JOBS ACT? LICENZIARE È FACILE: 200 MILA LAVORATORI A SPASSO
I VERI ROTTAMATI? I POSTI PERSI IN UN ANNO… E CE NE SONO ALTRI 500 MILA IN CASSA
L’ultima notizia di licenziamenti è arrivata in redazione proprio ieri sera.
E riguarda i giornalisti e il personale tecnico-amministrativo dell’emittente privata Extra Tv di Frosinone, nel Lazio.
L’azienda ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per 19 dei 24 dipendenti rimasti, cui si aggiunge “il drammatico ritardo nel pagamento degli stipendi che ha ormai raggiunto le nove mensilità ”.
Di casi così ce ne sono a decine ogni giorno (a Roma sono 19 i dipendenti licenziati di un’altra emittente, T9).
La Cgil nazionale ha il merito di aver istituito un osservatorio sulle tante vertenze quotidiane e sfogliando i casi pubblicati ogni mese si scopre la realtà di un paese in cui non è mai stato così facile licenziare.
I licenziamenti collettivi sono regolati dalla legge 223 del 1991 e quando , vengono attivate le procedure previste — come nel caso di Terni — scatta l’indennità di mobilità .
Un sussidio che accompagna alla disoccupazione (700 euro al mese), che però la riforma Fornero ha indebolito, con l’introduzione dell’Aspi, e che il Jobs Act di Renzi intende alleggerire.
La Cisl ha stimato in circa 140 mila i posti di lavoro persi nel 2014 solo nei settori della manifattura e delle costruzioni.
Dal punto della forza lavoro si tratta di più di un terzo del lavoro dipendente privato. Nel corso del 2013, le domande di mobilità complessivamente presentate all’Inps hanno raggiunto la cifra di 217 mila in crescita dell’81% rispetto all’anno precedente. Va inoltre precisato che circa 500 mila lavoratori sono esclusi da questo conteggio perchè “protetti” dalla cassa integrazione.
Dentro il calderone dei licenziati “in massa” ci sono ad esempio i 256 lavoratori della Sixty di Chieti Scalo che da oggi si ritroveranno senza lavoro.
Fondata nel 1989 dagli imprenditori romani Wicky Hassan e Renato Rossi nella zona industriale della val Pescara la Sixty era in crisi da tre anni, e i lavoratori, nel frattempo, hanno potuto usufruire della cassa integrazione.
Che però non è servita a far ripartire l’azienda
Ballano sull’orlo del licenziamento annunciato anche i 262 lavoratori dell’Accenture Outsourcing di Palermo. Società multinazionale, con oltre 50 mila dipendenti, la Accenture ha deciso di dismettere il sito siciliano in seguito al venir meno della commessa con British Telecom, suo unico cliente.
I lavoratori sono riusciti a rendere molto visibile la loro protesta ma al momento non hanno certezza del futuro.
Chi invece una certezza, negativa, l’ha già avuta sono i 130 dipendenti dell’Indesit di None, nel torinese, una delle aree maggiormente coinvolta dalla crisi industriale.
In alternativa al licenziamento, con buonuscita di 30 mila euro lordi, i lavoratori hanno ricevuto l’offerta di trasferirsi a Comunanza, in provincia di Ascoli.
A rischiare di essere licenziati, se non sarà assicurato di nuovo il servizio di contact center al Comune di Roma (lo 060606), sono i 280 dipendenti di Almaviva mentre hanno già ricevuto la lettera di licenziamento i 115 dipendenti della Nokia nelle sedi di Cassina de Pecchi (Milano), Roma e Napoli.
La Nokia è particolarmente specializzata in licenziamenti collettivi visto che ha inviato lettere di questo tipo a 2500 persone in 7 anni.
Guai anche alla Coca Cola, che in estate ha avviato un piano di ristrutturazione per mettere in mobilità 279 lavoratori su un organico di 2112 unità .
Solo in seguito a una trattativa sindacale gli esuberi si sono ridotti a 89.
Situazione analoga, anche se con numeri diversi, 320 dipendenti, all’Averna di Caltanissetta da poco rilevato dalla Campari Spa.
Anche qui è partita la procedura di mobililità per tutti i dipendenti, come denunciano Cgil, Cisl e Uil, nonostante la F.lli Averna Spa abbia i bilanci in attivo, un fatturato di 70 milioni e bilancio in nero.
Scade domani, invece, la cassa integrazione per 630 dipendenti della ex Merloni cui si prospetta il licenziamento anche perchè l’azienda subentrata, la Jp, non ha ancora avviato l’attività .
A sintetizzare la situazione ci hanno pensato i lavoratori “in esubero” di Meridiana, la compagnia aerea che ha deciso di licenziare 1600 dipendenti (1.478 dipendenti di Meridiana Fly e 156 di Meridiana Maintenance).
L’altroieri si sono messi in fila per donare il sangue, “un piccolo aiuto per chi ne ha bisogno”.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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