L’ASSEMBLEA DEI DEPUTATI PDL, PASSO VERSO IL CAOS ASSOLUTO
SENZA BERLUSCONI NEL PARTITO NON SI VEDE FUTURO… OVAZIONE PER CICCHITTO: “SONO STANCO DI CONOSCERE LE STRATEGIE DEL PDL DA “IL GIORNALE”
Ritratto schizofrenico di partito in un interno.
Sala intitolata a Lucio Colletti buonanima, filosofo marxista poi berlusconiano. A Montecitorio.
Colto dall’ennesimo raptus laicista e modernista, il gigante Giancarlo Galan si lancia in un’invettiva a favore degli Ogm, dei matrimoni omosessuali e delle adozioni alle coppie gay. Silenzio.
Il velo dell’imbarazzo è squarciato dall’urlo di un giovane deputato siciliano, cattolico del Pdl: “Ma vattene con Pannella, vai via. Tu e Capezzone iscrivetevi al Partito Radicale”.
Una deputata accanto a Galan commenta: “Questi sono drogati”.
Entrambi: Galan e il suo oppositore di Santa Madre Chiesa.
Quest’ultimo continua: “Quello di Galan è un partito che non arriva nemmeno al 2 per cento”.
Le 13 di ieri alla Camera.
L’assemblea dei deputati del Pdl, un centinaio scarso, è l’appuntamento del giorno. Un ex ministro di B., che si mantiene defilato e preferisce non intervenire nella riunione, confida subito dopo: “Quest’assemblea è un ulteriore passo verso il disordine, il caos assoluto”.
Tradotto: gli enormi guai giudiziari del Cavaliere, i falchi che vogliono le urne, le colombe governative che frenano, la Pitonessa Santanchè che sogna la vicepresidenza della Camera, il ritorno a Forza Italia, persino le ambizioni di Raffaele Fitto, democristiano pugliese del Pdl che rivendica uno strapuntino tra Alfano (colomba) e la Santanchè .
Ma il mattatore indiscusso è un signore coi ricci imbiancati e l’ossessione perenne del giustizialismo. Un ex socialista. Al secolo Fabrizio Cicchitto.
Quanto finisce di parlare la sala Colletti di Montecitorio è scossa da un boato. Più di un’ovazione.
Tutti a battere le mani.
Cicchitto, e non è la prima volta, fustiga con pignoleria da Prima Repubblica la linea dei falchi Santanchè, Brunetta, Capezzone e Verdini.
Quelli che vogliono sfasciare tutto, dal Pdl al governo Letta.
L’ex capogruppo del Pdl nella scorsa legislatura dipinge la Pitonessa come il vero direttore del Giornale di Sallusti, compagno della Pitonessa medesima: “Sono stanco di sapere strategie, organigrammi e cambi di nome dal Giornale. Io vengo da Forza Italia e nessuno può darmi lezioni“.
Al tavolo della presidenza, Angelino Alfano ride e scherza con la Santanchè: “Daniela è sempre colpa tua”.
A Cicchitto non piace nemmeno il ritorno a Forza Italia calato dall’alto e la retorica del partito leggero, da cedere in franchising sul territorio a manager danarosi.
Per non parlare del flop delle piccole piazze in difesa del Cavaliere perseguitato: piazza Farnese a Roma (Giuliano Ferrara e Daniela Santanchè) e Arcore (sempre la Pitonessa): “Berlusconi va protetto con almeno 300 mila persone in piazza”.
Altra ovazione, che prosegue quanto l’ex socialista del Pdl avverte: “C’è un emendamento sulla mafiosità delle promesse di voto in campagna elettorale. Se passa, ci arresteranno tutti da Roma in giù”.
Tripudio per la soffiata, non per l’autocritica.
Il boato va dritto in faccia a Renato Brunetta, capogruppo attuale del Pdl alla Camera, contro cui era già in corso una raccolta di firme dei deputati berlusconiani.
Raccolta che poi si è fermata per quieto vivere.
Stefania Prestigiacomo tenta una difesa di Brunetta: “Fabrizio non te la prendere ma con Renato va molto meglio”.
Un autorevole berlusconiano chiosa sottovoce: “Ma guarda questa. Io, la Prestigiacomo nella scorsa legislatura non riesco a ricordarmela. Non è mai venuta in aula. Anzi sì. Quando le interessava una nomina in commissione”.
Veleni, invidie, gelosie.
Il berlusconismo è sempre uguale a se stesso.
Dalle tredici alle due del pomeriggio gli interventi sono poco più di dieci. Copione scontato.
Brunetta che attacca il governo con la solita solfa (“raccordo tra ministri e Parlamento”, eccetera eccetera). Alfano che difende il governo, il minaccioso Fitto che diventa grigiamente doroteo (idem la Gelmini), la difesa d’ufficio della Santanchè bloccata dai veti del Pd per la vicepresidenza della Camera.
Il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, si lamenta per gli attacchi ricevuti sul Porcellum. Lui, su ordine del Colle, vuole cambiarlo. B. e il Pdl no.
Impossibile dare forma a questo caos.
L’ultima impennata è del redivivo Daniele Capezzone, che ha il coraggio di sviscerare il problema dei problemi. Altro che la Pitonessa.
Dice Capezzone: “A novembre Berlusconi rischia di andare in carcere per la sentenza Mediaset in Cassazione. Noi che facciamo?”.
Una questione politica ed esistenziale. Senza B., interdetto o galeotto secondo Capezzone, che fine fa il centrodestra, con annesse carriere da Porcellum dei nominati?
In un angolo, Michaela Biancofiore è l’unica con la spilletta tricolore di Forza Italia: “Se arrestano Berlusconi succede la rivoluzione”.
Questo sì, un problema serio. Il resto è caos e schizofrenia.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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