“L’ASSESSORE SCERIFFO ERA ANDATO A CERCARE PROPRIO LA VITTIMA”
LA PROCURA: “RISCHIO REITERAZIONE DEL REATO, PUO’ UCCIDERE ANCORA”… I LEGALI: “E’ STATO AMMAZZATO DA UN ASSASSINO, HA SPARATO VOLONTARIAMENTE”
L’assessore sceriffo Massimo Adriatici può uccidere ancora. Abituato a portare la pistola con sé in giro per la città, può ritrovarsi di nuovo nella stessa situazione di martedì sera davanti al Bar Ligure.
Quando ha usato la sua Beretta calibro 22 in un tentativo di difesa giudicato dalla procura eccessivo e sproporzionato, tanto da uccidere un uomo.
Il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e il pm Roberto Valli hanno per questo chiesto al gip Maria Cristina Lapi la convalida dell’arresto eseguito dai carabinieri subito dopo la tragedia, e la conferma dei domiciliari – oltre che per la possibilità di inquinamento probatorio – proprio per il rischio di reiterazione del reato.
Oggi il politico leghista affronterà l’interrogatorio di convalida davanti al giudice che poi dovrà decidere se accogliere la richiesta dei pm.
Il video della lite
Un video, estrapolato da una telecamera di sorveglianza che guarda sullo spiazzo davanti al bar Ligure, in piazza Meardi, a poca distanza dal centro storico di Voghera, mostra le fasi che porteranno alla morte di Youns El Boussettaoui, il marocchino di 39 anni colpito da un proiettile della Beretta “modello 21 H” calibro 22 del leghista. Le immagini mostrano Adriatici, avvocato di 47 anni ed ex sovrintendente di polizia, che cammina davanti al bar, e il magrebino che si avvicina. Mentre è al telefono estrae quella che potrebbe essere la pistola e la mostra – sul palmo della mano, senza impugnarla – al marocchino. Quando i due sono vicinissimi, improvvisamente El Boussettaoui sferra un pugno all’assessore che perde l’equilibrio e cade al suolo. In questo momento non sembra che la pistola spari né che l’aggressore sia raggiunto da un colpo: quando l’assessore è a terra, Youns ancora si muove, raccoglie qualcosa dall’asfalto, poi entrambi scompaiono dalla visuale della telecamera, nell’altra via. Al video si aggiunge un antefatto: i carabinieri hanno ricostruito che un quarto d’ora prima della sparatoria Adriatici aveva raccolto dal titolare del vicino bar Cervinia le lamentele su comportamenti molesti del marocchino verso i clienti, la sera precedente. E così, 24 ore dopo, secondo questa ricostruzione, Adriatici avrebbe cercato Youns tra i locali e i giardinetti della piazza.
Il momento della morte
Dovranno essere ora l’autopsia – eseguita due giorni fa – e gli esami scientifici a dover stabilire in quale momento è morto El Boussettaoui, qual è stata la traiettoria del proiettile, in che modo è partito il colpo di pistola. La procura ha sequestrato all’indagato l’arma che ha sparato e un’altra che aveva in casa. Se è l’arma quella che Adriatici estrae quando la situazione in piazza Meardi è ancora tranquilla, aveva già il colpo in canna che parte nella colluttazione, o l’assessore – ora autosospeso – scarrella e carica il proiettile quando è già a terra? Sono i quesiti su cui accusa, difesa dell’indagato e avvocati della famiglia della vittima si daranno battaglia.
Proprio i legali del padre e della sorella di Youns, gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, hanno denunciato ieri in procura il fatto di non essere stati avvisati della fissazione dell’autopsia e di non aver potuto partecipare coi propri consulenti. “Una gravissima violazione del diritto di difesa – hanno protestato – . È stato detto che non aveva famiglia, ma non è vero. Tutti i suoi parenti sono cittadini italiani”.
I legali – che hanno chiesto l’acquisizione dei video di un’altra telecamera della piazza – non credono all’ipotesi prospettata dalla procura e chiedono che si proceda per il più grave delitto di omicidio volontario.
“Youns è stato ammazzato da un assassino, senza motivo. Il video mostra da un lato un soggetto claudicante e visibilmente smagrito che si confronta a mani nude con un ex agente di polizia armato. Le sagome spariscono dietro l’angolo, Adriatici si rialza e ricompare dopo due secondi, in quel momento il colpo è già partito e non c’era nessuna aggressione”.
“Vogliamo giustizia”
“Mio fratello era malato, e noi famigliari lo seguivamo. Ma non è giusto che sia morto ammazzato, chiediamo giustizia per lui e per noi”. Così Bahija El Boussettaoui, sorella di Younus, arrivata a Voghera dalla Francia, dove vive. “Ma in Italia risiedono nostro padre, e un altro fratello, lavorano qui, siamo italiani come voi. Lui invece era cittadino del Marocco, ma aveva documenti italiani”. Era da poco stato ricoverato in una clinica di Vercelli, in regime di trattamento sanitario obbligatorio. Ma poi era scappato, “diceva che la piazza di Voghera era casa sua, lì voleva vivere”. Era tornato ai giardini di piazza Meardi, tra piccoli furti ed elemosina, un poveretto che sopravviveva, spesso ubriaco, e molti hanno raccontato dei comportamenti eccessivi e molesti. “Però, quell’uomo gli ha tirato al petto con l’intenzione di ucciderlo. È un assassino, voleva uccidere solo perché Younus era marocchino”. La donna, stravolta dal dolore e dal caldo, ha lasciato un mazzo di fiori nel punto in cui il fratello è caduto, e ha gridato “dov’è la legge? Dov’è il giudice? L’assassino è a casa sua, tranquillo. Mio fratello è morto ucciso come un cane”. Ora sappiamo anche che quell’incontro poi diventato mortale è stato cercato apposta dall’assessore Adriatici.
(da La Repubblica)
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