LA CASA DELLE LIBERTA’: CHI VUOLE LA PATRIMONIALE E CHI RESTITUIRE L’IMU, CHI RAFFORZARE L’EURO E CHI IL RITORNO DELLA LIRA
CHI PROPONE LA VENDITA DELL’ORO E CHI ABOLISCE IL MOTORE A SCOPPIO… VIAGGIO NEL PDL DOVE OGNUNO PUO’ DIRE TUTTO E L’INCONTRARIO DI TUTTO
“Tutti i lavori precari devono diventare a tempo indeterminato. A chi spaccia la manomissione dell’articolo 18 come necessaria per attrarre investitori stranieri, basta far presente che parliamo di persone. Persone che che vivono con stipendi da miseria”.
Stralci del programma di Rivoluzione Civile? Non esattamente.
Una delle più strenue difese dell’articolo 18, a sorpresa, arriva dallo schieramento opposto.
Dal programma de “La Destra” di Storace, terzo partito in ordine di grandezza del rassemblement a guida belrusconiana.
Solo una delle tante piccole contraddizioni che animano la strana e variopinta coalizione di Centrodestra.
Senza candidato premier, senza programma, e con un leader che già si prenota, primo nella storia, come ministro dell’Economia.
La “bomba” della restituzione dell’Imu, tra detrattori in casa e rivendicazioni postume di paternità sulla proposta, ha scoperchiato il pentolone.
La coalizione esiste solo sulla carta, anche perchè un programma condiviso vero e proprio, ad oggi, non esiste.
Per farsi un’idea dell’Italia di domani promessa dal Centrodestra, non resta quindi che confrontare i testi dei singoli partiti del convoglio a trazione berlusconiana: Pdl, Lega Nord, La destra, Fratelli d’Italia, i Moderati in Rivoluzione di Samorì, il Grande Sud di Miccichè e il Partito dei Pensionati.
I programmi fotocopiati.
Per Lega e Pdl il problema, si sa, non si pone. I due partiti si sono deliberatamente copiati i programmi, riga per riga, capitolo per capitolo.
Tinte blu per il Popolo della libertà , verde Padania per il Carroccio.
Saranno contenti i militanti leghisti che al terzo punto del programma si trovano quindi, nel capitolo sull’Europa, “L’accelerazione delle quattro unioni: politica, economica, bancaria e fiscale”.
Alla faccia del federalismo.
I pensionati contro lo scalone di Maroni.
E se Berlusconi e i suoi glissano sulla questione esodati, lasciando intendere che la riforma Fornero rimarrà così com’è, qualcosa avrebbero e avranno da ridire i Pensionati, che malgrado – ad oggi – un programma ancora non ce l’abbiano, nell’ultimo testo disponibile sul sito chiedono ancora “L’abolizione dello scalone di Maroni”, l’alleato Roberto Maroni.
Buone notizie lo scalone è stato già abolito, dal centrosinistra.
Si tratta, con ogni probabilità , soltanto di un ritardo di aggiornamento nel sito, ma chissà che non finisca per disorientare l’elettorato della formazione guidata da Carlo Fatuzzo.
Addio al motore a scoppio.
E dovrà forse fare un passo indietro il Cavaliere, che nelle scorse settimane è tornato a spendere parole di grande elogio nei confronti di Sergio Marchionne e della Fiat?
I Moderati in Rivoluzione di Giamapolo Samorì, alleati in coalizione, hanno un’idea diversa per il rilancio del settore automobilistico.
E nella loro sintesi di programma, a caratteri minuscoli, annunciano che “è indispensabile vietare, entro massimo 5 anni, la commercializzazione di autovetture con motore a scoppio, favorendo la nascita di una nuova industria nel settore automobilistico impostata su motori elettrici, a idrogeno, o altre forme non inquinanti”.
“Per ogni 500 elettrica venduta, Fiat perde 14 mila dollari”, ha detto Marchionne qualche mese fa dal Salone di Parigi, spiegando tutte le sue diffidenze verso le auto di nuova generazione.
Medierà Berlusconi tra i due?
Eurodivisi.
E che dire del delicato capitolo monetario.
La destra di Storace propone “in via provvisoria la doppia circolazione monetaria: la lira per gli scambi interni e l’euro per il commercio internazionale”.
Il leader della coalizione, proclamatosi urbi et urbi “europeista coinvinto” potrebbe avere qualche perplessità .
Forza Sud, forza Nord.
E contraddizione per contraddizione, qualche – legittima – domanda se la saranno posta i militanti di Grande Sud schierati, nella corazzata berlusconiana, al fianco della Lega Nord; partito che propone, in Lombardia, che il 75% delle tasse versate restino nel Paese di partenza.
E siccome il programma di Grande Sud risulta non pervenuto, non resta che affidarsi alle criptiche parole del suo leader spirituale, Gianfranco Miccichè: “Essere presenti in coalizione con la Lega Nord è una sorta di “garanzia” per il Sud”. No aclares que oscurece, recita un vecchio adagio in Sudamerica. Detto di difficile traduzione. Qui, più prosaicamente, qualcuno direbbe: “Meglio tacere”.
Oro! Oro!
Ma il capitolo monetario non si esaurisce con il tema euro.
E’ sempre Giampiero Samorì a rispolverare un grande classico delle campagne elettorali.
La vendita delle riserve auree per un valore di 250 miliardi di euro allo scopo di abbattere lo stock di debito pubblico.
Un vecchio tabù, quello dell’oro di Stato.
Quando lo propose Prodi, nel 2007, fu l’allora Casa delle Libertà a tuonare contro l’ex commissario parlando di “saccheggio di Stato” .
Samorì in realtà torna alle origini, perchè tra i primi a mettere in campo quest’ipotesi fu nel 2004 l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, oggi alleato di coalzione. E il cerchio si chiude
Rebus patrimoniale.
Confusione piena, poi sul tema patrimoniale, vero e proprio “uomo nero” del leader della Coalizione Silvio Berlusconi, che ha ribadito in tutti gli angoli dell’etere di esservi assolutamente contrario.
Favorevoli nell’era pre Monti, oggi sia Francesco Storace sia Guido Crosetto e Giorgia Meloni non si sbilanciano più, guardandosi bene dal rievocare in campagna elettorale qualsiasi riferimento all’imposta sui patrimoni.
E il tema, va detto, è diventato impopolare anche a sinistra.
Tutti d’accordo allora? Neanche per idea.
Nel Centrodestra è ancora Samorì a rompere le uova nel paniere, proponendo “una ragionevole imposta patrimoniale sugli extra ricchi, a carico di coloro con patrimonio finanziario, mobiliare e immobiliare netto, complessivamente superiore ad euro 10.000.000”.
E Silvio, che dice?
(da “Huffington Post”)
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