LA STRATEGIA DELL’ETERNO SECONDO: COME MARONI PUNTA AL VERTICE, A VERONA DIVORZIO DAL PDL
LE ELEZIONI SCALIGERE IN SOLITARIA PRIMA TAPPA DEL PIANO… NONOSTANTE LO STATUTO, IL RINNOVO DELLE CARICHE INTERNE NON SI TIENE DA DIECI ANNI
“Movimento di liberazione del capo”. Non è più un sussurro, nella truppa maroniana lo slogan passa di sezione in sezione, significa che adesso Bobo e i suoi amici non nascondono più la strategia che nei loro piani li dovrebbe portare a prendersi il partito. Non contro Bossi (quantomeno non ancora), ma nonostante Bossi: la scommessa è liberarlo dai “quattro stronzi”, come ha detto ieri in un’intervista il parlamentare Gianluca Pini, che lo terrebbero in ostaggio approfittando della sua stanchezza.
Nel mirino ci sono sempre loro: i famigli, quelli della Lega di Gemonio che impedirebbero al segretario federale di governare la Lega in modo democratico nascondendogli la realtà .
Certo, l’Umberto ci mette del suo, con quella sua insistenza, già denunciata da Maroni, sulla successione dinastica che prima o poi dovrebbe incoronare Renzo Bossi leader di una Lega finalmente normalizzata.
Più poi che prima: l’operazione richiede tempo, ed è per questo che nel fronte maroniano la parola d’ordine è rompere gli indugi.
Dunque, liberare Bossi dai famigli, ma se sarà necessario – se non dovesse reggere la tregua offerta dall’Umberto a Bobo dopo il divieto a tenere comizi – partirà appunto un “movimento di liberazione dal capo”.
Il crocevia di tutto è Verona, dove in primavera si vota per le comunali. Il sindaco leghista, il supermaroniano Flavio Tosi, è deciso a ripresentarsi, ma con una differenza fondamentale rispetto a cinque anni fa.
Vale a dire senza il Pdl. E, ovviamente, con quella lista civica del sindaco che già nel 2007 aveva ottenuto addirittura più voti della Lega.
Il segretario del Veneto, il bossiano Gian Paolo Gobbo, ha già detto che di quella lista lui non vuole neppure sentire parlare.
Ma Tosi ignora quel diktat e va avanti come un treno, certo di poter attrarre consensi ben oltre il recinto leghista (e con un’inedita attenzione anche per il Terzo Polo).
Che vada così – basta con il Pdl e di nuovo la lista civica invisa ai bossiani – non è un’ipotesi, è una certezza. È la tessera-regina di un disegno più vasto.
Che ha come regista proprio Maroni: non per nulla una decina d giorni fa l’ex ministro si è fiondato a Verona per perfezionare il piano insieme al suo colonnello. Insomma, per mettere un macigno sull’alleanza con Berlusconi, bisogna approfittare di questa tornata amministrativa e, fatte salve le tre Regioni del Nord dove i due partiti governano in tandem, è assolutamente necessario tentare uno strappo.
Verona è il Comune più importante amministrato dal Carroccio, Tosi un leghista vicinissimo a Maroni: se riuscisse a rivincere senza il Pdl, gli diventerebbe molto più agevole dare la scalata al vertice della Liga veneta.
Candidandosi ufficialmente a segretario, sull’onda di un fortissimo, e già calcolato, pronunciamento della mitica base che, dalla Lombardia al Veneto, è già mobilitata dagli stati maggiori maroniani su una parola d’ordine: congressi subito.
Eccolo, il doppio binario: farla finita con Berlusconi e cambiare la leadership della Lega.
Si comincia dal basso: Verona, poi l’intero Veneto, poi la Lombardia.
E alla fine, il congresso federale.
Che non si tiene dal 2002, mentre anche quelli regionali hanno abbondantemente superato il limite s tatutario dei tre anni. «Bossi e i suoi pretoriani – spiega un ultrà maroniano – li tirano in lungo perchè sanno che celebrarli significherebbe la loro fine.
E siccome tra un po’ si vota, e con questa legge elettorale, vogliono lasciare tutto com’è per fare pulizia etnica al momento di compilare le liste: così ci fanno fuori tutti».
E anche questo spiega l’accelerazione in corso sulla strada dei congressi: alle elezioni politiche i maroniani vogliono arrivare dopo aver vinto la battaglia per la leadership nella Lega, altrimenti è finita.
Rodolfo Sala
(da “La Repubblica”)
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