LA GELMINI AMMAZZA LE SCUOLE SERALI
UNA CONQUISTA DEGLI ANNI SETTANTA CHE PERMETTEVA DI DARE ISTRUZIONE A CHI DI GIORNO LAVORAVA VIENE ORA PESANTEMENTE TAGLIATA….SE I POVERI RESTANO IGNORANTI E’ FORSE MEGLIO?
Il governo continua a tagliare sull’istruzione e questa volta, sotto la scure del ministro Gelmini finiscono i corsi serali delle scuole secondarie superiori.
Dall’anno scolastico 2011/2012 infatti le prime, le seconde, le terze e alcune quarte verranno abolite lasciando così progressivamente morire uno dei diritti sociali, quello allo studio, garantito dall’articolo 34 della nostra Costituzione.
Un provvedimento lasciato ambiguamente alla discrezione dei singoli uffici scolastici regionali, che possono, a seconda delle risorse, decidere di chiedere o meno l’eliminazione delle classi.
Al momento, a farne le spese sono proprio quelle regioni dove i corsi serali hanno svolto nel passato e tuttora svolgono una funzione sociale significativa soprattutto per l’integrazione degli stranieri extracomunitari.
Puglia e Sardegna in primis, ma anche Campania, Marche, Liguria, Emilia Romagna si sono adeguate alle indicazioni ministeriali, ma la sensazione è che presto molte altre regioni si aggiungeranno.
Nonostante le manifestazioni, i cortei, le proteste e i gruppi su facebook il silenzio sulla vicenda è assordante e al tempo stesso eloquente.
E’ trascorso, infatti, più di un mese da quando la professoressa Maria Tattoli, docente da più di venticinque anni nei corsi serali all’Istituto Righi di Cerignola in provincia di Foggia, ha denunciato quanto si stava verificando nella sua regione.
Il 26 maggio il dirigente scolastico del Righi ha ricevuto una mail dall’ufficio scolastico provinciale nella quale si invitava l’istituto a verificare, sull’apposito sistema intranet denominato Sidi, le classi autorizzate per l’anno scolastico 2011/2012. Da qui l’amara scoperta.
Niente più prime e seconde classi, che qui sono accorpate, e neanche terze e quarte.
«Per l’anno prossimo avevamo già 28 iscritti al monoennio (biennio), mi sono impegnata per tre mesi, con incontri, manifesti, passaparola, cercando persone che avevano abbandonato gli studi e ora con questi tagli tutto è svanito, ma non mi arrendo», dice Tattoli, che ha iniziato la sua battaglia riuscendo a ottenere dal direttore regionale dell’ufficio scolastico una classe, la quarta che quanto meno consentirà a diversi studenti di chiudere il ciclo scolastico.
Nel frattempo, dal Csa (centro servizi amministrativi) di Foggia, si giustificano così: «Si è deciso di adottare questo criterio per non penalizzare i corsi antimeridiani, in vista della necessità di tagliare 159 classi».
Dalla Puglia alla Sardegna i problemi sono gli stessi.
Tiziana Sanna, segretario provinciale di Cagliari per la Flc-Cgil, da un mese sta conducendo una campagna di sensibilizzazione sulla questione: «Io mi sono diplomata grazie ai corsi serali statali, posso quindi testimoniare quanto sia importante questo strumento nel nostro territorio e vederlo andare in fumo è per me motivo di sconforto. Si vuole delegare agli istituti privati le funzioni di questo tipo di istruzione, il che significherebbe l’impossibilità di accesso per la maggior parte delle persone. Sono più di tre anni che si cerca di smembrare la scuola serale, le prime già non esistono più e già dall’anno prossimo spariranno 47 classi, praticamente tutta l’offerta formativa. Cagliari si è mobilitata ma devo dire con la totale assenza del governo regionale e delle istituzioni. Ora abbiamo la manifestazione del 12 luglio a Monte Claro. In quell’occasione è previsto un incontro con la provincia, i sindacati, i sindaci e la regione».
Anche il segretario provinciale dello Snals di Cagliari Angelo Concas si è schierato contro i tagli: «La nostra posizione è molto critica, i docenti dei corsi serali avevano già fatto affidamento sui corsi del prossimo anno e ora con questi tagli si ritroveranno a spasso. Noi abbiamo segnalato la cosa alla segreteria nazionale che dovrà insistere con il ministero per risolvere la questione».
Sull’isola le esperienze positive di questi corsi sono moltissime. In provincia di Olbia Tempio, a Oschiri, paese di quattromila abitanti, l’istituto professionale Ipia(istituto professionale industria e artigianato) ha portato al diploma numerosi studenti lavoratori.
Annarita Coccu, collaboratrice scolastica, 51 anni, ne è un esempio. La signora ha conseguito quest’anno il diploma che le consentirà di poter accedere a funzioni lavorative di fascia più alta.
«Dividersi tra il lavoro, la famiglia e lo studio è stato un grandissimo sacrificio; però, la soddisfazione del diploma mi ha ripagato di tutte le fatiche. Mi dispiace moltissimo per il futuro di questi corsi. All’Istituto c’è preoccupazione per questi tagli. Molti dei docenti infatti rischiano il posto l’anno prossimo. Sono tutti insegnanti che fanno i salti mortali e macinano chilometri per venire a insegnare qui. Sarebbe davvero una beffa per il nostro paese»
Per Stefano D’Errico, segretario nazionale di Unicobas, i tagli del ministero ai corsi serali sono inaccettabili: «Questa volta non stiamo parlando di un ridimensionamento, ma di un meccanismo teso a eliminare uno strumento educativo a disposizione di chi è stato meno fortunato e non ha avuto la possibilità di continuare il proprio percorso scolastico per vari motivi. Senza considerare il fatto che il 45 per cento degli studenti di questi corsi sono extracomunitari. Togliere la possibilità agli stranieri di imparare l’italiano sa molto di provvedimento teleguidato dalla Lega».
Nel frattempo, al ministero dell’istruzione si è svolto in queste ore un incontro tra parti sindacali e dirigenti del personale del ministero.
Alla domanda sui tagli ai corsi serali il ministero ha evitato di rispondere, rinviando i chiarimenti alla prossima settimana.
Davide Mosca
(da L’Espresso“)
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