e interessarci della politica nazionale, anche per colmare un vuoto. I riscontri sono stati impensabili, siamo ormai quasi arrivati a due milioni di contatti, ma ci interessa anche la qualità dei nostri lettori
Lei usa molto la satira…
La politica italiana è già qualcosa di triste, gli articoli si leggono più volentieri con un po’ di ironia. Poi la satira spesso concentra in una battuta un pensiero meglio di tante parole.
Chi vi legge?
Decine di migliaia di persone di tutti gli orientamenti ogni mese, pubblichiamo circa 15 articoli al giorno e abbiamo una linea ben precisa: chi ci legge sa che siamo indipendenti e questa è una garanzia. Potrei dirle, grazie alla visualizzazione delle entrate, che sono passati a dare un’occhiata un po’ tutti: dal dipartimento di Stato Usa (abbiamo 10.000 entrate l’anno dagli Usa e 20.000 da oltre 200 Stati esteri) a decine di università straniere, dagli uffici della Presidenza della repubblica a quella del Consiglio, da deputati e senatori ai principali quotidiani italiani. E tanta gente comune che ci segue con simpatia perchè siamo una destra che in Italia non c’è.
Certo non capita di leggere un blog di destra che parla spesso con un linguaggio di sinistra
E’ diverso: non lascio alla sinistra temi che non ha diritto di intestarsi. La destra economica oggi è già rappresentata da Renzi, la destra sociale è sempre stata con i ceti medi e la povera gente, non con i poteri forti. E se parliamo di ambiente, di conquiste sociali, di diritti civili, di lavoro, di legalità , di etica politica, la mia destra non deve prendere lezioni da nessuno.
Molti a destra oggi guardano con simpatia alla Lega
Non capiscono un cazzo, sono privi di base ideologica e non leggono a sufficienza. Con movimenti antinazionali, razzisti e secessionisti una destra sociale non ha nulla a che fare: dovremmo essere noi a contestarli, altro che lasciarlo fare alla sinistra. Per non parlare del livello di corruzione che è emerso in quel partito e che avrebbe dovuto far riflettere i fautori del lingua in bocca con ex “comunisti padani”.
Le sue prese di posizione contro il razzismo rompono gli schemi: ci spiega il suo punto di vista?
Il tema dell’immigrazione è stato cavalcato a destra e a sinistra in modo strumentale e demagogico, solo per carpire il voto a qualche borghese rincoglionito o a qualche buonista al cubo. Una destra sociale non divide i poveri a seconda della razza o della etnia: se mancano case le costruisce per tutti, se esistono profughi dalle guerre non li fa affogare in mare, ma li accoglie onorando le leggi del mare e le convenzioni internazionali che abbiamo firmato. Ci sono diritti e doveri, e devono valere per tutti, per gli immigrati e per gli italiani. Non esiste un “prima gli italiani”, esiste “prima la legalità “. Chi ha diritto deve essere accolto, chi non ha diritto dopo i dovuti accertamenti deve essere allontanato. Ma devono tutti essere trattati da esseri umani. E la legalità lo Stato deve garantirla anche dove la mandopera composta da immigrati viene sfruttata dai mazzieri della camorra, come nella raccolta dei pomodori, tanto per non fare nomi.
Ma come lo risolverebbe il problema dei flussi ?
Basta creare un canale umanitario con campi di accoglienza per i profughi in Libia e selezionare gli arrivi all’origine, garantendo un certo numero di passaggi su nave sicure ogni anno. Sarebbe sufficiente investire la metà dei soldi che abbiamo regalato a un assassino come Gheddafi, ricevendolo pure con tutti gli onori. Ma nessuno ricorda che tutti parlano di “aiutarli a casa loro”, salvo poi essere l’Italia l’ultimo Paese in tema di aiuti economici al terzo mondo.
La pensa così anche papa Francesco…
Spero che dopo aver fatto piazza pulita dei preti pedofili, papa Bergoglio dia disposizione di prendere a calci nel culo anche tanti pseudo cattolici che durante la settimana istigano all’odio e la domenica recitano la parte di buoni padri borghesi in parrocchia.
Sta con Landini o con Confindustria?
In questa fase politica manca un Landini di destra, ovvero manca un sindacato e un partito che sappia rappresentare milioni di lavoratori sempre più poveri e penalizzati da un palazzo prono allo strapotere della finanza internazionale. Allo stesso modo sono soffocati i piccoli imprenditori, le partite Iva e i precari. Ma una destra moderna, capace di offrire soluzioni non c’è.
