INTERVISTA ALLA STORICA CHIARA FRUGONI: “LE SARDINE HANNO FERMATO IL RACCONTO SOVRANISTA”
“L’IDEA DI AVERE SEMPRE UN NEMICO E’ UN MODO PER FUGGIRE DALLE RESPONSABILITA'”… IL BUON GOVERNO E LA TIRANNIDE NEL MEDIOEVO
Alla storia del Medio Evo, ha fatto una domanda d’attualità : “I proclami che sentiamo tutti i giorni sulla sicurezza, la paura, le pene esemplari, l’incubo della catastrofe incombente, sono gli stessi che venivano propagandati nell’Italia del mille e trecento, dove già si poneva l’alternativa fatale: o con noi, o sarà il caos ”.
La prova, Chiara Frugoni, una delle più grandi medieviste europee, l’ha trovata in uno straordinario affresco dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, tra il 1338 e il 1339, nel quale il pittore raffigura — su commissione dei governanti di allora, i Nove — una contrapposizione radicale: da una parte, l’allegoria della città Ben Governata, nella quale regnano la Concordia, la Giustizia, la Sapienza, dall’altra ciò che accadrebbe se tutto improvvisamente franasse sotto i colpi dei nemici accampati alle porte, ovvero il trionfo dell’Avarizia, della Superbia, della Vanagloria, in una parola soltanto: la Tirannide.
“L’idea di avere sempre un grande nemico pronto a sconvolgere la nostra serenità è il modo più sicuro per allontanare da se stessi la responsabilità delle cose che non funzionano, oggi come allora”.
Nessuno prima di lei aveva dedicato a quest’opera un’attenzione così maniacale, facendo parlare le immagini, i simboli, la posizione dei corpi, l’espressione dei volti, i significati dei gesti, insomma tutto ciò che sembra muto e che, invece, sotto lo sguardo della sua indagine parla diverse lingue.
Il risultato è un libro splendido, “Paradiso vista Inferno. Buon governo e tirannide nel Medioevo di Ambrogio Lorenzetti” (Mulino), che si inabissa in un tempo lontanissimo e risale in superficie a bussare alla nostra porta, per parlare anche di noi: qui, ora.
Professoressa, davvero la Tirannide di Lorenzetti descrive anche il nostro tempo?
Credo proprio di sì. Ma è chiaro che non può esserci un rispecchiamento totale. Sono passati troppi secoli da allora. Fare un paragone così diretto, sarebbe fuorviante. Però, è altrettanto evidente che oggi si può guardare l’affresco di Lorenzetti con le consapevolezze del presente, facendo lo sforzo di ascoltare ciò che dice.
Lei che parole ha sentito?
Per prima cosa, ho avvertito una differenza che mi rattrista. L’ideale del Buon Governo dipinto da Lorenzetti ha una costruzione molto articolata. Pur essendo stato fatto per essere compreso da tutti, sia dai contadini, sia dai grandi signori, l’affresco ha un’ambizione molto alta: ossia, quella di raccontare che il Bene comune è il risultato di un insieme di virtù, qualità , principi, alle quali ogni cittadino deve attingere perchè si possa realizzare davvero. Oggi, invece, è impensabile un progetto di così largo respiro, che domandi alle persone di impegnarsi a tirar fuori da loro stesse il meglio. Al massimo, c’è posto per un pensiero che duri lo spazio di qualche giorno. Non di più.
Be’, l’ideale della sicurezza c’era nel Medio Evo, e c’è ancora oggi, però.
Nel dipinto di Lorenzetti, la Securitas è una bellissima fanciulla che volteggia nel cielo e tiene nella mano sinistra la figura di un impiccato. Come dire che la sicurezza è assicurata anche dalla brutalità della punizione. È un’idea ricorrente in tutto l’affresco. E mi pare sia un’idea presente parecchio anche oggi, sotto la forma della tolleranza zero.
Però, nell’affresco, la Sicurezza è contrapposta al Timor.
Infatti, sono due cose completamente diverse. La sicurezza è un effetto del Buon governo. Il timore è il sentimento della Tirannide. Uno stato di paura permanente, causato da furti, omicidi, stupri e ogni genere di violenza che nel dipinto sono rappresentati molto realisticamente.
Anche qui risuonano certi slogan della politica di oggi?
Fatte le debite distinzioni, direi proprio di sì. Quando lei ascolta una certa rappresentazione che viene fatta degli immigrati, raccontati come dei temibilissimi nemici che invadono il nostro spazio, rapinando, uccidendo e violentando le donne, è di fronte a un’opera di costruzione del nemico che mi pare abbia una sola differenza con il modo in cui veniva rappresentato in quel dipinto medievale — allora, era raffigurato con maggiore intelligenza.
Mi posso permettere di essere più diretto?
Prego.
Sta parlando di Salvini?
La prego, io ho scritto un libro su un affresco medievale.
Nell’affresco c’è la Securitas da una parte e il Timor dall’altra. Mi permetta di chiederle, almeno, a quale delle due cose le sembra che Salvini aspiri?
Secondo me, Salvini lavora su entrambe queste figure. Da una parte, promette alle persone un mondo in cui la forza delle leggi le libererà dalla minaccia della criminalità , anche usando metodi parecchio diretti. Dall’altra, però, alimenta un racconto dell’immigrato inteso come nemico – un nemico che ci avrebbe già circondato e che ora sarebbe pronto ad annientarci, attraverso l’invasione e la sostituzione etnica. E contro il nemico, ogni strumento di difesa è legittimata: anche armarsi e farsi giustizia da sè.
Anche il movimento delle sardine ha un’eco medievale?
Questo Movimento mi fa venire in mente le parole dello storico Jean-Pierre Vernant, il quale ha scritto che “noi poniamo all’oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi”
E che domanda ha posto a lei il presente?
La domanda di quale sia il Buon governo.
È la domanda che pone anche il movimento delle le sardine?
Credo che le sardine abbiano posto all’attenzione dell’opinione pubblica la domanda che io ho posto all’affresco di Ambrogio Lorenzetti. Certo, loro non lo hanno fatto da studiosi di epoche medievali, ma contrapponendosi a quello che considerano un mal governo.
Salvini però oggi è all’opposizione.
Sì, certo: ma il sovranismo è anche un racconto della realtà nel quale ogni problema viene esasperato e dove la costruzione del nemico serve a scaricare su di esso il peso di ogni problema. In questo senso, il racconto sovranista è una forma di tirannia. E a tutto questo il Movimento delle sardine vuole dire basta
Perchè il Medio Evo dice così tanto sul presente?
Perchè è una sorta di giacimento dentro cui noi contemporanei ammassiamo tutti i sentimenti che respingiamo: la crudeltà della vita, la brutalità delle pene, la violenza dei conflitti. Sono cose che razionalmente rifiutiamo, ma che istintivamente sentiamo molto vicine. Confinandole in quel tempo lontano, ci illudiamo di liberarcene. Ma, in realtà , ci appartengono più di quanto siamo disposti ad ammettere.
(da “Huffingtonpost”)
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