INTERVISTA A SCILIPOTI, IL CAPOSTIPITE: “RENZI MI CHIEDA SCUSA, IO LO FECI PER IL POPOLO”
ALLORA IL PD E RENZI LO RIEMPIRONO DI IMPROPERI, ORA VA DI MODA
“Ora Renzi deve chiedermi scusa”. Il senatore forzista Domenico Scilipoti assapora la rivincita.
Era il 14 dicembre 2010, quando l’agopunturista siculo uscì dall’Idv per votare la fiducia al governo Berlusconi, assieme agli altri “responsabili” Calearo e Cesario. Furono i tre voti decisivi, e su Scilipoti riversarono valanghe di improperi, soprattutto dal Pd. Ma adesso i Democratici cercano nuovi responsabili, proprio in Senato
Scilipoti, il tempo è galantuomo.
Furono usati termini fuori del normale contro di me, anche dall’attuale presidente del Consiglio. Ma alla luce di quanto sta accadendo dovrebbe fare una riflessione.
Le dovrebbe chiedere scusa.
Certo, Renzi dovrebbe scusarsi pubblicamente con il senatore Scilipoti. Ha detto di tutto e di più su di me.
Quale fu l’offesa più brutta?
Ho gettato quelle parole nel dimenticatoio.
Ne ha mai parlato con Renzi?
Quando viene in Senato faccio in modo di non incontrarlo. È un uomo che non fa quello che promette.
Condannò lei e adesso…
Sono quasi contento, perchè oggi quella mia scelta di fare gli interessi del Paese appare ancora più giusta. La rifarei cento volte: volevano imporci un presidente del Consiglio non eletto dai cittadini. Feci tutto nell’interesse del popolo.
Ora il Pd cerca voti in Senato. Lei ha notato questo scouting?
Certe scene sono davvero imbarazzanti per i miei colleghi.
Cosa ha visto?
Non mi faccia entrare nel dettaglio, sono cose che non mi toccano. Ma devo dire che i colleghi rispondono con diplomazia.
Il Pd è convinto di poter fare a meno di Forza Italia.
C’è una giovane ministra che lo dice. Io però me la ricordo, la Boschi, mentre chiedeva una mano sulle riforme al nostro capogruppo Romani. Lo pressava.
Lei le ha votate le riforme?
Sì, anche se erano un obbrobrio. Ma la maggioranza del partito decise così, e io mi attenni.
E la prossima volta?
Me lo chieda tra qualche giorno.
Luca De Carolis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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