L’ASSASSINO DI FERMO TORNA IN LIBERTA’ DOPO APPENA NOVE MESI, NONOSTANTE UNA CONDANNA A 4 ANNI
MANCINI ERA GIA’ AGLI ARRESTI DOMICILIARI, RESTA SOLO L’OBBLIGO DI FIRMA, ALLA FINE HA SCONTATO IN CARCERE SOLO 4 MESI
Torna libero Amedeo Mancini, l’ultrà della Fermana accusato per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, il migrante nigeriano deceduto a Fermo dopo una violenta lite per strada il 5 luglio dello scorso anno, scoppiata perchè Mancini aveva gridato ‘scimmia’ alla compagna di Emmanuel, Chyniere.
Il Gip del tribunale di Fermo Maria Grazia Leopardi ha revocato gli arresti domiciliari e rimesso in libertà Mancini, 40enne, che lo scorso 18 gennaio ha patteggiato la pena di 4 anni davanti al gip di Fermo Maria Grazia Leopardi.
L’uomo era stato arrestato nel luglio 2016 con l’accusa di omicidio. Per Mancini resta solo l’obbligo di firma giornaliera presso i carabinieri.
Delle tre aggravanti contestate a Mancini era stata ritenuta insussistente quella dei motivi abietti e futili, mentre è stata mantenuta quella razziale, anche se con una rilevanza concreta “poco più che simbolica” (tesi giuridica originale).
“Pur potendo comportare un aumento di pena fino a cinque anni – avevano spiegato infatti i legali – l’incremento concordato era stato di soli tre mesi”.
Riconosciuta a Mancini l’attenuante della provocazione, per la quale “è stata applicata – avevano reso noto ancora i difensori – la riduzione della pena nella massima estensione possibile, pari a tre anni e cinque mesi”.
La provocazione quindi sarebbe stata non quella di aver insultato la moglie di Emmanuel, ma la reazione della vittima.
Mancini aveva trascorso in carcere il periodo successivo all’arresto, fino ad ottobre e vi era rimasto anche diversi giorni dopo che gli erano stati concessi gli arresti domiciliari, perchè non si riusciva a trovare un braccialetto elettronico.
Godeva del permesso di recarsi al lavoro nei campi. Il gip, tenendo conto del buon comportamento tenuto dall’uomo in carcere e dopo, ha ritenuto maturi i tempi per il rilascio.
“Amedeo Mancini attenderà da libero il 28 novembre il verdetto della Cassazione, che dirà se l’aggravante ‘razziale’ sia compatibile o meno con la riconosciuta attenuante della provocazione”, hanno spiegato gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, commentando la revoca degli arresti domiciliari.
“Qualunque sia la decisione, essa comunque non determinerà alcuna diminuzione della pena patteggiata a quattro anni”, sottolineano i legali.
“Potrà però avere importanza sul piano generico e giuridico, alla luce della motivazione con cui la sentenza del giudice concordò con il riconoscimento della provocazione, con la massima diminuzione di pena possibile”.
Dopo la decisione della Cassazione Mancini si rivolgerà al Tribunale di Sorveglianza che, “se lo riterrà meritevole, potrà consentirgli di scontare la pena residua sotto forma di affidamento in prova ai servizi sociali”.
Viene così sancito che si può insultare una donna e, qualora il marito reagisca, ammazzarlo a pugni. Con 4 mesi di carcere e 6 di arresti domiciliari con possibilità di recarvi al lavoro, ve la cavate.
A una condizione: che la vittima sia un profugo e che voi siate razzisti.
Questa è la giustizia italiana.
(da agenzie)
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