LA GRANDE FUGA DA LONDRA: ANCHE I LLOYD’S OF LONDON PRONTI A TRASFERIRSI A BRUXELLES O LUSSEMBURGO
MA MOLTE ALTRE AZIENDE LI SEGUIRANNO
Il colosso assicurativo Lloyd’s of London è pronto a traslocare da Londra. È il primo segnale del grande esodo che interesserà una parte consistente del mondo finanziario, bancario e assicurativo alla luce dell’avvio della Brexit.
Bruxelles o Lussemburgo? In lizza per accogliere lo spostamento di parte delle attività in Europa di Llyod’s sono in due, ma la concorrenza, secondo quanto spiegano alcuni quotidiani stranieri come il belga Le Soir, è stata agguerrita fino all’ultimo e ha visto in campo città del calibro di Dublino, Francoforte, Parigi e La Valletta.
La scelta definitiva sarà comunicata questa sera, ma il dato è palese: il mito di Londra come capitale europea della finanza e dell’economia è già in caduta libera. E ora sono tutti pronti a raccogliere un’eredità che vale tantissimo.
Il trasferimento di Llyod’s sarà solo il primo di una serie che si preannuncia lunga e che interesserà anche il mondo bancario.
Hbos si accinge, infatti, a trasferire circa mille dipendenti a Parigi e, soprattutto, un quinto dei ricavi del trading generato nel Regno Unito nel giro di due anni.
Si muoverà anche Ubs, che riunirà a Francoforte una parte consistente della sua attività di gestione patrimoniale.
In subbuglio sono anche le banche inglese, piccole e grandi.
A ottobre scorso il capo della British Bankers’ Association, Anthony Browne, l’ha detto chiaramente: “Le loro mani sono sul pulsante del trasloco”.
Con la “hard Brexit”, infatti, Londra perderà il diritto di vendere servizi e prodotti finanziari all’Europa senza il pagamento di dazi e tariffe doganali. Un giro d’affari che rappresenta attualmente il 20% del fatturato della City e che ora rischia di azzerarsi.
Anche l’Italia proverà a giocare la sua partita, provando ad attrarre investimenti e capitali stranieri dalla City.
I piani allo studio vanno dallo sconto fiscale sui fondi di investimento, alla flat tax per attrarre i Paperoni stranieri, fino alla candidatura italiana per trasferire a Milano una delle più ambite sedi delle agenzie europee di base a Londra, l’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema).
Ed è proprio il capoluogo lombardo il luogo deputato a captare chi sceglierà di lasciare Londra. Si guarda “non tanto a Roma, ma a Milano che abbiamo lanciato come possibile hub finanziario europeo, ha spiegato Il capo segreteria del Mef, Fabrizio Pagani, presentando la flat tax.
L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue si accinge, quindi, a sconvolgere il puzzle della ricchezza europea.
E i riflessi economici si intrecciano con quelli politici, come nel caso della Germania, ora decisamente “più dura” sulla Brexit, come titola il Financial Times.
Un irrigidimento che potrebbe mettere fortemente in bilico gli auspici di Londra che contava in una posizione di Berlino più morbida facendo leva sulla lobby dell’auto tedesca che è molto preoccupata per un possibile calo delle vendite e degli investimenti nel Regno Unito.
L’aria che tira in Germania si è fatta più tesa sulla Brexit e incidere in questo cambio di passo della Cancelleria sono molti fattori, dall’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti alla candidatura di Martin Schulz.
Prima Merkel auspicava che Londra restasse “il più vicino possibile” all’Unione europea. Ora, al contrario, sposa la linea della Commissione Ue, che “insiste – scrive Ft – sul fatto che i termini dell’uscita della Gran Bretagna siano negoziati prima che inizino i colloqui su qualsiasi altro tipo di relazione tra Londra e l’Unione europea. Il punto di vista della Merkel è che un accordo sulla Brexit venga siglato in via di principio, fuori del negoziato ufficiale, prima che possano essere discussi altri tipi di accordi”.
La posizione della Merkel, tra l’altro, è pienamente condivisa dai “falchi” di Berlino, a iniziare dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che non è disposto a concedere sconti a Londra.
“Qualsiasi intesa sull’articolo 50 (l’articolo che sancisce il divorzio dall’Ue ndr) – ha dichiarato Schaeuble – dovrà includere l’assicurazione da parte della Gran Bretagna che onorerà gli impegni finanziari che ha preso come stato membro dell’Ue”.
(da “Huffingtonpost”)
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