LA BBC HA REALIZZATO UN DOCUMENTARIO SU PUTIN, L’OCCIDENTE E LA GUERRA IN UCRAINA IN CUI VENGONO INTERVISTATI I PROTAGONISTI, SIA RUSSI CHE OCCIDENTALI
TUTTI RACCONTANO COME PUTIN SIA INAFFIDABILE, BUGIARDO, CINICO E RABBIOSO
Mentre in Italia si discute dell’intervento registrato, di due minuti, di Volodymyr Zelensky a Sanremo, con appelli contrari e preoccupazioni per la banalizzazione della guerra, la Bbc trasmette un documentario in tre episodi su Putin, l’Occidente e la guerra: Putin vs the West, che giunge dopo altri sullo stesso tema; particolarmente significativo tra questi è Putin, Russia and the West, del 2012.
Putin vs the West (come il precedente realizzato dalla documentarista Norma Percy) riprende il filo delle vicende dal 2013: le pressioni russe sul presidente ucraino Janukovyc per non firmare il trattato di associazione con l’Ue, Maidan, l’invasione del Donbass e della Crimea; l’intervento russo in Siria; l’invasione dell’Ucraina.
Filmati, numerosi quelli dove è lo stesso Presidente russo a parlare, ma soprattutto testimonianze dei protagonisti, alti responsabili Ue e Nato, presidenti, capi di governo, ministri, consiglieri. Anche russi. Come ogni narrazione anche quella realizzata attraverso questo documentario può avere pecche ed essere criticata.
The Guardian l’ha fatto senza sconti, soprattutto osservando colpevoli omissioni da parte degli intervistati. Ma tante sono le voci, tante e su un punto convergenti, ovvero il profilo di Putin: l’inaffidabilità; l’attitudine alla menzogna, anche di fronte all’evidenza e nella consapevolezza che gli interlocutori sanno che sta mentendo; l’indifferenza per la vita umana; l’idea fissa di ricostruire una grande Russia come sentimento di rivalsa.
Pensando all’informazione televisiva italiana sulla guerra, non si può non riflettere sulla differenza tra format che, pur condizionati dal punto di vista degli autori, cercano di fare conoscere, ricostruire, collocare gli avvenimenti, e format che soprattutto cercano la sensazione, con la disattenzione per i fatti e l’ossessione per le opinioni, tutte lecite, anche le più infondate. E, al tempo stesso, è inevitabile interrogarsi sull’impatto sull’opinione pubblica dei diversi tipi di informazione.
La narrazione en continue dei nostri talk show (e non solo) tende a rendere ogni posizione equivalente, tanto che importanti animatori dei nostri “format delle opinioni” sono sin dall’inizio della guerra “esperti” preoccupati soprattutto di sensibilizzarci al punto di vista russo e di Putin, alle loro “ragioni”, nonché alle conseguenze catastrofiche che ci attendono se non teniamo conto della (e ci pieghiamo alla) loro potenza e determinazione.
Con una elevata indifferenza sia ai fatti sia ai principi. I media sono uno strumento importante per la formazione dell’opinione pubblica. Nessuna meraviglia, dunque, e purtroppo, se la nostra continua ad essere la più ostile di tutta l’Unione europea al sostegno all’Ucraina aggredita.
(da La Repubblica)
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