Condivide le battaglie antieuro ?
Chi pensa che uscire dall’euro o denunciare le scelte della Bce sia un atto rivoluzionario o è in malafede o non ha capito un aspetto economico fondamentale: il denaro oggi è invisibile e viene spostato da pochi gruppi in base alle speculazioni del momento. Qualcuno mi spieghi perchè dovremmo lottare contro l’euro per poi favorire la finanza americana che a parole qualcuno sostiente di voler contrastare. Per non parlare di quei fessi che vedono in Putin il nuovo mito…Una volta la destra manifestava per l’Ungheria e per Praga, oggi qualcuno sta con l’imperialismo corrotto sovietico che massacra l’Ucraina e finanzia Marine Le Pen per destabilizzare l’Europa. Che poi questa non sia certo l’Europa per cui abbiamo combattuto è un altro discorso, ma allora ci si deve battere per migliorarla non per distruggerla.
Parliamo della destra attuale: non sembra in buona salute…
Guardi, intendiamoci sul termine come prima cosa e chiediamoci se esistono partiti che possano definirsi tali. Forza Italia è nata solo per tutelare a livello politico interessi e affari del suo fondatore, nulla di più. La Lega ha sempre rappresentato idee in antitesi alla destra, dal secessionismo alla xenofobia anti-meridionali prima e anti-immigrati poi: può usare il maquillage che vuole, ma l’anima è quella. An ha edulcorato temi di destra per poi appiattirsi completamente sul berlusconismo e confluire tragicamente nel Pdl. Tra le esperienze più recenti abbiamo avuto La destra e Fratelli d’Italia che, al fischio di richiamo del padrone, sono sempre ritornati scodinzolando alla base, in cambio di un osso da spolpare. E cavalcando sempre temi da becerodestra non sono ovviamente mai andati oltre una percentuale risibile.
E di Fini cosa pensa?
Parla con uno che non ha mai appoggiato Fini fin dai tempi del Msi, quando qualcuno lo aveva nominato suo delfino. A Fini riconosco, tra una valanga di errori, un merito fondamentale: quel dito puntato contro Berlusconi, antesignano di uno smarcamento dal partito padronale che ora hanno capito tardivamente in tanti. E con Futuro e Libertà ha avuto il coraggio di tentare la via di una destra moderna: peccato che abbia sbagliato impostazione sull’economia, avallando le scelte di Monti, e sia ricaduto nel suo grosso difetto…
Quale sarebbe?
Non si è mai interessato dell’organizzazione del partito e si circonda sempre delle persone sbagliate. In ogni caso, pur trovandomi spesso in disaccordo con le sue scelte, è certamente un politico di altro livello rispetto a quel ciarpame che gli stava intorno.
Bisognerà attendere molto per veder emergere un giovane leader a destra, come accade per altre aree politiche?
Esistono molti giovani in gamba a destra, non dico leader, ma capaci di creare l’ossatura di una futura classe dirigente, ma i notabili hanno sempre fatto in modo di allontanarli. Non esiste un ambiente come quello di destra dove la meritocrazia, proclamata a parole, venga disapplicata nella pratica. Chi emergerà dovrà farlo a spallate, come sempre. I casting non servono.
Cosa consiglierebbe a un giovane di destra?
Leggere qualche libro formativo, farsi una propria idea e poi tramutarla in politica attiva: meno salotti e più marciapiedi.
E ai notabili?
Farsi da parte e favorire il ricambio generazionale, ma a questo ci stanno pensando gli elettori. Non siamo più ai tempi della Prima repubblica dove i leader restavano in sella 40 anni, oggi tutto brucia in fretta. Tra qualche tempo anche Renzi sarà “vecchio” e finirà rottamato…Tornerà a fare lo scout e a far perdere nei boschi i suoi ragazzi. O magari a scroccare la casa a Carrai.
Nessun rimpianto per non essere arrivato in Parlamento?
Non sono uno che accetta compromessi, per questo passo per avere un brutto carattere, quindi sono ben felice di aver conservato dignità e valori che non scambierei per nessuna carica al mondo.
Il miglior complimento che ha ricevuto?
Da un giovane di sinistra che mi scrisse recentemente: “spero solo che il tipo di destra che lei rappresenta non prenda mai piede, perchè con una destra come la sua la sinistra non governerà più per decenni”
E la cosa più importante nella vita?
Lasciare un segno del proprio passaggio, nella mente e nei cuori.
J.I.
(da “Barra a dritta“)
http://www.barraadritta.net/?p=11040
Leave a Reply