LA STRAGE DEI CANI DA CACCIA: DIETRO L’AUMENTO IMPROVVISO DEGLI INCIDENTI MORTALI, IL RISARCIMENTO ASSICURATIVO?
ANCHE FEDERCACCIA PARLA DI CIFRE INSOLITE: 2.500 CANI MORTI DURANTE LE BATTUTE, 2.000 FERIMENTI E 900 CASI DI DANNI A PERSONE O COSE….IL TIMORE E’ CHE SIA QUALCHE CACCIATORE A UCCIDERE O FERIRE IL PROPRIO CANE: LA STRANA COINCIDENZA CON LA NUOVA POLIZZA ASSICURATIVA CHE RISARCISCE FINO A 1.800 EURO
Il fedele amico dell’uomo tradito proprio dall’uomo?
Comincia a essere qualcosa di più di una semplice domanda: i cani che restano uccisi o feriti durante le battute di caccia, nell’ultimo anno, sono diventati troppo numerosi per non destare sospetti.
Una ecatombe.
Le stime di Federcaccia, l’associazione che rappresenta 350.000 dei 750.000 cacciatori italiani, parlano di cifre preoccupanti e immotivate, rispetto agli anni scorsi.
Ben 2.500 cani morti durante le battute di caccia (soprattutto al cinghiale), circa 2.000 ferimenti e quasi 900 casi di danni provocate a persone o cose.
Il tutto bollato ufficialmente come “incidente”, con tanto di firma apposta dal veterinario che certifica il fatto accaduto.
Ma gli incidenti hanno avuto un’incidenza talmente esponenziale che ora qualcuno vuole vederci chiaro, chiedendo delle verifiche.
Il timore è che siano gli stessi cacciatori a uccidere o ferire per soldi il proprio fedele compagno per ottenere un risarcimento, o che si faccia passare una morte naturale per una derivata da una battura di caccia.
II sospetto deriva da una strana coincidenza, ovvero dalla stipula della nuova polizza assicurativa per il 2010 che Federcaccia ha sottoscritto con Ina-Assitalia e Assimoco.
L’assicurazione prevede per la prima volta infatti un risarcimento per la morte del cane che può arrivare fino a 1.800 euro, nella versione Silver (90 euro annui) e Gold (130 euro).
Che dietro questo fenomeno ci sia la mano di qualche cacciatore pronto a tutto e che agisca con la connivenza di qualche veterinario e solo un’ipotesi, ma la coincidenza con la nuova polizza altamente remunerativa, induce a più di un sospetto.
Sarebbe opportuno che gli stessi cacciatori onesti, proprio per evitare che la categoria venga criminalizzata per intero, denunciassero episodi di tal genere di cui venissero a conoscenza.
Poichè non è possibile che improvvisamente si moltiplichino morti e feriti durante le battute, è evidente che qualcosa di poco chiaro c’è.
Esistendo delle sacche di ignoranza e di egoismo economico in tante categorie, non certo solo tra i cacciatori, è opportuno che, nello specifico, i cani vecchi o malati vengano tutelati da esecuzioni a fini a lucro.
E che, se vi sono connivenze tra professionisti compiacenti, esse vengano colpite alla radice senza remore.
La civiltà di un Paese passa anche attraverso il rispetto degli animali, concetto che per troppi anni l’Italia ha dimenticato.
Siamo indietro sotto tanti aspetti, dalla gestione dei canili comunali alla emanazione di leggi più severe, da una cultura animalista alla lotta all’abbandono.
Non è il caso di farci conoscere nel mondo per aspetti di cui dovremmo vergognarci.
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