LA GRANDE CARICA DEI PARACADUTATI: AL SUD IL 20% DEGLI ELEGGIBILI ARRIVA DA ALTRE REGIONI
SU CIRCA 190 PARLAMENTARI CHE SARANNO ELETTI NEL MERIDIONE OLTRE 40 NON HANNO NULLA A CHE CON I COLLEGI IN CUI VENGONO PRESENTATI
«Non conosco bene il territorio, ma conosco l’Abruzzo perché mio nonno era di Amatrice», disse Claudio Lotito, candidato del centrodestra in Molise, mentre la neo forzista Rita Dalla Chiesa in Puglia postava la foto di Giovinazzo scambiandola per quella di Molfetta e l’azzurra Michela Vittoria Brambilla da Lecco metteva per la prima volta piede a Gela stringendo la mano al sindaco e assicurando che «si occuperà adesso del territorio gelese».
Basterebbero queste scenette, chiamiamole così, per descrivere come i partiti abbiamo trattato il Mezzogiorno in questo voto per il rinnovo del Parlamento. Un grande bacino di consensi e nulla più.
Non a caso nella campagna elettorale da Roma in giù si è discusso più di queste figure fatte da candidati che evidentemente non conoscono nemmeno i territori dove sono stati imposti dalle segreterie, che di programmi veri per ridurre il divario Nord-Sud.
Ad eccezione dei soliti temi che saltano fuori a ogni elezione da almeno trent’anni: il Ponte sullo Stretto, gli aiuti a chi non lavora, l’autonomia differenziata che piace a Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna con annessi governatori di Forza Italia, Lega e Pd.
Per il resto, come sottolineano economisti e imprenditori che lavorano in queste regioni economicamente e socialmente depresse, il Sud «è scomparso da ogni vera agenda politica» ed «è considerato soltanto come corpo elettorale utile ad eleggere classi dirigenti che vivono altrove».
Una cosa è fuor di dubbio: il fenomeno dei paracadutati riguarda quasi tutti i principali partiti e vede soprattutto le regioni meridionali “subire” queste scelte.
L’Espresso ha fatto i conti: sui circa 190 tra senatori e deputati che verranno eletti nelle regioni del Mezzogiorno, 32 candidati in posizione blindata ed eleggibile provengono da altre parti del Paese e non hanno nulla a che fare con i collegi in questione.
E se a questa cifra si aggiungono come è normale anche i leader nazionali candidati come capilista a macchia di leopardo nei vari collegi meridionali, e che quindi per il complesso meccanismo di ripartizione dei seggi potrebbero essere poi eletti al Sud, significa che il venti per cento dei volti eleggibili nel Meridione è stato paracadutato da altre regioni.
Non a caso in queste settimane in diverse città del Mezzogiorno si sta assistendo a scene surreali di candidati che stanno “scoprendo” come in una vacanza territori a loro sconosciuti o quasi: così capita di vedere Michela Vittoria Brambilla da Lecco arrivare nel profondo Sud a Gela e stringere la mano a un sindaco che non ha mai visto in vita sua, oppure Bobo Craxi aggirarsi per Palermo dove il centrosinistra lo candida all’uninominale perché «questo collegio spettava ai socialisti», facendosi fare foto per le stradine del centro quasi come un turista a passeggio che scopre la città.
Un po’ come il fiorentino leghista Alberto Bagnai in giro a Chieti come candidato nell’uninominale al Senato in Abruzzo o l’ex presidente di Palazzo Madama Maria Elisabetta Casellati, che accompagnata a Potenza dal forzista Nitto Palma ai giornali locali ha rilasciato la sua prima dichiarazione da candidata in Basilicata: «Sono felice». E ci mancherebbe, verrebbe da aggiungere.
In Campania il Pd ha fatto cadere dall’alto i ministri Dario Franceschini da Ferrara e Roberto Speranza da Potenza, il partito di Di Maio ha lanciato Davide Crippa da Novara, Forza Italia la compagna di Berlusconi, Marta Fascina, che è stata candidata anche a Marsala per sicurezza (di essere eletta).
E sempre sotto il Vesuvio sono candidati la bolognese Anna Maria Bernini per Forza Italia, il toscano Marcello Pera per Fratelli d’Italia, l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso (lombarda) per i dem e il triestino Stefano Patuanelli per il Movimento 5 stelle.
In Puglia Forza Italia punta forte su Rita Dalla Chiesa e sulla milanesissima Licia Ronzulli, ma il segretario dei dem Enrico Letta nella terra di Michele Emiliano piazza in posizione blindata anche il suo braccio destro Antonio Misiani da Bergamo.
In Sicilia va in scena la sfida a distanza tra i fratelli Craxi, con Bobo a Palermo per il centrosinistra e Stefania a Caltanissetta per il centrodestra, mentre la ligure Annamaria Furlan, ex segretaria della Cisl, è capolista dei dem nella circoscrizione Sicilia Occidentale al Senato.
Il Terzo Polo candida Maria Elena Boschi in Calabria, Matteo Renzi ed Ettore Rosato da Trieste in Campania e la mantovana Elena Bonetti in Sardegna. Un Sud accogliente e morbido per chi atterra da altre parti del Paese in collegi e posizioni blindate.
Ma a fronte di questo record di paracadutati, il tema Mezzogiorno è scomparso dalla campagna elettorale e gli imprenditori assistono perplessi al tour di candidati semisconosciuti.
(da L’Espresso)
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