LA BECERODESTRA PROVA AD ARRUOLARE ANCHE DANTE: “ERA CONTRO GLI IMMIGRATI”, MA GLI VA MALE
IL DANTISTA MIRKO VOLPI LA STRONCA: “NON TIRATE DANTE PER LA GIACCA”
Sette secoli prima dell’arrivo dei barconi dall’Africa, Dante Alighieri si scagliava contro gli immigrati: questa è la lettura del quotidiano “Il Giornale” che cita il XVI canto del Paradiso, dove viene deplorato l’arrivo degli abitanti del contado a Firenze, città ora impura perchè ha accolto genti di diversa provenienza.
Per questo, secondo l’autore dell’articolo, i fautori dell’accoglienza dei profughi rimarrebbero delusi dalla lettura della Divina Commedia.
Dopo aver sottolineato che la colpa della mescolanza era della Chiesa, così come ricorda lo stesso Cacciaguida, Il Giornale conclude riportando l’opinione di Dante sullo spostamento delle persone da un luogo all’altro:
“Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade, / come del vostro il cibo che s’appone”. Ovvero: la mescolanza delle genti provoca sempre il male delle città .
“Si tratta di una indebita attualizzazione di Dante, una operazione forzata che tira l’autore della Divina Commedia per la giacca cercando di portarlo sugli argomenti di attualità e piegandolo alle proprie convinzioni”, commenta Mirko Volpi, ricercatore e studioso di Dante all’Università di Pavia.
“Dante non è moderno e non è modernizzabile, perciò quello che scriveva non può essere utilizzato in una polemica attuale come l’immigrazione, così come non si poteva usarlo in chiave anti-Islam”.
Volpi, che affianca il suo lavoro di filologo a volumi più leggeri come “Il Diario di Mirko V.”, ricorda il senso reale delle terzine citate da Il Giornale: “Il dialogo con Cacciaguida si inserisce in una polemica differente: quella che Dante ha sempre nutrito nei confronti dell’avidità e della sete di ricchezza. Il trasferimento di commercianti e artigiani dal contado a Firenze è dunque visto come una conseguenza della fame di denaro, e perciò giudicato negativo e portatore di corruzione in una città che secondo la sua visione un tempo era stata pura e incontaminata”.
“Fare un parallelo tra lo spostamento di qualche centinaio di persone dalle colline alla città non può essere nemmeno lontanamente paragonabile con l’esodo dei profughi a bordo dei barconi nel Mediterraneo: anche questa è una forte sproporzione che indica una maniera sbagliata di leggere Dante. Non è Dante a dover arrivare nel 2015, siamo noi a dover tornare indietro e scoprire il Dante del suo tempo, con i valori eterni che promuove”.
Ma forse l’immagine di chi è mosso solo da una visione egoistica delle cose, “dall’avidità e dalla sete di ricchezza” si addice proprio ai teorici razzisti di casa nostra.
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