“LA MINETTI E’ SEMPRE MEGLIO DI LA RUSSA”: LA MILANO DEI COLONNELLI EX AN
BARBARA CIABO’, PER DIECI ANNI CONSIGLIERE COMUNALE DI MILANO, SCOPERCHIO’ L’AFFITTOPOLI MENEGHINA: “I LA RUSSA PENSANO SEMPRE DI VIVERE A PATERNO’, SONO I PADRI PADRONI DELLA DESTRA MILANESE”
Barbara Ciabò, per dieci anni consigliere comunale a Palazzo Marino, due volte presidente della commissione demanio e casa del Comune di Milano, ha scoperchiato il vaso di Pandora delle Affittopoli meneghine.
E questa destra che ora si sgretola all’ombra della Madonnina la conosce bene: è passata dall’Msi a Futuro e libertà , transitando per An e La Destra di Storace (“esperienza esilarante, tra Storace e Bontempo con i panini alla mortadella e le borse da 20 mila euro della Santanchè”).
L’Msi a Milano voleva dire La Russa…
Arrivai a Milano da Roma nel 1997, già c’era An. Gino Maceratini, il senatore, conosceva mio padre e mi disse: “Vai a Milano, ma non stare tanto vicino a La Russa…”. Noi eravamo quelli del manifesto “Almirante noi ti possiamo guardare negli occhi”. Eravamo per il merito, per l’onestà , per la trasparenza. Eravamo quelli delle monetine all’hotel Raphael. Il problema è che la base non aveva capito che c’era un gruppo dirigente di basso profilo. Almirante credo lo sapesse e anche Tatarella. Noi no.
Parla dei colonnelli?
La Russa, Gasparri, Matteoli hanno rappresentato per noi una grandissima delusione. Io non ho mai fatto parte della corrente di Ignazio, anzi abbiamo avuto più volte scontri accesi. Lui era il padre padrone del partito a Milano, io sono sempre stata più vicina a Fini. Non mi riconoscevo nel potere larussiano.
Dove si vedeva il potere larussiano?
Loro hanno sempre pensato di vivere a Paternò. C’era un momento in cui tutta la famiglia era nelle istituzioni: i fratelli e perfino i nipoti nei consigli di zona. E le nomine negli enti erano di persone nate a Paternò. Il call center della regione Lombardia non viene aperto a Milano, ma a Paternò! Questo atteggiamento di occupazione è stato molto criticato. Ma chi alzava la voce, doveva andarsene.
E il sindaco Moratti?
Letizia Moratti si è piegata alle logiche dei partiti, al Pdl, a Cl, alla Lega. Altrimenti non avrebbe potuto governare.
Lei era in consiglio comunale con Albertini: che pensa della sua eventuale candidatura?
Lo considero una persona capace. Ma se Formigoni e La Russa lo appoggiano e perfino la Lega ci sta pensando, allora credo che sia una candidatura di mantenimento del sistema di potere. Se pensa di ricandidarsi come garante dei vecchi poteri, la gente non lo seguirà .
Daniela Santanchè?
Speriamo che Sallusti non vada a San Vittore, perchè già mi vedo il gazebo griffato di Daniela. Ignazio dice che di politica non ci capisce nulla e ha ragione, ma è una brava pubblicitaria. In fondo, fa costume. Io la salvo.
Anche il voltafaccia su Berlusconi?
Questa cosa se la porterà sempre dietro.
A proposito di donne. Com’era l’ambiente a Milano?
La vita delle donne in An non è stata semplice, poche hanno fatto carriera: in An hanno una concezione maschilista, noi facevamo la bassa manovalanza. Romano La Russa per esempio aveva un approccio tutto suo: mi ricordo gli schiaffi che diede a Silvia Ferretto in Regione, e anche quelli a Roberta Angelilli al Parlamento europeo. Una concezione delle donne un po’ particolare, che poi Berlusconi ha ribaltato completamente. Diciamo che l’idea della destra di allora è che la donna dovesse stare a casa a fare la calza.
Con B siamo passati dalla calza alle calze autoreggenti, conferma del maschilismo: e comunque questa classe politica di veline, di ballerine, di Minetti è perfino meglio della classe politica maschile, dhe ruba e compra i voti dalla ‘ndrangheta.
Tomaso Staiti di Cuddia ci ha detto che lei sapeva che Sara Giudice avrebbe preso voti dai calabresi.
Sono stata per dieci anni la presidente della Commissione casa. Quindi conoscevo tante persone che incontravo. Mi avevano informato che a Lorenteggio e Giambellino c’erano interi palazzi che avevano deciso di votare per Sara Giudice. Un po’ strano era, ma non avevo elementi per dire che si trattasse di voto di scambio.
Gianni Barbacetto e Silvia Truzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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