LA MAMMA DI MATILDE AI GIOVANI: “DOVETE VOLERVI BENE”
“STAVA FACENDO QUELLO CHE AMAVA: SCIARE SI AVVICINA A DIPINGERE PERCHE’ SI LASCIA SEMPRE UNA TRACCIA”
All’entrata della chiesa di San Lorenzo c’è una fotografia: ritrae di profilo una ragazza di 19 anni, con alle spalle le luci di un tramonto. È “Matildina” e oggi è il giorno del suo ultimo saluto.
La giovane promessa dello sci azzurro è caduta lo scorso 28 ottobre durante un allenamento, sul ghiacciaio della Val Senales. Stava facendo quello che amava. «Sciare – diceva Matilde Lorenzi – si avvicina a dipingere perché si lascia sempre una traccia».
Un’intera comunità si stringe a Giaveno
Questa mattina a Giaveno, ai piedi delle montagne della Val Sangone, un paese a cinquanta chilometri da Torino, si stringono tutte le persone che con la diciannovenne condividevano una vita. In prima fila la famiglia: mamma Elena, papà Adolfo, i fratelli Matteo, Giosuè e Lucrezia. La nonna materna Rosina: «Il signore ci ha portato via una meraviglia». Poi il fidanzato, Federico Tomasoni. Gli amici, i compagni di scuola, i colleghi di allenamento. È una folla silenziosa, straziata dal dolore.
Le istituzioni presenti al funerale
Ci sono il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti. Con la fascia tricolore il sindaco di Giaveno, Stefano Olocco. Presenti anche il generale e sottocapo di Stato maggiore dell’esercito Salvatore Camporeale e il generale di divisione Michele Risi, comandante delle truppe alpine. Su un cuscino, accanto alla bara, il cappello da alpina di Matilde. Per la Regione Piemonte c’è il presidente del consiglio Davide Nicco.
Il ricordo dello Sci Club Sestiere
A celebrare i funerali monsignor Alessandro Giraudo, vescovo ausiliario di Torino. Il primo discorso dello Sci Club Sestiere: «Ci piace pensare di essere una grande famiglia. La piccola Mati ha seguito la Titti: la dovevi andare a cercare quando doveva partire per una gara, lei era quella che faceva le formine con la neve e poi saliva sul podio. Adesso la piccola Mati era diventata la grande Mati e noi l’abbiamo vista crescere con ammirazione. Siamo increduli».
(da La Stampa)
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